venerdì , Ottobre 11 2024

“Il ritorno” by Angela Riviera

Storie di madri, storie di figlio, drammi di vita sono questi che Angela Riviera ci racconta nel suo primo romanzo dopo una collaudata esperienza poetica, raccolta nei due testi che vanno sotto il titolo “Profili di donna” e “Matilde”.
Con la fine sensibilità di un animo incline a cogliere, aldilà delle apparenze, le ragioni profonde del compor-tamento umano. Alba, l’io narrante (sotto cui si cela la scrittrice stessa) ripercorre ali’indietro esperienze salienti della propria vita, per chiarire a se stessa i termini di un rapporto ambiguo ma intenso di sentimenti e di affetti: quello con la madre, morta già da tempo eppure sempre viva nel suo ricordo e non solo in esso.
Rituffarsi nel passato, per Alba, è facile, spontaneo ed immediato. Basta chiudere gli occhi ed “inebriarsi” del profumo del ricordo e il salto è fatto: infanzia e giovinezza, luoghi e persone, situazioni ed amicizie riprendono corpo e vivono m una dimensione temporale, assumendo contorni ora lucidi ora sfumati, come quelli di un dipinto antico ma prezioso.
I sentimenti, però, quelli provati da Alba in quel tempo, erano fluttuanti e la memoria, ora stenta a coglierli in un lineare sviluppo, tanto più che il “senno di poi” è sempre lì, in agguato, pronto ad interferire, ad operare confronti tra il prima e il dopo, a formulare interrogativi e giudizi che nella giovinetta di allora non osavano affiorare, se non al cuore, di sicuro alla mente.
Una presenza è fortemente avvertita, quella della madre; accanto è un impulso naturale e legittimo: il bisogno di essere. Ma l’approccio a se stessa, agli altri, alla vita era allora spronato e nello stesso tempo frenato da un parametro valoriale che trovava nella madre un archetipo reale ed insieme ideale, alto ed arduo, esclusivo ma irraggiungibile. Da qui un’inquietudine sempre crescente ed il lacerarsi di un sentimento in una bipolarità inconscia, fatta di ammirazione per la madre e di emulazione, di attaccamento e di incomprensione, di attrazione e repulsione.
Questa compresenza di sentimenti antitetici, che ardisce diventare odio e amore nello stesso tempo, inquina subdolamente la stabilità affettiva della giovane, ormai nell’età dell’adolescenza, quando forte è la carica del sogno ed impellente la proiezione nel domani, ma quando altrettanto inibitorio è il freno dell’educazione, soprattutto qualora questa si regga su capisaldi di intransigenza e persegua ambizioni di astratta perfezione che contravvengono al fluido e pur intricato magma di una personalità in divenire.
È questa la verità che Alba scopre da adulta quando l’esperienza dell’essere madre si assomma alla esperienza di figlia e quando il dolore per la morte della madre solca più profondamente la sua vita. Non c’è più spazio, allora per i sentimenti ne per i vuoti moralismi: sconvolgente è il trauma per la perdita di un affetto ed il dolore che ne consegue insegna saggezza, colmando di pietosa comprensione un’assenza-presenza e additando una strada che fa rincontrare sul piano ideale le due donne: la strada del ritorno, la strada dell’amore, pur nell’acquisita, amara convinzione che “per ritrovarsi bisogna prima perdersi’.
Ma c’è qualcosa che Alba non può più perdere, un modo di essere nuovo, che è diventato “acquisto per sempre”. Una comprensione umana che le permette di sapere leggere le ragioni dei conflitti interiori di ogni mamma e di ogni figlia, il cui percorso di vita si interseca casualmente col suo. Altre storie affiancano la vicenda centrale del romanzo, diverse negli sviluppi, ma analoghe nella matrice dei sentimenti, dei desideri, degli errori e delle delusioni.
Storie vissute all’interno delle pareti domestiche e pudicamente custodite nel cuore di ogni donna, ma svelate e ritratte dall’abile perizia narrativa dell’autrice che, con commossa partecipazione, e col supporto di un’espressione lucida e controllata, fluida e pittorica fa percepire, (non rare volte) al lettore echi dell’animo che permangono anche aldilà della lettura del testo.
Maria Arrigo

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