MUOS. Americani chiedono – siciliani rispondono
di Cinzia Farina
Caro Zio Sam, e caro signor Paolo Mastrolilli che su La stampa così egregiamente ne trasmette la voce, mi permetto – da siciliana – appena un paio di cosette in risposta.
Gli Stati Uniti dunque – ci fate sapere – si aspettano che l’esecutivo italiano risolva la questione. “Ne va della credibilità e affidabilità” dell’alleato. C’era un accordo e adesso invece il funzionamento del Muos è paralizzato da “un singolare intoppo”. Washington è “sorpresa”, “frustrata”… Da un lato un’opera “senza conseguenze per la salute”, dalle grandi finalità positive, come ad esempio il “soccorso ai profughi”, costruita nella più “piena legalità” e con “tutte le autorizzazioni necessarie”, messa generosamente a disposizione di tutti pur essendo americana – dall’altro incomprensibili istanze e “obiezioni locali” che dovrebbero passare in secondo piano… Gli americani insomma, chiedono spiegazioni.
Nel mio piccolo, provo a darvene qualcuna.
Cominciamo dal “singolare intoppo” e dalle “obiezioni locali”. E’ così che si chiamano da voi le sentenze della Corte Suprema? Perché devi sapere, Zio Sam, che a impedire l’attivazione del Muos è una precisa sentenza della Cassazione, uno degli organi più alti del nostro ordinamento, che ha rigettato il ricorso contro l’ordinanza di sequestro del gip di Caltagirone prodotto dall’Avvocatura dello stato (come sicuramente sai). E ti comunico che, nientedimeno, il ministero della difesa è stato condannato al pagamento delle spese processuali.
Ti sembrerà strano, ma abbiamo delle leggi e qualche volta si trova qualcuno determinato a farle rispettare.
Mi corre l’obbligo di metterti al corrente della motivazione della sentenza. E con ciò tocchiamo un altro punto del tuo duolo, quello della “piena legalità” e delle “prescritte autorizzazioni”. Forse non te l’hanno detto, Zio Sam, ma il tuo Muos non sorge nel mezzo di un deserto, bensì in un ambiente antropizzato e soprattutto dentro una delle aree naturali protette più belle e delicate, la sughereta di Niscemi, dove se, mettiamo, raccolgo un fiorellino passo un guaio. Ebbene le tue gigantesche parabole sono state istallate “senza prescritta autorizzazione, insistono su beni paesaggistici, all’interno di una riserva naturale orientata, in zona A, di inedificabilità assoluta. Violazione del codice dei beni culturali e del paesaggio”. Manca il VIA. In altri termini il tuo Muos è completamente abusivo. Non te lo vorrei dire… ma manca persino l’altrettanto obbligatoria certificazione antisismica. Grave, se consideri che tutta l’area è classificata come zona 2, soggetta cioè a fenomeni sismici abbastanza forti. Come la mettiamo? Puoi in coscienza essere ancora “sorpreso”?
Sulla vantata assenza di rischi derivanti dalle emissioni elettromagnetiche, sai benissimo che fior di specialisti la pensano diversamente. Mi permetto di ricordarti il rapporto circostanziato del Politecnico di Torino, firmato nel 2011 da due studiosi di tutto rispetto, Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu, che parla di gravi danni per l’ambiente, la salute, la circolazione aerea. E il più recente documento, di ben duecento pagine, firmato da dieci esperti, ritenuto valido e accolto dal Tar di Palermo. E poi… ma davvero l’hai dimenticato che quando volevi mettere il Muos a Sigonella, fosti avvertito dalla società che tu stesso avevi incaricato, del rischio che le emissioni potessero far detonare gli ordigni là depositati?
Sorvolo sul Muos che soccorre i profughi (oscillo tra il sentirmi offesa e il ridere); sul Muos che ci protegge dai terroristi e garantisce la stabilità nel Mediterraneo (dopo avere finanziato gli uni e destabilizzato l’altro); sui droni buoni che salvano le vite (quando con un clic da videogioco li abbiamo visti seminare morte in mercati innocenti e matrimoni). Né spenderò troppe parole per
spiegarti che il Muos non lo vogliamo a Niscemi né lo vorremmo altrove. Ripudiamo la guerra.
La sua logica capitalistica di dominio e i suoi strumenti. E’ inutile che lo ripeta, te l’ho detto così tante volte.
Infine, caro Zio Sam, l’ultimo punto: l’“accordo” che c’era e la relativa “credibilità e affidabilità” che esigi e pretendi dal governo italiano. Capisco che ormai da noi è casa tua. Non prenderla come una mancanza di ospitalità se ti ricordo che i vostri accordi bilaterali sono una palese violazione del trattato di pace fra Italia e potenze alleate ed associate – firmato a Parigi il 10 febb 1947 – che, all’art. 50 / comma 4 (“pilicusaggine” sicula, perdona), dice chiaro: “in Sicilia e Sardegna è vietato all’Italia di costruire alcuna istallazione o fortificazione navale, militare o per l’aeronautica militare, fatta eccezione per quelle opere destinate agli alloggiamenti di quelle forze di sicurezza, che fossero necessarie per compiti d’ordine interno”.
Capito Zio Sam? Chiudo rammentando a te, e al signor Mastrolilli de La Stampa, che in una democrazia che si rispetti il governo deve rispondere al popolo che rappresenta, deve stare con i cittadini e non contro di loro, a fianco di una potenza straniera.