Strane, ma ormai usuali vicende d’Agosto: dimissioni di massa dai nostri nosocomi, non certo di personale dipendente, cui vanno in generale attribuiti i meriti di una stoica opera assistenziale prestata ad onta di ogni ostacolo burocratico ed amministrativo, bensì di utenti, poveri cittadini ricoverati e degenti fino al giorno prima, all’improvviso dichiarati guariti salvo, se proprio insistono, trovare rifugio nelle amorevoli braccia di una sanità privata che grava, alla fine, sui conti pubblici attraverso le “convenzioni”.
Agosto che esaspera, insieme alle ondate di caldo, anche la distorsione del concetto di salute che la Costituzione più bella e più tradita del mondo (la nostra, per essere chiari) considera “bene primario” ed assoluto (come il lavoro, altro grande tradito), e che i nostri politici ed amministratori hanno svilito fino a considerarlo fatto economico: ti curo finché ho risorse, o finché ne puoi mettere a disposizione tu, pagandoti i servizi essenziali.
Servizi che puoi acquistare al supermarket della sanità privata, senza nemmeno allontanarti dal nosocomio, dove puoi abbreviare anche di anni i tempi di una visita medica, districandoti, tu povero profano, tra i termini “intramoenia” ed “extramoenia”, che vogliono dire, in buona sostanza, essere visitati subito, privatamente, direttamente presso l’Ospedale, dallo stesso primario che ti farebbe attendere mesi per una visita a spese dell’ ASP, o essere prenotati a breve scadenza per un certo intervento che richiede mesi di lista d’attesa, o ancora trovare un letto quando altri aspettano tempi “biblici” aggravandosi in attesa di una provvidenza che è prerogativa di Dio ma non certo dell’ASP.
Svuotati gli ospedali con provvedimenti un po’ ribaldi e certo non condivisi dagli utenti non resta che rendicontare statisticamente il calo di richieste, e conseguentemente ridurre i posti letto e quindi i posti di lavoro: voilà, i giochi sono fatti: abbiamo giustificato un’operazione in nome del contenimento della spesa. L’Ospedale in questione in effetti avrà un bilancio più contenuto, in attesa d’essere soppresso con la stessa tecnica. Peccato che la sanità dei privati continui a crescere, respinta l’unica possibilità di cura per la gente che ne ha necessità, e peccato che le convenzioni delle ASL con il privato gravino sul bilancio pubblico (ed in buona parte anche su quello delle famiglie) probabilmente in misura maggiore che la sanità pubblica; ma che importa, il primario, che si è “fatto un nome” con i suoi titoli di dirigente nell’ASP, si fa ora un “portafoglio” nella sanità parallela.
È triste verificare, da profano, come il cittadino ed ancor più il malato sia divenuto, da oggetto della pubblica amministrazione, sempre più un soggetto finanziatore ed uno strumento del malgoverno, in un vergognoso indirizzo che oltretutto colpisce la dignità e rende inutile il sacrificio di quei medici e di quel personale sanitario che ancora operano con determinazione, spirito di solidarietà e carità, conformi ai dettati di un giuramento ispirato da un grande dell’antichità, tal Ippocrate, greco (guarda caso, visto che è stata ed è all’ordine del giorno una questione di forse ancor più ampia gravita, quella greca, in cui a far le spese sono, anche lì, le categorie meno abbienti), che molti dei nostri “grandi” sanitari paiono non conoscere o aver dimenticato.
Don Salvatore Minuto parroco della Parrocchia San Leone di Assoro
Ex cappellano dell’ospedale di Leonforte