Il New York Times condanna Roma e noi a annuire e pure con veemenza. Americani occhio che Roma stava così anche l’anno scorso, quando a Sorrentino gli avete dato l’Oscar per la Grande Bellezza. #Romasonoio, dice il divo e poi aggiunge, ora però me ne devo andare al mare. A settembre quando torno spazzo davanti casa. E noi a applaudire tutti contenti: Bravo! Bravo! Bravo il divo, che ci ha dato la soluzione e di soluzioni fino a quando scientemente si aizzerà la rabbia, per fomentare una battaglia di corridoi politici ce ne vorranno a iosa. Lo sanno i giornalisti dell’Espresso, ieri eroi, oggi infami. Lo sanno i piddini verdiniani, feroci con un presunto silenzio e garantisti con un vero truffatore: pisciatore in bocca di professione e lo sanno i siciliani, che si preparano a accogliere il feroce Saracino! Nooo! Un mussulmano dopo un “DIVERSO” noooo! Salvini lo vuole! La Meloni no… Un parossismo di mestizia insomma.
La nostra redazione al fine di risolvere questi e gli altri annosi problemi che affliggono il creato, in attesa di adeguato decalogo fornitoci da color che sanno, si è riunita in assemblea plenaria e perpetua sul terrazzo dell’ iperdirettore e dopo ore e ore e ore di discussioni, ha delineato un piano per la salvezza del mondo, a partire dalla Sicilia: Vendiamola. Vendiamo la Sicilia ai cinesi e col ricavato ci compriamo la Grecia per poi subaffittarla alla Germania. La redazione si riserverebbe solo Mykonos, giusto per pagarsi i caffè dell’ assemblea plenaria. “AAA VENDESI TRINACRIA” arredata di palazzi decrepiti, personaggi tipici falsamente nobiliari e realmente pezzari, residui di identità , spizzichi di orgoglio terragno e fettine di anima perduta. Massima serietà, telefonare ore Sushi.
Peccato che i cinesi di noi non si fidano sennò l’idea era buona.
P.S.: Cosa vuoi scrivere se non pasquinate in tempi di disinformazione perennemente perpetrata e di feste dell’Unità con sorcio? Cosa vuoi scrivere in tempi di tagli e abusi e procrastinato annichilimento dell’individuo?
“Riempi loro i crani di dati non combustibili, imbottiscili di “fatti” al punto che non si possano più muovere tanto son pieni, ma sicuri d’essere “veramente bene informati”. Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno. E saranno felici, perché fatti di questo genere sono sempre gli stessi. Non dar loro niente di scivoloso e ambiguo come la filosofia o la sociologia affiché possano pescare con questi ami fatti ch’è meglio resistino dove si trovano. Con ami simili, pescheranno la malinconia e la tristezza”.
Ray Bradbury, che non si offenderà di chiudere sul titolo di Vassalli.
Gabriella Grasso
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