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La buona scuola

renzi-pierino-scuolaIn questi anni il professor Giovanni Scattone, ex assistente di filosofia del diritto alla Sapienza di Roma: condannato in via definitiva nel 2003 a 5 anni e 4 mesi con il collega Salvatore Ferraro, per l’omicidio colposo di Marta Russo, ha avuto qualche supplenza anche al Cavour, la scuola frequentata dalla studentessa di 22 anni, ammazzata da un proiettile sparato da lui e dal suo collega “per gioco”. “ L’ha uccisa per un gioco, il gioco del cecchino, del tiro al bersaglio, non per un motivo” dice la mamma di Marta Russo, Aureliana, e non si capisce se è più assurdo il “gioco” o il tentativo di una mamma di trovare un perché, alla morte della figlia. Oggi Scattone è redento e Marta Russo avrebbe 40 anni, se lui non l’avesse ammazzata. La Suprema Corte non applicò l’interdizione all’insegnamento per Scattone e dunque saldato il conto con la giustizia e superato il concorso a cattedra nel 2012,
Scattone entra di ruolo e avrebbe pure potuto insegnare. Avrebbe potuto insegnare psicologia, ossia il meccanismo delle emozioni e dell’emotività, se non avesse rifiutato. Lo stato di diritto garantisce il reo riabilitato ed è giusto così, altrimenti sarebbe uno stato forcaiolo, anche Erika De Nardo, condannata per l’omicidio della madre e del fratellino, potrebbe insegnare e difatti insegnerà. Insegnerà in Madagascar. Lo ha annunciato don Mazzi, che l’ha seguita negli anni trascorsi in comunità. E’ tornata libera lo scorso 5 dicembre Erika e dato che, in Madagascar ci sono 600 bambini che hanno bisogno di essere alfabetizzati, ci mandiamo Erika a alfabetizzarli. Il ministro Giannini alle polemiche sollevate dal caso Scattone aveva risposto sfidando chiunque a porre un veto e difatti il veto non l’aveva posto nessuno. Scattone, dicevamo, ha rinunciato all’incarico: non si sentiva sereno. “Se la coscienza mi dice di poter insegnare, la mancanza di serenità mi induce a rinunciare all’incarico”. Avesse detto “coscienza” professore…
“Con grande dolore ed amarezza ho preso atto delle polemiche che hanno accompagnato la mia stabilizzazione nella scuola con conseguente insegnamento nell’oramai imminente anno scolastico. Il dolore e l’amarezza risiedono nel constatare che, di fatto, mi si vuole impedire di avere una vita da cittadino normale”. E allora sarebbe stato da Paese civile rispettare la sentenza nella sua interezza? Certo. “Così questo Paese mi toglie anche il fondamentale diritto al lavoro”. “Dopo la tragedia che mi ha colpito solo la speranza mi ha dato la forza di andare avanti”. Ecco professore io non la definirei proprio tragedia. Tragica è stata la morte di Marta Russo, tragica per Marta e ancor più tragica per la sua famiglia. Tragica è la sensazione di beffa, tragica è la sensazione di incompatibilità fra etica e giustizia che questa amara vicenda ha comportato. Lei è vero, ha scontato la sua pena, ma chi ha ucciso “per gioco” può ergersi a educatore? Può?

Gabriella Grasso

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