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Università Dunarea de Jo di Galati ad Enna. Fatta le legge, trovato l’inganno

Università Dunarea de Jo di Galati. Fatta le legge, trovato l’inganno

di Massimo Greco


Mentre sull’iniziativa ennese dell’Università Dunarea de Jo di Galati si sono spenti i riflettori, verosimilmente impalliditi anche dalla curiosa pax referendaria Faraone – Crisafulli, alcuni timori paventati dai tre Rettori delle Università siciliane e dal Ministero dell’Università sembrano materializzarsi. Voci di corridoio ci danno per certi almeno cinque procedimenti di trasferimento verso le Facoltà di Medicina delle Università di Messina e Catanzaro attivati da altrettanti studenti che hanno superato il 2° anno d’immatricolazione nella sede ennese dell’Università romena. Uno dei motivi più consistenti che ha animato la crociata dei contrari all’iniziativa straniera in territorio italiano mirava a scongiurare l’aggiramento delle regole presenti nel nostro ordinamento con particolare riferimento alle modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e in professioni sanitarie che, com’è noto, ancora oggi prevedono rigorose procedure selettive.

Ora, se il Ministero dell’Università non è ancora riuscito ad impedire il prosieguo di tale iniziativa romena – in aula remota – nonostante i due gradi di giudizio cautelare consumati presso il Tribunale di Caltanissetta, difficilmente potrà impedire i trasferimenti in questione. Infatti, sebbene l’indirizzo rigoroso prescelto dal MIUR trovi certamente una giustificazione di opportunità nell’esigenza di evitare, da parte di taluni studenti, veri e propri aggiramenti dell’obbligo preselettivo, mediante l’iscrizione al primo anno e il superamento di pochi e a volte più semplici esami in altre Università straniere, è lo stesso ordinamento italiano a non prevedere, almeno allo stato attuale, disposizioni tali da precludere agli studenti comunitari il trasferimento ad anni successivi al primo presso Atenei italiani, seppur a “numero chiuso”, senza necessità di espletare alcun test preselettivo, neppur quando nelle Università di provenienza non sia previsto un test iniziale di accesso. I contrasti giurisprudenziali sulla vicenda dei trasferimenti da Università di Paesi appartenenti all’Unione Europea e, in particolare, sulla tematica relativa alla precisa individuazione dei presupposti richiesti nell’ordinamento vigente per il trasferimento di studenti iscritti in Università straniere a corsi di laurea dell’area medico-chirurgica, sono stati appianati dalla famosa sentenza resa dall’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato nel mese di gennaio 2015.

Orbene, se il Ministero dell’Università vuole veramente arginare ciò che ha sempre temuto, e che si sta puntualmente verificando anche a Enna, non deve avventurarsi in contenziosi “alla cieca” ma deve, molto più semplicemente, stimolare il nostro legislatore ad intervenire, introducendo, in armonia con le norme comunitarie, limiti e vincoli oggi non presenti nell’ordinamento.

 

 

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