Vi ricordate la fiaba del Re Nudo? Carina ed anche edificante, soprattutto per l’idea stessa della “politica”. Il bambino che per primo con la sicurezza dell’innocenza osa gridare che il re è nudo rappresenta quella parte di società che, ancora, ha la capacità di vedere le cose per come stanno e la forza di dirlo.
Stavolta il Re è un Governatore denudatosi da subito della sua, pretesa, rivoluzionarietà, rimasto monumentalmente lì ad impedire ogni possibile disegno programmatorio e circondato da tre diverse cerchie di cortigiani, la prima, la più stretta, quella dei “pari” di Sicilia, gli Assessori di una Giunta camaleontica, che ha cambiato giro decine e decine di volte, conferendo una chiara patente di incapacità alla comprensione delle altrui competenze sino ad ora mai raggiunta. Non si può continuare a pescare da un sacco nomi e nomi di volta in volta diversi per storia, formazione e competenza, non si può passare dal Dirigente fatto Assessore alla signora dei salotti bene e poi al trentenne utile per le campagne elettorali. Non si può giungere alla giunta odierna, chiara espressione della compiuta rivolta di “certi” pari (leggasi PD).
La seconda è quella dei 90 deputati, tutti certi della loro precarietà, tutti perfettamente convinti del fatto che, laddove il Re/governatore, dovesse gettare la spugna loro sarebbero costretti intanto a trovare un partito, una associazione, un movimento, una sigla che li accolga nelle liste elettorali e poi, cosa più importante, tanta gente che creda nel loro operato al punto tale da eleggerli nuovamente ad uno dei 90, pardon 70 posti del prossimo parlamento regionale.
In questa cerchia c’è di tutto di più, c’è gente che ha con grande nonchalance, cambiato casacca diverse volte come se l’appartenenza ad un progetto politico fosse un gioco da cortile, c’è chi, invece, coerentemente ad impegni presi con l’elettorato, conduce una battaglia politica che, più volte, dinanzi lo sfacelo odierno, ha persino tentato il tutto e per tutto, con la richiesta di sfiduciare il governatore, infine c’è chi, più scafato, ha atteso il momento della tempesta per aggredire la nave e salire a bordo sequestrandone gli occupanti.
Nel frattempo, un parlamento sconquassato, ha messo mano a decine e decine di leggi di riforma in ogni settore gettando allo sbaraglio interi comparti della società isolana.
Dall’elezione di Crocetta sono state “sterilizzate” politicamente le province, erano luoghi in cui troppo spesso si creavano i presupposti per opposizioni istituzionali tenaci alle “pensate” dei governi regionali. Così, sull’onda della riforma Del Rio, si va in TV, si proclama che qui siamo i primi della classe e si commissariano enti che hanno nelle loro competenze di tutto di più. Dopo di che il delirio (non sarà che Crocetta avrà compreso riforma Delirio al posto di riforma Del Rio?). Oggi le province non ci sono più ma ci sono, esistono ma sotto mentite spoglie e dovrebbero esercitare le competenze ma senza guida politica se non quella di commissari chiamati proprio dal Governatore a guidare gli enti.
Siamo al disastro annunciato, in pochi giorni la Sicilia perderà letteralmente nove grandi enti territoriali e con essi la possibilità di gestire strade, scuole, assistenza, protezione civile, pianificazione territoriale, gestione di riserve naturali, controllo ambientale…
Ma tanto al Re/governatore che gira nudo e felice dei suoi vestiti magici, che cosa caspita potrà mai importare?
Nel frattempo vai con la scure delle riforme, formazione professionale, consorzi di bonifica, ESA, enti regionali vari, persino la Forestale… chiunque merita la minaccia di una riforma crocettiana, il tutto in un quadro di assoluta incapacità a stare nei tempi e nei modi della UE, che, infatti ritira una enorme messe di finanziamenti e ci boccia alla grande per la débâcle degli ultimi anni. Non vi è atto che non faccia menzione del livello di approssimazione raggiunto dall’intero sistema parlamentare. Volete un esempio? Nel mese di Gennaio ultimo scorso la Giunta di Governo mette mano ad un elenco di siti da inserire nella lista dei luoghi di importanza geologica, tra questi verranno scelti quelli sui quali apporre vincoli (quindi luoghi sui quali nel bene e nel male cambierà il modo di intervenire della società), bene, già solo nella indicazione dei comuni di appartenenza gli strafalcioni sono evidenti. Così la miniera di Giangagliano da Assoro passa a Pietraperzia mentre il Castello di Gresti diviene comune di Barrafranca. Il tutto con una terza cerchia di cortigiani, quelli più nascosti, ma ben pagati, di consulenti, legali, scienziati, meno scienziati, primedonne, attor cani e chi più ne ha più ne metta, ai quali l’intero sistema si rivolge per aver lumi circa, appunto, le scelte da fare.
Allora manca il picciriddu, u carusu che gridi infine che il Re è NUDO, ma nudo tutto, laido e come verme portato al sole.
Finiamola con le recondita idea che infine dal caos possa rinascere Fenice ardente, la Sicilia muore ed il re, nudo, prende il sole sulla spiaggia!
Giuseppe Maria Amato
Legambiente Sicilia