Assolto il direttore di Vivienna, Pippo Primavera, dall’accusa di ingiuria. Le indagine hanno dimostrato che l’ingiuria non sussiste. L’accusa di clientelismo, mossa da Vivienna, al team di legali investiti in campagna elettorale di incarichi pubblici, onerosi per la comunità, si è dimostrata vera e dunque ingiuriosa nel merito, ma non nella narrazione del merito.
Riassumiamo: Ato Rifiuti, società per la raccolta e la gestione dell’immondizia, si è avvalsa durante le precedenti regionali di un gruppo di miltanti e/o tesserati al PD esercitanti la professione forense, per meglio amministrare un incarico divenuto seriale: a Enna si moltiplicano gli incarichi. Il pane e i pesci sono cose da poveracci e a Enna si sappia la povertà è solo folklore.
Stupisce che gli incaricati siano tutti portatori di tessera PD e che la farraginosa macchina della raccolta rifiuti non abbia tratto, allora come ora, vantaggio alcuno dall’entrata in scena del gruppo dei tecnici.
Il presidente della provincia Monaco a ebbe a dire: “Se questa vicenda è vera c’è da rimanere allibiti e sconcertati. Dare quattordici (n.d.r.: poi risultati 15) incarichi per cause seriali, che possono essere seguiti da un solo legale è sconcertante. In un momento così difficile per le sorti dell’Ato Rifiuti è increscioso apprendere che con disinvoltura si aggravi di costi un ente che è già in piena liquidazione, costi che saranno pagati dagli utenti”.
Oscuri retroscena, inopportuna dilapidazione del pubblico denaro e non meglio precisata spartizione della cosa pubblica sono immorali, ma non inenarrabili. Stupisce pure che essendo il nostro un Paese in perenne campagna elettorale ci si avvalga dei soldi pubblici, nelle innumerevoli epifanie che i soldi possono assumere, per garantire la fedeltà dei volubili portatori di voti a quell’ineffabile UNO.
Questa signore e signori la verità su un processo alla parola. L’Italia è al 77° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa. Colpa delle violenze contro i cronisti, ma anche delle cause per diffamazione “ingiustificate” intentate soprattutto dagli intoccabili. La maggior parte delle cause di questo tipo sono condotte dai politici nostalgici della censura e inconsapevoli della volontà di Anders Chydenius. L’illuminista Anders Chydenius, parlamentare del governo svedese, lo diceva già 250 anni fa: “È di tutta evidenza che la libertà di stampa e di scrittura è uno dei baluardi più forti di una libera organizzazione dello Stato”. Senza la libertà di stampa “l’educazione e la buona condotta sarebbero distrutte… nei pensieri, nei discorsi e nei comportamenti prevarrebbe la grossolanità e la penombra oscurerebbe l’intero cielo della nostra libertà in pochi anni”.
Il 2 dicembre 1766, il Parlamento svedese adottò la prima legge costituzionale al mondo sulla libertà di stampa. L’Italia prima o poi si adeguerà, forse.
Gabriella Grasso portavoce del Comitato di Redazione di ViviSicilia-ViviEnna.it
nes di riferimento:
Assolto il Direttore di ViviEnna, dalla querela dell’Avv. Antonella Pecoraro. Siamo stati denunciati. Per una causa ATO Rifiuti nomina 15 avvocati: clientela e sperpero denaro pubblico. Politico per una causa presenta una parcella di 400mila € »
In data 30 novembre 2016 il Giudice del Tribunale monocratico di Enna, dott. Andrea Agate, ha assolto, perchè il fatto non sussiste il direttore di ViviEnna, Giuseppe Primavera, per il reato di cui all’art.595 comma 3 (diffamazione aggravata), perchè offendeva la reputazione di PECORARO Antonella (costituitasi parte civile), con conseguente lesione dell’onore e della reputazione, in particolare dal tenore dell’articolo il conferimento dell’incarico professionale all’avvocato Antonella Pecoraro (del foro di Caltanissetta) veniva ricondotto alle “solite logiche politico clienterali” e “all’appartenenza politica” dell’avvocato Antonella Pecoraro, anzichè alle sue capacità professionali.
L’avvocato Antonella Pecoraro, nell’udienza precedente su specifica richiesta del difensore del Direttore di ViviEnna, Avvocato Giovanni Palermo, ha ammesso di essere tesserata al Partito Democratico di Caltanissetta.
All’udienza il PM. d.ssa Carmela Murè aveva chiesto la condanna a mesi due di reclusione. Le motivazioni della sentenza entro sessanta giorni.