sabato , Luglio 27 2024

HELIX – Enna, interno Torre Federico – Aspettando la HELIX

Aspettando la HELIX

conversazione di Anna Guillot con Michela Pelusio

 

Anna Guillot: Con Michela Pelusio ci siamo incontrate circa 10 anni fa per via del comune approccio alla cultura, un analogo punto di vista che coniuga l’attualità dell’arte alla tecnologia e la ricerca alla scienza. Un primo momento di lavoro insieme risale al 2008, anno in cui l’avevo invitata in Accademia, a Catania, per un contributo in forma di seminario ad “Arte & didattiche”, un programma di lezioni condotte da artisti nell’ambito del mio Corso di Installazioni multimediali. Michela vive una dimensione spaziotemporale interessantissima. La sua mente aperta e un’intelligenza mobile e speculativa le consentono di guardare al passato come al presente, al reale come al virtuale, di collegare mondi apparentemente disgiunti, di conoscere la filosofia greca – ad esempio – e trarne linee guida per la propria sperimentazione tecnologica.

Un momento fondamentale del perfezionamento dei suoi studi è quello al dipartimento Arte e Scienza presso la interfaculty Artscience a L’Aia in Olanda, un Master di due anni con un curriculum interdisciplinare tra la Royal Academy e il Royal Conservatory di Den Haag  e l’Università di Media technology di Leiden. Poi il periodo della successiva docenza presso la stessa interfaculty. Che ricaduta ha avuto quel periodo sul tuo lavoro, Michela?

Michela Pelusio: Il mio percorso artistico è iniziato in Italia con lo studio della Scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara, ma da sempre ho lavorato con installazioni e performance usando diversi media. All’inizio mi inspiravo a temi sul rito di passaggio, la dualità maschile e femminile, l’identità umana e il rapporto antropologico tra natura e cultura. Nella mia ricerca il processo creativo è fondamentale e diventa l’atto in sé che svela e attiva l’opera. Il Master in ArtScience in Olanda ha che conciliato tutte le mie aspettative di educazione a un “arte totale”. Durante il Master ho avuto l’onore di conoscere Frans Evers, psicologo e artista, fondatore di questa Interfaculty e ho sviluppato il mio approccio sinestetico e approfondito la mia ricerca sull’arte site specific. Subito dopo ho insegnato al Corso di Sinestetica con Frans Evers e il Corso di Genius Loci insieme ad Horst Rickels e Robert Pravda, due professori di Interfaculty. Ho imparato ad osservare e ad ascoltare scoprendo le interazioni che esistono tra arte e scienza, lavorando con le leggi fondamentali della natura e le implicazioni filosofiche delle teorie scientifiche, come la teoria delle stringhe, dello spazio-tempo, i buchi neri, la curvatura, il suono e la luce, la elettrodinamica e la meccanica quantistica. Il connubio tra gli studi di scultura e scienza mi ha fornito l’opportunità di lavorare e sperimentare con tanti tipi di supporti, giocando con il crossover dei media: la materia e lo spazio, la luce e il suono, lo spazio fisico e l’iperspazio. Con il mio lavoro cerco di creare esperienze spazio-temporali, attraverso installazioni immersive e ambienti multi-sensoriali, per mettere in discussione la (im)possibilità di una connessione intima tra i partecipanti e la natura, e innescare un senso di stupore dei fenomeni naturali.

AG: Pochi anni dopo sei in Grecia, a Heraklion. Lì il tuo punto di vista divulgativo a favore dell’arte trova uno sbocco pragmatico nell’attivazione del ResidenceSEA, il tuo progetto di una residenza per artisti che tuttora dirigi a distanza. Anche questa è un’esperienza pregna di connotazione dinamiche: da un lato la generosità nell’incidere sulla circolazione delle idee in un clima necessitante di opportunità artistiche, di nuovi e specifici modelli di riferimento e di scambio – anche sul piano gestionale e manageriale della cultura –, dall’altro l’opportunità per te di riflettere su un tessuto socio-culturale estremamente problematico e complesso…

MP:  Dall’Olanda a Creta è stato come fare un salto indietro nel tempo in termini di cultura e storia, inoltre la scena artistica in Heraklion non era aperta allo scambio e alla collaborazione e non esiste sull’isola una Accademia d’arte. In Grecia ho notato la mancanza di un senso comune e credo che la collaborazione e lo scambio siano le chiavi per uscire dalla crisi. Ho iniziato a coinvolgere molti artisti e ricercatori per creare uno spazio laboratorio per lo scambio di idee tra artisti e scienziati; così ho iniziato il progetto “Phenomena” coinvolgendo il Museo di storia Naturale, l’Università e il centro di ricerca e tecnologia F.O.R.T.H. Il primo intervento che ho realizzato ad Heraklion si chiamava SEA: Sensing your Environment through Art, un progetto in collaborazione con MEDASSET, un’organizzazione che si occupa della preservazione dell’ambiente marino. Insieme a 300 bambini di tutte le scuole di Heraklion abbiamo ripulito e collezionato il materiale plastico della spiaggia dove si trovava il mio studio per creare un installazione chiamata Your Plastic Sea (il tuo mare di plastica). Tutt’oggi molte persone collaborano e supportano volontariamente questo spazio che si chiama ResidenceSEA.

Lo scopo del ResidenceSEA è di portare artisti interdisciplinari a Heraklion e facilitare il processo creativo, il dialogo e la collaborazione con la comunità locale. Ci sosteniamo con il concetto di “sharing” e del “do-it-together-with-others”, sul condividere la conoscenza e la creatività senza limiti. Il progetto ResidenceSEA non riceve fondi ed è auto-sostenuto da volontari e contributi di artisti. Tipicamente un progetto di residenza dura qualche settimana e si conclude con un evento. Abbiamo una open call aperta tutto l’anno e dal 2012 abbiamo ospitato circa 40 artisti internazionali. Da tre anni non vivo più a Creta ma sono riuscita a creare un modello che mi permette di mantenere questo progetto anche a distanza. La gestione locale è in mano a Roberta Bellante, una professoressa e attrice italiana, e ad un gruppo di volontari che abitano lì. Coordino i volontari attraverso internet e curo il programma artistico, selezionando gli artisti nel loro processo creativo, e a volte riesco ad andare a vedere le presentazioni degli artisti che avvengono ogni mese.

AG: Oggi Michela vive a Bruxelles. Da poco tempo ha collaudato il sodalizio artistico con Glenn Vervliet che vede la valenza comunicativa della sua ricerca assolutamente potenziata, essendo Glenn un sound artist con specialissime competenze nel campo della sfera percettiva. Tra le molte realizzazioni, campeggia la SpaceTime Helix,* il progetto  di una installazione luminosa e sonora interattiva. Un’opera che da un paio di anni è richiesta nelle capitali d’Europa nel contesto di musei e festivals. Quello generato dalla Helix è precisamente un evento altamente sensoriale attivato dalla performance del suo autore, Michela, appunto, e da un valore aggiunto nell’approfondimento comunicativo dell’opera col pubblico generato dalla competenza di Glenn. Un’operazione sinestetica di raro impatto della durata di 45 minuti.

MP: Il luogo della Torre di Federico II scelto da te, in relazione ad un tuo preciso progetto di connessione tra antico e contemporaneo, assume una valenza unica di lavoro site-specific. Sicuramente la nostra ricerca coinvolge l’esplorazione della percezione umana, il senso del luogo, la natura e la cultura, l’arte e la scienza. SpaceTime Helix è una performance e installazione audio visiva site-specific creata con una sola corda oscillante. Si tratta di un onda stazionaria che si aziona con l’uso del respiro, delle mani e di oggetti. La velocità della Helix viene comandata con il respiro attraverso un’interfaccia indossabile, un corsetto costruito con un tessuto elasticizzato che trasmette dati ad un Arduino Lilypad. La luce della Helix viene modulata cambiando la frequenza. Glenn Vervliet ha composto il suono per la performance usando i suoni della Helix e i suoni registrati nella torre stessa. Inoltre useremo delle proiezioni video di Glenn all’interno della torre per preparare il pubblico e portarlo ad uno stato di trance…

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*SpaceTime Helix è un progetto di Michela Pelusio, iniziato nel 2011 a Creta e sviluppato con Arduino hardware in collaborazione con hackers, musicisti, artisti e scienziati internazionali. SpaceTime Helix è stata presentata al Max Planck Istituto di Astrofisica in Germania, ad ADAF: Atene Digital Art Festival, ad OSA: Open Source Art Festival di Sopot, in Polonia, ad Hybrid Art in Mosca, al MuseumsQuartier di Vienna, a Schmiede: playground of idea in Hallein, a due TEDx, al Museo di Storia Naturale di Creta, al Museo di Arti Visive di Heraklion e numerosi altri festival in Europa.

Enna, interno Torre di Federico – venerdì 8 e 9 luglio ore 21 e 22
Ingresso gratuito, accesso su prenotazione sms 3349821594



Guarda il video sottostante
[youtube]https://youtu.be/8Lfb48TFEU4[/youtube]

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