martedì , Ottobre 15 2024

‘E via, verso la vita’ by Maria Pia Cerenzia

Mi è spontaneo tentare un bilancio personale della mia vita. Cosa è stata?
Quanti “perché” mi sono posta… quante delusioni, amarezze, umiliazioni ho provato ma anche quanta parte di umanità nel mio percorso accidentato ho conosciuto con le sue luci ed ombre.
I derelitti sono stati quelli con i quali più facilmente mi sono assimilata, con cui spesso ho condiviso la sofferenza.
Ho avuto anche la gioia di contrarre profonde e discrete amicizie, di incontrare mani caritatevoli che hanno saputo cogliere e fare proprio il mio dolore aiutandomi a sopravvivere soprattutto in momenti particolarmente difficili. A tutte queste persone, veri angeli nel mio cammino, dedico questa fatica letteraria ed esprimo la mia più sentita gratitudine.
Sono state e restano tante e non le cito solo per non fare torto a qualcuna dimenticandola.
Spesse volte mi sono chiesta cosa accade dopo la morte…. ed ho compreso che il senso del dopo è fortemente legato al presente….
In esso ci giochiamo la partita quasi senza accorgercene. Ed è tragico.
Per questo scrivo in ‘Angelo senza ali” i versi.
Apice dei miei assurdi pensieri, larve vaganti di cento uomini senza dignità… per indicare la mia città sul monte dove ho incontrato molte persone inconsistenti, appunto come “ombre vaganti”.
Enna è un piccolo centro della Sicilia dove la gente sembra nutrirsi solo di critiche e di diffidenza. Pochi sono capaci di guardare oltre… perfino la depressione è sospetta o priva di significato! Si è ignorati o presi per pazzi. Il mondo che non sa cogliere questi segnali di emergenza, di richieste di aiuto, va sempre più alla rovina.
E chi ne gode è Satana che prova in tutti i modi a imbestialirlo come sé.
Molti mali provengono dalla famiglia.
Nella società odierna molte realtà esprimono un disordine prima di tutto morale: la sete di potenza e del denaro è celata dietro maschere di perbenismo rivelatrici di indifferenza, di autosufficienza e di emarginazione dei più deboli o svantaggiati.
Che significa allora, come nel caso mio, convivere con la propria omosessualità quando si vive in un mondo fatto di marciume che tradisce il bello, il giusto, la sincerità e gli affetti?
Per questo capisco e condivido la favola mia del cantautore Renato Zero.
Ognuno di noi avrebbe una sua favola da raccontare se…
Nonostante tutto io ho cercato di farlo esprimendo la verità del mio disagio, del mio malessere esponendomi ai giudizi. Ho aperto un dialogo piuttosto che chiuderlo perché non posso non farlo avendo maturato la consapevolezza della grande dignità dell’uomo a cui la recente scoperta di Dio-Amore mi ha condotto. Relazionarmi vuoi dire per me vivere amando e sperando di potere anch’io realizzare in me l’essere stati creati a immagine e somiglianza di Dio.
Egli è divenuto l’ultimo e più significativo mio approdo, il mio porto sicuro così come esprimo in “Vita! Sei un dono per tutti”, in “Mia Luce”, in “II mare” e in altre poesie della presente raccolta.
Lascio ai lettori con i versi della lirica “II mare”.

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