Enna. La vicenda delle “partite pregresse” e la “Provincia babba”
di Massimo Greco
“Provincia babba” è il titolo che Enna contende da tempo alle consorelle province di Siracusa e Messina.
Difficile stabilire quale delle tre Province siciliane sia la più “babba”, anche se la ricorrenza del 25° anniversario dell’uccisione del Giudice Falcone ci riporta alla vicenda narrata dal pentito Leonardo Messina, secondo il quale il vile attentato venne deciso dalla “Cupola” in una masseria dell’ennese, territorio notoriamente neutro, ingenuo, tutto sommato tranquillo e quindi “babbo”.
In altre occasioni abbiamo cercato di tracciare scenari di progressiva arretratezza sociale ed economica di tutte le aree interne e centrali della Sicilia e di smascherare il cronico disinteresse della politica di governo nazionale e regionale verso questi territori.
Ma la vicenda delle annose e vessate “partite pregresse”, che gli utenti continuano a pagare all’ente gestore del servizio idrico, avvalora la tesi di chi sostiene che Enna abbia ottime possibilità di salire sul podio più alto delle “Province babbe”.
Infatti, mentre nella nostra Provincia lo squilibrio generato tra la previsione economico-finanziaria contenuta nell’originario piano d’ambito e il reale costo del servizio idrico integrato sostenuto dall’ente gestore (circa 22 milioni di euro) è stato ribaltato sulle tariffe degli utenti attraverso un piano decennale di recupero, per le province di Caltanissetta ed Agrigento, il medesimo squilibrio è stato sanato dal legislatore regionale con apposita legge approvata nel 2004.
Per tali finalità è stata autorizzata una spesa complessiva di euro 51 milioni e 200 mila euro imputata nel bilancio regionale. In sostanza, negli ambiti territoriali ottimali di Caltanissetta ed Agrigento l’equilibrio economico-finanziario per la gestione del servizio idrico è stato assicurato mettendo le mani nelle tasche di “Mamma-Regione”, mentre nell’ambito territoriale ennese si vuole assicurare tale equilibrio mettendo le mani nelle tasche dei singoli utenti.
I Sindaci dell’Assemblea Territoriale Idrica farebbero bene a riflettere su questo tema prima di “fare le pulci” alla delibera di sospensione della riscossione delle “partite pregresse”.