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La commedia “carrapipana è” svela il mistero del prof. Giuseppe Loggiolini

Illustre sommo poeta Giuseppe Loggia
ha ispirato il personaggio del prof.
Giuseppe Loggiolini nella commedia
brillante di grande successo “carrapipana è”

La commedia brillante “Carrapipana è“ dopo che è stata portata in scena al teatro comunale di Messina chiude cosi una lunga turnè iniziata il 19 maggio 2007 a Catania al Teatro Valentino. E’ stata un opera che ha riscosso un notevole successo di pubblico e di critica sempre crescente di grande valore culturale artistico e antropologico che ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti; l’autore il valguarnerese Vittorio Spampinato ha saputo creare in modo lodevole il contesto sociale e storico dell’epoca, evidenziando in molte sfaccettature colorite la condizione della donna, e della civiltà contadina ripercorrendo i primi, decenni del secolo scorso, il verismo di Verga, Capuano, Pirandello (con i proprietari terrieri, masserie, bestiame, contadini ecc..), tanto che i dirigenti e professori delle scuole medie e delle superiori hanno voluto fortemente che l’opera teatrale fosse rappresenta anche per scopi culturali e didattici ai loro studenti, più di duecento istituti scolastici di tutte le province siciliane che divertendosi hanno scoperto con meraviglia una Sicilia che non conoscevano. La figura affascinante e incantevole di Milla Millord non è più quella donna di facili costumi, ammaliatrice di uomini e rovina famiglie, ma un eroina, un personaggio positivo, onesta, vittima solamente di falsi pregiudizi del potente del luogo Don Cola Duscio e di quella società culturalmente arretrata dell’epoca. Il personaggio che ha riscosso un grande successo inaspettato è stato il misterioso affascinante e simpatico “prof. Giuseppe Loggiolini“ che fa da anello congiungente con l’opera di Martoglio ‘L’aria del Continente’ a quella di “Carrapipana è” (interpretato magistralmente dall’attore Simone Zucchi proveniente dal piccolo Teatro di Milano) che fa da segretario al Principe e illustre pittore Armand Sarter Ribalder, amico devoto di Milla Milord che vendica e riscatta con la sua arte il suo onor riabilitandola di fronte ad una società ipocrite, e tutto questo grazie all’intervento sopranaturale del prof. Loggiolini, tanto che studenti e docenti hanno chiesto nelle varie conferenze che si sono succedute alla relatrice professoresse Franca Arena, come l’autore avesse creato questo personaggio? Lei ha risposto non l’ha creato è esistito realmente lo ha ispirato il valguarnerese Giuseppe Loggia, ed ancora e viva la sua figura nei suoi concittadini, è compaesano di Milla Millord, sì un Carrapipano doc! Non era realmente laureto, per tanti anni aveva svolto la sua attività di chiromante a Roma nel luna park dell’Eur aveva un suo piccolo gazebo accanto a quello di suo compare Toto Ferrara (anche lui valguarnerese). Giuseppe Loggia faceva parte della massoneria, aveva un fisico alto e robusto, un aspetto autorevole di grande luminario che la sua folte barba bianca gli dava quell’aria di sommo saggio e filosofo che ispirava fiducia e molta ammirazione a chi lo ascoltava, era un grande fabulatore che riusciva ad incantare le persone che lo stavano a sentire. Aveva pubblicato a proprie spese consigliato da illustri e stravacanti personaggi che si atteggiavano a critici, studiosi, scrittori, giornalisti, artisti, professori, magnifici rettori di fantomatiche Accademie e Università che frequentava negli ambienti romani che ha turno si ci avvicinavano con astuzia approfittando dei cospicui guadagni che lui riusciva con grande facilità a ricavare dell’attività di chiromante e lo incoraggiarono a pubblicare a proprie spese le sue poesie e poemi, (che sicuramente i suoi versi nascono dalle tradizione dei poeti contadini di cui la Sicilia era ricca in quel periodo) e che dietro compenso facevano partecipare a dei concorsi letterari o realizzavano convegni e conferenze in suo onore, tanto da fargli credere di essere candidato al premio Nobel per la letteratura al sommo poeta Giuseppe Loggia, lo sommersero di lauree honoris causa, e di onorificenze cavalleresche rilasciate da fantasmagoriche istituzioni che fedelmente il commediografo Vittorio Spampinato, in parte li ha riportati nella commedia ‘Carrapipana è’. Giuseppe Loggia nato a Valguarnera da una famiglia modesta di contadini, venne avviato al mestiere di stagnino e vetraio, fin da giovane fu attratto dalla letteratura, fu amico dello scrittore Francesco Lanza, che condivideva gli ideali del Socialismo, insieme spesso si soffermavano a parlare di letteratura e dei vari autori, di filosofia da Socrate a Platone, ai filosofi del primo novecento e dalla politica alla religione. Negli anni trenta per i suoi ideali politici che contrastavano con quelli del regime fascista fu costretto a immigrare in Argentina dove per vivere fece diverse attività lavorative. In quel periodo da ateo convinto si convertì al cristianesimo, e da autodidatta studiava diverse materie astrologia, sociologia, letteratura e religione, che assimilava in modo disordinato rielaborando tutto a suo modo. Alla fine della seconda guerra mondiale ritornò a Valguarnera per far politica, che presto abbandonò per ritirarsi da eremita a Monte Scarpello, vicino Catenanuova, dove si dedico allo spiritismo, alla mediazione e alla letteratura e alla astrologia, lì ebbe l’ispirazione dove compose molte delle sue poesie. Nel 1956 Giuseppe Loggia si trasferii definitivamente a Roma dove esercitava la sua professione di chiromante, senza abbandonare la sua amata terra di origine dove ritornava spesso, e come testimonianza di attaccamento a suo paese natio e alla sua fede, investì una buona parte dei suoi guadagni dell’attività di chiromante al rifacimento del sito della Santa Croce che domina Valguarnera. Mori a Catania nel 1981.




(altra storia)
Giuseppe Loggia nacque a Valguarnera nel 1889. Di famiglia modesta, venne avviato al mestiere di stagnino, ma sin da giovane fu attratto dalla lettura e dal desiderio di dare risposta ai quesiti sui massimi sistemi che andavano nascendo nella sua fertile mente. Si avvicinò al socialismo e frequentò Francesco Lanza. Nel 1925 ebbe il coraggio di richiedere ad alta voce alla banda municipale che si esibiva nell’attuale piazza della Repubblica, di intonare l’“Inno dei lavoratori” al fine di controbilanciare “Giovinezza”, la canzone emblema del nascente regime fascista, che il maestro aveva appena eseguito. Fu di conseguenza costretto a riparare in Argentina dove alternò il mestiere di vetraio a quello di attore del cinema muto. Ateo militante, ebbe a Buenos Aires una repentina conversione. Tornato in paese, salutò dalla banchina della piazza l’arrivo delle truppe alleate. Presto, però, abbandonò la politica attiva per dedicarsi allo spiritismo, alla meditazione (passò nel dopoguerra alcuni anni nel “romitorio” di Monte Scarpello, presso Catenanuova) e alla scrittura che riteneva essergli ispirata direttamente da Dio.
La “filosofia” che animò i suoi endecasillabi era un miscuglio di cristianesimo e di induismo. Credeva nella reincarnazione e riteneva che il suo spirito avesse, di volta in volta, preso le sembianze di Lucifero, il capo degli angeli ribelli, di Dante e dello stesso Cristo. Si trasferì a Roma dove, facendo leva sull’eloquio erudito sull’imponenza ieratica del suo aspetto, esercitò il mestiere di chiromante presso un luna park e intrattenne rapporti con ambienti analoghi a quelli che faranno da sfondo alle pagine centrali del romanzo di Umberto Eco “Il Pendolo di Foucault”; ambienti frequentati da visionari incompresi e da geni deliranti, oltre che da furbi profittatori i quali, sommergendo il Nostro di medagliette, di diplomi vari e di lauree honoris causa rilasciate da fantomatiche università, giunsero a fargli credere alla candidatura al premio Nobel per la letteratura o al fatto che il “Ciclo dell’Illustre e Sommo Poeta Giuseppe Loggia da Valguarnera” fosse da considerare come il terzo della storia dell’Umanità, dopo quello biblico e quello dantesco. Pubblicò, a tre riprese e a proprie spese, raccolte dei propri scritti: “La Genesi”, “Il Paradosso politico”, etc.
Visse asceticamente e prima di morire (a Catania nel 1981) investì gli introiti dell’attività di chiromante nel rinnovamento del sito della Santa Croce che domina il paese con l’obiettivo di farlo diventare un centro di irradiazione del cristianesimo da lui rivisitato. Così non fu ed attualmente il degrado del posto (la cappella semidistrutta, la ruggine del Crocifisso-traliccio, le antenne televisive e dei cellulari che hanno preso il posto dei due ladroni, le erbacce ed i profilattici che cospargono il suolo) suona quale beffardo commento ai sogni di Peppino Loggia.
I suoi versi nascono con ogni probabilità dalla tradizione dei “poeti contadini” di cui era ricco il paese quando egli era giovane, si nutrono della lettura di Dante, Parini, Foscolo,ecc. rivelando, al di là dei contenuti, quelle non comuni doti di rimatore che fanno meritare al “profeta-filosofo” il posto che gli compete nell’antologia intitolata “Valguarnera da leggere”. La critica, interessata o partorita dagli ambienti surreali cui si è fatto cenno, non aiuta molto il lettore. Basti fra tutti il seguente incredibile brano dovuto alla penna della Senatrice (attenzione, non membro del Senato della Repubblica, ma di quello di fantasiose accademie dedite allo studio delle scienze del paranormale) Cantelli di Rubbiano: “In verità mi sono soffermata sui mille aspetti ed impronte relative ai soggetti significativi pensati svolgendo le evoluzioni organiche naturali, proiettate durante il tempo dei trasbordi secolari intesi, di prove e scismi; malintesi creativi in giurie malsane di esseri che vivevano in nebulose oscene di vizio non veduto, per ragioni misteriose creative. Questi non volevano un volere per necessità organiche fluenti nel magnetico azoto definito per molti creati all’immagine e somiglianza di Dio. Essi non dovevano invadere la terra per smarrirsi, ma rifarsi. Lo Scrittore ha tracciato un periodo costruttivo, prezioso e ragguardevole per gli esseri stazionanti sulla terra, in movimento iroso letterario astronomico dei piani creati nel fascio delle lingue di fuoco di prestigio in prova (…)”. E via farneticando.

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Giuseppe Loggia, a voi grandi pensatori e critici moderni, presentiamo con la di lui sintesi di, chissà, quanta critica attirerà su lui. Strano? ispirato? savio? A voi uomini di oggi e di domani l’arduo verdetto.
Un uomo di fede, dotato di una eccezionale potenza razionale; vi armonizza con la sua dialettica, espressa in lirica vibrata, le due attività dominanti, la rivelazione e la ragione umana che lo portano alla conclusione del mistero creativo e la realtà spirituale.
Come principio lui dimostra che la materia non può da per sé crearsi, molto meno evolversi in io intellettivo, ma bensì da una Entità Increata, ma Creatrice del tutto; infinita misericordia, ragione per cui si rifiuta di credere che questo Amore possa condannare eternamente le creature, “scintille vivide da Lui venienti” estrinsecate dal Suo “Sé” eterno, per conseguenza rese immortali, con facoltà d’arbitrio, cioè l’angelica gerarchla. Qui sfiora il dogma per ritrovar se stesso, col tutto in Dio. Difende la Chiesa, combatte il fariseismo. Mancando a quelle il merito del celeste gaudio, per legge, dubitando della loro divina natura; smarriscono la luce nativa e per conseguenza s’involgono nella materia, già preparata in potenza fin dalla loro nascita previstante la caduta come mezzo di espiazione voluta della stessa giustizia Divina. L’esercizio catartico degli spiriti viene conseguito nel tempo, con ripetute rincarnazioni affinchè possano ravvedersi nell’involuzione della essenza animica, proprietà della sostanza corporea, manifestatasi in senso istintivo che lui definisce anima, costituendo il mezzo di purificazione nel lor lungo corso carmico.
Tutto il processo del creato secondo lui, sta prefisso allo scopo che l’entità pensanti possono riconoscere, mediante la propria intelligenza e la guida del Divin Maestro, Atto Generatore del tutto, detto Verbo, la origine pròvvida da dove loro provengono e godere per merito il gaudio dell’Eterno. Da qui ci troviamo di fronte ad un nuovo processo storico del creato intravisto da questo cantore, espresso in sei opere che costituiscono un programma dottrinario interessantissimo per le sue dimostrazioni metafisiche che si affaccia all’orizzonte dello scibile alla nuova umanità, didascalicamente cantato.
M. Reda


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Ho avuto, credo la brillante idea, di raccogliere sin¬teticamente i maggiori giudizi e le recensioni più auto¬revoli fino ad ora espressi in merito alle otto opere del poeta filosofo Giuseppe Loggia. Ciò sopratutto per informare brevemente le Università Italiane e straniere, le Accademie Nazionali ed Internazionali, che sempre chiedono notizie dell’Immortale volume, le Commissioni dei vari Premi letterari di tutto il mondo, gli amici, i vari cenacoli che desiderano sempre più conoscere Giuseppe Loggia, ed anche i lettori numerosissimi che vogliono sapere qualche cosa di più, che non sia soltanto la sua opera ma conoscere più da vicino chi è questo Loggia.
Mi auguro dì avere soddisfatto, almeno in parte, le legittime aspirazioni di quanti amano la Poesia, la Filosofia e tutte le scienze perche nel suo volume sono veramente tutte racchiuse in ali vibranti d’amore verso spazi infiniti intersiderali e verso la pura ragione e la vera fede cristiana. Il Loggia per poter essere capito dovrà anche essere studiato con commenti competenti da vari esperti quali teologi, filosofi, poeti, letterati, educatori: sì perché la sua poesia se è vero come io sostengo deve essere “l’educazione dei popoli”, ebbene Giuseppe Loggia ci porta una nuova metodologia, una moderna didattica pur rimanendo in un abbagliante tradiziona¬lismo, una nuova e sconvolgente Pricologia Universale basata scientificamente sulla Ragione e sullo Spirito, in un secolo dove tutto si fonda sulla contestazione per distruggere anziché per costruire, al contrario fa, il vegliardo il quale riesce veramente a costruire un mondo nuovo e migliore di verità e non a distruggerlo. La sua didattica sapienziale fondata sui principi spi-rituali religiosi, sulla ragione, sulla fede, e su tutte le scienze ci fa veramente tremare e venire i brividi in tutto il corpo portato su ali misteriose delle verità rive¬late al completo per il nuovo ciclo, il 111 Ciclo Loggiano della sua poderosa poesia filosofica. Infatti i periodi ciclici li possiamo dividere: 1) Ciclo biblico; 2) Ciclo Tomistico (Dantesco); 3) Ciclo Loggiano.
Mi auguro anche che tutti gli studiosi ed i cultori di Lettere, Filosofia siano attratti da questa nuova rive¬lazione al mondo, piuttosto unica che rara.
E per chi volesse conoscere anche più bene le sue opere credo dovrà anche conoscere da vicino, come abbiamo fatto noi, il personaggio Giuseppe Loggia.
(L’Autore Luciano Parezzan)

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