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Luigi Di Fiore: dalla Piovra al Commissario Nardone, un equilibrio di passione, talento e realismo

Luigi Di FioreE’ da anni il “sogno” di milioni di spettatrici catturate dal suo fascino e dal suo talento; un “sogno” che parlando con lui  assume le vesti di un realismo quotidiano, limpido e lontano da ambizioni eccessive.

Luigi Di Fiore, un artista che ha raggiunto traguardi davvero importanti, irraggiungibili per molti, ma che sembra vivere il tutto con una normalità studiata, pacata e quasi dovuta.

Le sue parole descrivono un uomo che al centro di tutto pone l’amore per l’arte, l’arte pura, intensa anche come sacrificio, preparazione, studio; un uomo che vive il suo lavoro con professionalità, accettando il bello e il brutto di questo mestiere, senza arrendersi ma continuando a “vivere” nei suoi personaggi, ai quali si affeziona senza abbandonarli mai veramente.

Ha sempre accettato ruoli non per il semplice “recitare”, ma per interpretare e per raccontare storie e vite in sintonia con il suo percorso artistico.

Ammirato da milioni di fan per le sue eccellenti interpretazioni, Luigi Di Fiore ha avuto grandi maestri, come Vittorio Gassman; si è fatto amare dal grande pubblico con la sua partecipazione alla Piovra, miniserie che gli ha regalato una fama internazionale. Indimenticabili molti suoi successi, come  Amanti e segreti, Cuore contro cuore, Distretto di Polizia e Incantesimo, I Cesaroni, Barabbas.

Per il cinema ha lavorato in vari cast; per citarne alcuni: Berlin ’39 (1994), Vendetta (1994), Il decisionista (1997) e The International (2009).

Gli ultimi suoi lavori in tv sono Rosso San Valentino Il commissario Nardone (2013), che hanno tenuto legati al teleschermo milioni di telespettatori. Nello stesso anno ha recitato in Provaci ancora Prof 5, Mani pulite e Crossing Lines, che non hanno fatto dimenticare però alcune serie “must” del passato (Un posto al sole, Don Matteo, Incantesimo e Distretto di Polizia).

Durante la sua carriera non ha mai abbandonato l’amore per il teatro che, secondo lui, rappresenta le vere radici di un attore . Si è dedicato alla passione della regia, realizzando alcuni documentari per Geo & Geo e Stream Tv, e alcuni lungometraggi (Taxi Lovers – 2005) e cortometraggi (Api, Zanzibar, ecc..). Nel 2009 l’attore ha vinto il palmarès come migliore attore al Festival du cinema de Paris: un riconoscimento importante ambito da molti artisti.

Schietto, diretto e amante della cultura in tutte le sue affascinanti forme, lo abbiamo incontrato e intervistato per conoscerlo meglio:

1. Nel 1985 lei si è diplomato alla bottega teatrale diretta da Vittorio Gassman; oltre alla gavetta, ha dedicato anni di studio per prepararsi alla sua passione, che è la recitazione. Uno dei pochi, ai tempi, d’oggi in cui molti si scoprono attori “improvvisati”; cosa ne pensa delle carriere facili?

Il tema è delicato e di difficile inquadramento. Chi e cosa possa decidere chi sia un attore è, a mio  parere, un problema inestricabile. Vero è che si è perso il senso più profondo e delicato legato alla  professione dell’attore. L’attore è il terminale del pensiero, della poesia, persino delle intenzioni  politico-sociali dell’autore. Se la sua empatia col pubblico risulta scarsa a causa della sua  approssimazione nella capacità di esprimere i sentimenti anche il risultato che era nelle intenzioni  dell’autore lo sarà. 

 Ma il danno considerevole lo si avvertirà negli anni, soprattutto nell’abitudine del  pubblico ad abituarsi a questa approssimazione che porterà, inevitabilmente, ad un calo del gusto,  della bellezza, dal sapere distinguere il giusto dall’ingiusto. La pena finale sarà la totale decadenza  della nostra società. Noi siamo tutto ciò che abbiamo saputo creare con la nostra Storia, se non sappiamo trasmetterla torneremo al punto di partenza, cioè, alla barbarie.

2. Il suo primo ruolo televisivo, dopo anni di teatro, è stato molto importante: ricopriva il ruolo dell’agente Quadri nella “Piovra”, una miniserie che è rimasta nella storia del cinema italiano. Che ricordi ha di quei tempi? Cosa ha significato per lei recitare accanto ad attori noti e già molto affermati?

Il ricordo legato al prodotto si è fatto via via più sfumato. Sono passati davvero tanti anni. E’ stata un’esperienza formativa di primo livello per quanto riguarda la televisione. Le emozioni più forti sono ancora legate a Vittorio Mezzogiorno. E’ stato un rapporto, il nostro, davvero esclusivo e particolare. Me ne rendo conto ancora con più forza ora che ho da poco superato gli anni che aveva lui all’epoca della nostra amicizia. Vittorio è stato più di un fratello maggiore per me, la sintonia umana e professionale fu immediata. Sono stati gli anni più belli della mia vita. Penso sempre a lui. E’ stato un esempio di vita. Le sue parole risuonano in me come se me le stesse dicendo in questo momento. Anche quando si trattava di rimproveri. Avevamo tanti progetti lavorativi sui quali ci piaceva fantasticare. Abbiamo fatto in tempo a farne solo uno.

3. Lei è stato protagonista di molte fiction, come “Distretto di polizia”, “Incantesimo”, “Amanti e segreti”; dovendo scegliere, meglio la tv, il cinema o teatro?

Non esiste il meglio. Esiste il lavoro. La differenza la fa sempre la serietà con la quale affronti l’impegno. Il Teatro rimane però quell’elemento dal quale non si può prescindere. Se non si ha mai avuto l’occasione di calcare le tavole di un palcoscenico bisognerebbe rispettare la propria intelligenza e quella del pubblico ed evitare di definirsi attore.

 4. In tutti questi anni, la sua fama non si è mai arrestata; pur non essendo protagonista di gossip o di vita mondana, viene chiamato sempre per parti importanti e continua ad essere molto amato dai suoi fan. E’ difficile per un attore raggiungere questo traguardo?

E’ difficile raggiungerlo. E’ ancora più difficile mantenerlo. La carriera di un attore nel mercato italiano è quanto di più ostico si possa immaginare. La mia carriera, come quella di molti colleghi si può paragonare alle montagne russe. Le paghe sono al limite della sopravvivenza. Lo scarto coi primi ruoli è assurdo, insostenibile, ingiusto, controproducente. Basta un niente, un’annata andata a male e siamo alla soglia della povertà. Non può continuare così. E’ assurdo che sia così.

5. Tra tutti i personaggi di cui ha vestito i panni in teatro e tv, a quale è rimasto particolarmente affezionato o si è trovato in perfetta sintonia?

Corrado Muraro, il brigadiere, poi maresciallo di PS che interpretavo ne “Il commissario Nardone”. Personaggio realmente esistito nella Milano degli anni 50/60. Si chiamava Oscuri nella realtà. L’ho cercato appena finito le riprese. Era scomparso da qualche mese. Lo bacio e lo saluto da qui.

6. La sua interpretazione nel film “Il commissario Nardone”, a fianco di Sergio Assisi, è stata davvero magistrale e ha tenuto milioni di spettatori “incollati” allo schermo; così come nella fiction “Rosso San Valentino”, che ha registrato un alto gradimento e Prof5: lei non smette mai di stupire. C’è un personaggio che non ha mai interpretato e che vorrebbe interpretare?

Se penso alla sterminata ricchezza di personaggi storici italiani che potremmo raccontare con la nostra fiction non vi è che l’imbarazzo per la scelta. Al momento però la mia scelta ricade ancora su Muraro. Vorrei ancora interpretarlo. Mi manca. Sento che potrebbe dare ancora moltissimo come personaggio.

7. Da vero artista preparato e “curioso”, ha provato anche l’emozione di diventare regista per alcuni documentari di Geo & Geo e alcuni cortometraggi, come Taxi Lovers; è più difficile stare dietro le telecamere o recitare sul set?

Dietro hai delle responsabilità grandissime, non paragonabili a quelle che hai quando interpreti un personaggio. Consiglierei a qualunque attore di cimentarsi nella regia perché si traggono enormi benefici nel comprendere le dinamiche del set sotto vari punti di vista. I documentari sono un discorso a parte. Quella è poesia pura. Fai l’amore con la tua anima.

8. Cosa pensa del cinema e del teatro di oggi?

Il cinema mi sembra in netta ripresa. Mentre scrivo probabilmente Sorrentino starà immaginando il suo meritatissimo oscar. Il Teatro ha bisogno di un ricambio radicale delle rendite di posizione che generano solo clientelismo e sudditanza politiche ed ideologiche.

9. Qual’è il suo rapporto con la critica?

Magari ci fosse. Io non la vedo.

10. Quali sono i suoi progetti futuri?

Domanda insidiosa per un attore. Potrei parlarle dei miei progetti futuri ma se poi non si realizzano come potrei correggermi?

11. Lei ama leggere? Quali sono i suoi autori preferiti?

La lettura è alla base della vita. Chi non ha avuto la fortuna di ricevere, in dono, un così prezioso contributo per essere accompagnato nell’esistenza dalla bellezza, vivrà una vita più grama. Poveri sì, indigenti mai se dalla tua parte c’è la lettura. Tutta la letteratura dell’800 russo, da Tolstoj, passando per Dostoewskij, Bulgakov…ora sto leggendo Plutarco (le vite di Licurgo e di Numa)…interessante la vita a Sparta, le nostre radici.

12. Ha rimpianti nella sua vita?

Chi non ne ha mente.

13. Una frase o un motto che possa rappresentarla…

Ora e sempre resistenza.

 

Isa Voi

foto Mirjana Panovski

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