Al povero manca il pane – all’avaro manca tutto
Stefano è il più rappresentativo di un gruppo di sette compagni. La tradizione vede in questo gruppo il germe del futuro ministero dei “diaconi”, anche se bisogna rilevare che questa denominazione è assente nel Libro degli Atti. L’importanza di Stefano risulta in ogni caso dal fatto che Luca, in questo suo importante libro, gli dedica due interi capitoli. Il racconto lucano parte dalla constatazione di una suddivisione invalsa all’interno della primitiva Chiesa di Gerusalemme: questa era, sì, interamente composta da cristiani di origine ebraica, ma di questi alcuni erano originari della terra d’Israele ed erano detti “ebrei”, mentre altri di fede ebraica veterotestamentaria provenivano dalla diaspora di lingua greca ed erano detti “ellenisti”. Ecco il problema che si stava profilando: i più bisognosi tra gli ellenisti, specialmente le vedove sprovviste di ogni appoggio sociale, correvano il rischio di essere trascurati nell’assistenza per il sostentamento quotidiano. Per ovviare a questa difficoltà gli Apostoli, riservando a se stessi la preghiera e il ministero della Parola come loro centrale compito decisero di incaricare « sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza » perché espletassero l’incarico dell’assistenza (At 6, 2-4), vale a dire del servizio sociale caritativo. A questo scopo, come scrive Luca, su invito degli Apostoli i discepoli elessero sette uomini. Ne abbiamo anche i nomi. Essi sono: « Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola. Li presentarono agli Apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani » (At 6,5-6). […] La cosa più importante da notare è che, oltre ai servizi caritativi, Stefano svolge pure un compito di evangelizzazione nei confronti dei connazionali, dei cosiddetti “ellenisti”, Luca infatti insiste sul fatto che egli, « pieno di grazia e di fortezza » (At 6,8), presenta nel nome di Gesù una nuova interpretazione di Mosè e della stessa Legge di Dio, rilegge l’Antico Testamento nella luce dell’annuncio della morte e della risurrezione di Gesù. Questa rilettura dell’Antico Testamento, rilettura cristologica, provoca le reazioni dei Giudei che percepiscono le sue parole come una bestemmia (cfr At 6,11-14). Per questa ragione egli viene condannato alla lapidazione. E S. Luca ci trasmette l’ultimo discorso del santo, una sintesi della sua predicazione. Come Gesù aveva mostrato ai discepoli di Emmaus che tutto l’Antico Testamento parla di lui, della sua croce e della sua risurrezione, così S. Stefano, seguendo l’insegnamento di Gesù, legge tutto l’Antico Testamento in chiave cristologica. Dimostra che il mistero della Croce sta al centro della storia della salvezza raccontata nell’Antico Testamento, mostra che realmente Gesù, il crocifisso e il risorto, è il punto di arrivo di tutta questa storia. E dimostra quindi anche che il culto del tempio è finito e che Gesù, il risorto, è il nuovo e vero “tempio”. Proprio questo “no” al tempio e al suo culto provoca la condanna di S. Stefano, il quale, in questo momento – ci dice S. Luca – fissando gli occhi al cielo vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra. E vedendo il cielo, Dio e Gesù, S. Stefano disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio” (At 7,56). Segue il suo martirio, che di fatto è modellato sulla passione di Gesù stesso: « E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Poi piegò le ginocchia e gridò forte: “Signore, non imputar loro questo peccato”. Detto questo, morì ». (cfr At 7,59-60).Il luogo del martirio di Stefano a Gerusalemme è tradizionalmente collocato poco fuori della Porta di Damasco, a nord, dove ora sorge appunto la chiesa di Saint-Étienne accanto alla nota École Biblique dei Domenicani. L’uccisione di Stefano, primo martire di Cristo, fu seguita da una persecuzione locale contro i discepoli di Gesù (cfr At 8,1), la prima verificatasi nella storia della Chiesa. Essa costituì l’occasione concreta che spinse il gruppo dei cristiani giudeo-ellenisti a fuggire da Gerusalemme e a disperdersi. Cacciati da Gerusalemme, essi si trasformarono in missionari itineranti: « Quelli che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la Parola di Dio » (At 8,4). La persecuzione e la conseguente dispersione diventano missione. Il Vangelo si propagò così nella Samaria, nella Fenicia e nella Siria fino alla grande città di Antiochia, dove secondo Luca esso fu annunciato per la prima volta anche ai pagani (cfr At 11,19-20) e dove pure risuonò per la prima volta il nome di “cristiani” (At 11,26). [….]. La storia di Stefano dice a noi molte cose. Per esempio, ci insegna che non bisogna mai disgiungere l’impegno sociale della carità dall’annuncio coraggioso della fede. Era uno dei sette incaricato soprattutto della carità. Ma non era possibile disgiungere carità e annuncio. Così, con la carità, annuncia Cristo crocifisso, fino al punto di accettare anche il martirio. Questa è la prima lezione che possiamo imparare dalla figura di santo Stefano: carità e annuncio vanno sempre insieme. Soprattutto, S. Stefano ci parla di Cristo, del Cristo crocifisso e risorto come centro della storia e della nostra vita. Possiamo comprendere che la Croce rimane sempre centrale nella vita della Chiesa e anche nella nostra vita personale. Nella storia della Chiesa non mancherà mai la passione, la persecuzione. E proprio la persecuzione diventa, secondo la celebre frase di Tertulliano, fonte di missione per i nuovi cristiani. Cito le sue parole: « Noi ci moltiplichiamo ogni volta che da voi siamo mietuti: è un seme il sangue dei cristiani » (Apologetico 50,13: Plures efficimur quoties metimur a vobis: semen est sanguis christianorum). Ma anche nella nostra vita la croce, che non mancherà mai, diventa benedizione. E accettando la croce, sapendo che essa diventa ed è benedizione, impariamo la gioia del cristiano anche nei momenti di difficoltà. Il valore della testimonianza è insostituibile, poiché ad essa conduce il Vangelo e di essa si nutre la Chiesa. Santo Stefano ci insegni a fare tesoro di queste lezioni, ci insegni ad amare la Croce, perché essa è la strada sulla quale Cristo arriva sempre di nuovo in mezzo a noi.
Significato del nome Stefano : “corona” segno di gloria (greco).
Oggi si celebrano anche:
San Dionigi (o Dionisio) Papa
Santa Vincenza Maria Lopez y Vicuna
Sant’ Evaristo di Costantinopoli Abate
San Zosimo Papa
San Zenone di Maiuma Vescovo
Sant’ Eutimio di Sardi Vescovo e martire
************************************************
Padre nostro, fa’ che amiamo questo nostro tempo e vi leggiamo sempre i segni del Tuo Amore.
^^^
1898, 26 dicembre, Pierre e Marie Curie annunciano la scoperta del radio. I due fisici francesi (v. luglio) annunciano all’Acadèmie des Sciences di Parigi l’isolamento di un minerale 2 milioni di volte più radioattivo dell’uranio, che chiamano radio
compleanni
1194 Federico II
1893 Mao Tse-Tung
1956 Beppe Severgnini
proverbio
La semplicità era al principio del mondo, la semplicità sarà alla fine del mondo
accadde oggi
1963 l’attrice Titina De Filippo, sorella di Edoardo e Peppino, muore a Roma
1976 frana nei pressi del tempio di Giunone, Agrigento
frase celebre
“Non è nel potere della nostra volontà non desiderare di essere felici”
Malebranche, Della ricerca della verità
consiglio
Prevenire gli aloni dei quadri
Un trucco per non far rimanere gli aloni sui muri a riprova della presenza di un quadro che è stato spostato: fissate quattro puntine da disegno sul retro della cornice, in modo che il quadro non poggi direttamente sul muro.
cosa vuol dire
Essere un matusalemme
Essere una persona molto vecchia
Secondo la Bibbia, Matusalemme visse novecentosessantanove anni. Il modo di dire viene utilizzato con tono ironico in riferimento a persone adulte considerate insensibili ai tempi nuovi
consiglio per terrazzo orto e giardino
Per bagnare le piante durante le vacanze
Prendete una bottiglia di plastica stappata e piena d’acqua e capovolgetela in modo che l’imboccatura appoggi al sottovaso. Legatela poi al vaso perchè stia in piedi. Fate un foro sul fondo della bottiglia. In questa maniera dovrebbe uscire solo la quantità d’acqua che la pianta richiede.