Diagnosticare la malaria senza esami del sangue, ora si può. Per rivelare la presenza del parassita può una microscopica nuvola di vapore che si sprigiona dalla pelle quando la si colpisce con innocui impulsi laser. A sostenerlo sono i ricercatori della Rice University a Houston, in Texas, che hanno sviluppato una nuova tecnica diagnostica non invasiva, più rapida ed economica di quelle attuali, che potrebbe avere un grande impatto nei Paesi in via di sviluppo, i più colpiti dalla malattia. I primi risultati positivi ottenuti con la sperimentazione sui topi sono pubblicati sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze, Pnas.
UNA NUVOLA DI VAPORE SE MALATI. Il nuovo metodo diagnostico sfrutta le proprietà dell’emozoina, un pigmento che viene naturalmente prodotto nel sangue dal plasmodio della malaria: quando viene colpita da un breve impulso laser, l’emozoina si riscalda generando una microscopica nuvoletta di vapore che può essere individuata grazie ad un sensore ottico oppure acustico. Le fasi di questo processo sono state studiate inizialmente sulle cellule del sangue umano in provetta, poi i ricercatori sono passati alla sperimentazione della tecnica sul topo, applicando sopra un capillare sanguigno superficiale dell’orecchio dell’animale un dispositivo che permette di rilevare la nuvola di vapore provocata dal laser.
AL VIA I TEST SUGLI ESSERI UMANI. In questo modo è stata identificata la presenza del parassita anche quando l’infezione era ancora agli stadi iniziali. Gli autori dello studio affermano che il metodo è sicuro in quanto non è stato rilevato alcun danno ai tessuti e alle cellule sane del sangue: i primi