“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case. Voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un sì o per un no…”
Da Primo Levi, Se questo è un uomo.
“Io la doccia l’avrei fatta a loro (i nazisti) però al posto del gas ci avrei messo caramelle e fiori così imparavano!” “Io proprio non capisco come si fa a uccidere un’altra persona” “io lotterò anche per loro (i deportati) in nome della libertà” “Era il 27 Gennaio del 1947…” coro di no, noooo dei compagni “45, 45”. “Il 27 Gennaio è la festa della Shoah” di nuovo il coro si leva “nooooooooooooo”.
Queste alcune risposte dei bimbi interrogati sulla Memoria. Qualche bambino ha preferito non dir nulla per vergogna, perché nulla aveva da dire, qualche bambino mentre parlava si commuoveva qualche altro di quella commozione rideva.
Raccontare, parlare, lavorare sulla memoria è un dovere sociale prima ancora che didattico perché a settant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale e dalla rivelazione degli orrori dei campi di concentramento e di sterminio nazisti, ancora troppi sono i conti aperti con la Storia.
Ancora troppi “incauti idioti” si divertono a “selfarsi” con svastiche e feticismi omicidi. Ancora troppi.
Gabriella Grasso
foto: savonanews.it