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Giovanni Impastato racconta Peppino

Giovanni ImpastatoIl 9 maggio del 1978 a Cinisi venivano ritrovati i brandelli di Giuseppe Impastato, detto Peppino. La stampa, le forze dell’ordine e la magistratura parlarono subito di un’azione terroristica suicida. Ci sono voluti 23 anni perché Peppino Impastato diventasse con bollo di giustizia un morto di mafia. L’11 aprile del 2002 Badalamenti veniva condannato all’ergastolo per l’assassinio di Impastato, a 80 anni, ma Badalamenti nel 2004 moriva in un penitenziario del Massachusetts. Giustizia ancora una volta non era stata fatta. In occasione del 38esimo anniversario della morte di Peppino Impastato abbiamo rivolto al fratello Giovanni qualche domanda.
Cosa pensa dell’antimafia dopo il caso Maniaci?
Maniaci è un mitomane. L’antimafia e Maniaci anzi l’antimafia e la redazione di Telejato sono cose distinte e separate. Chi è Maniaci noi lo sappiamo benissimo, in diverse occasioni Maniaci ha aggredito e offeso Casa Memoria che lo defraudava del monopolio antimafioso. Abbiamo anche avvertito i troppi giornalisti che gli hanno dato credito e ne hanno fatto un eroe di carta.
Maniaci è stato inserito fra i 100 eroi dell’informazione da Reporter senza frontiere…
La colpa è di Pif, Abate, le Iene e di chiunque gli ha creduto senza dubitare nonostante noi li avessimo avvisati in più occasioni. Hanno scritto che Telejato era l’erede di Radio Aut e Maniaci di Peppino niente di più falso!
L’antimafia ha fallito?
NO! L’antimafia distratta ha fallito. Tutte le volte che si crede all’imprenditore “pulito” che usa il bollo di antimafioso e poi sfrutta e licenza a proprio piacimento un padre di famiglia l’antimafia fallisce. Ha fallito Montante, ha fallito Helg che aveva già fatto fallire due imprese. La colpa è di chi gli ha dato credito.
E Libera?
Libera ha fatto quello che ha potuto, oggi dovrebbe fare più attenzione a dare patentini di legalità.
Parliamo di Peppino. La società civile come viveva il suo sbeffeggiare la mafia che allora “non esisteva”?
Male. La società civile nel 70 non esisteva. Il sistema era quello e chiunque lo mettesse in discussione era avvertito come fastidioso. Peppino prima di Radio Aut aveva provato con L’Idea, un giornale che fu subito chiuso.
Il 10 maggio del 1978 si sarebbero tenute le amministrative a Cinisi e Peppino era candidato nelle liste di Democrazia Proletaria, avrebbe avuto molti consensi?
Naturalmente e forse anche per questo venne ammazzato prima delle elezioni.
Cosa pensaste dello Stato che tacciò come terrorista Peppino e se ne dimenticò per 23 anni?=
Ci sentimmo traditi e le dico una cosa tutti quelli che a partire da Costa passando per Chinnici e Falcone si interessarono di Peppino furono ammazzati gli altri, quelli che depistarono hanno fatto carriera.
E quando vengono a celebrare suo fratello?
Non vengono. Il nostro impegno è anche questo: difendere dagli sciacalli la memoria di Peppino.
Un ultima domanda. Suo padre è morto ufficialmente in un incidente automobilistico…
No mio padre è stato ammazzato, ma non abbiamo mai voluto riaprire quel fascicolo perché gli interessati sono tutti morti e i morti non si processano.
Il 10 maggio Rai Uno ricorderà Felicia Bartolotta con un film scritto da Monica Zappelli e Diego De Silva.

Gabriella Grasso

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