Si alle attività motoristiche,
ma si liberi il lago dalla gabbia metallica!
di Massimo Greco
La coesistenza tra la Riserva Naturale “Lago di Pergusa” e le attività motoristiche è stata determinata dal legislatore regionale con due mirati interventi la cui efficacia, soprattutto se letta in combinato disposto, sembra essere sfuggita ai più. Con il primo intervento il legislatore ha indebolito il previgente sistema di tutela vincolistica trasformando in “speciale” la Riserva Naturale “integrale”. Così, mentre la Riserva Naturale “integrale”, veniva istituita per la conservazione dell’ambiente naturale nella sua integrità, con l’ammissione di soli interventi a carattere scientifico ed era quindi preclusa ogni diversa iniziativa che comportava la presenza umana, la nuova classificazione tipologica della Riserva Naturale “speciale”, prevede, invece, particolari e delimitati compiti di conservazione (biologica, biologico – forestale, geologica, etno–antropologica) e non preclude affatto la presenza di attività, peraltro, preesistenti alla istituzione dell’area naturale protetta (alberghi, ristoranti, pizzerie, campi sportivi, piscine comunali, camping e lo stesso Autodromo).
Con il secondo intervento il legislatore regionale, nello stabilire che l’attività motoristica è consentita dal 15 marzo al 30 ottobre in deroga al Regolamento per la gestione della Riserva, ha sostanzialmente fatto cessare le polemiche annose e vessate in ordine alla coesistenza tra i due diversi interessi pubblici che continuano a presenziare la conga pergusina: quello turistico-sportivo e quello naturalistico-ambientale.
Orbene, lungi dal volere rispolverare una questione che notoriamente non ci ha mai soddisfatto anche e soprattutto a seguito dei citati interventi “a gamba tesa” del legislatore regionale, vogliamo qui puntare i riflettori sulla necessità di continuare a tenere ingabbiato il mitico lago di Pergusa. Da profano della materia mi chiedo. Ma è veramente indispensabile ai fini del mantenimento delle attività motoristiche continuare a godere della vista panoramica del lago solo attraverso l’obbrobrio di quella rete metallica, alta tre metri e preda della ruggine, che ne circonda tutto il perimetro, pur in presenza di una strada di servizio che all’uopo viene chiusa al libero transito? Restituire il lago di Pergusa alle future generazioni sarebbe un gesto di non comune responsabilità civile e politica.