Enna. Ottant’anni fa, nel 1937, venne completato e inaugurato il Villaggio Pergusa che fu progettato e realizzato quale “borgo rurale” nell’ambito di un vasto programma voluto dal governo fascista. Si trattò della fondazione di nuclei abitativi sparsi in molte zone della Sicilia. Ne furono costruiti a decine. Nella nostra provincia si edificarono, oltre quello di Pergusa, il Borgo Baccarato in Aidone e il Borgo Cascino, nell’agro di Enna. Nella zona lacustre venne programmata anche la bonifica delle terre paludose e malariche, con interventi strutturali, idro-ambientali e di forestazione. Nell’isola furono individuate zone di aree incolte e malsane da bonificare e da popolare. La politica di sostegno alla mezzadria e di attenzione alla questione rurale e al riassetto complessivo delle zone agricole siciliane ebbe un’accelerazione che la propaganda di regime chiamò “assalto al latifondo” e che portò alla legge emanata il 2 gennaio 1940 che rafforzò precedenti disposizioni di riforma agraria. Lo scoppio della seconda guerra mondiale fu causa di borghi incompiuti ed altri mai abitati che caddero nel completo abbandono. L’inaugurazione del ‘Borgo’ pergusino, con la consegna delle chiavi delle unità abitative ad un livello, con annessa stalla, fienile, forno a legna e un fazzoletto di terreno attorno di circa 1000 mq., fu fatta dal duce, Benito Mussolini, con una cerimonia ufficiale che ebbe vasta eco nella stampa regionale e nazionale.
Il Giornale di Sicilia e persino la Stampa di Torino pubblicarono ampi resoconti sull’avvenimento. Un documentato reportage con foto venne pubblicato sulla rivista mensile dell’epoca, “L’Ingegnere”, nell’aprile del 1938, dal titolo “La fondazione del Villaggio Pergusa”, recentemente ripreso dal sito web di “ReportageSicilia” e nei giorni scorsi rilanciato su facebook da “Enna Insieme”.
Salvatore Presti – autore del volume ‘Enna – il filo della memoria”
Pubblichiamo alcuni stralci che fanno rivivere quel fastoso giorno di ottanta anni fa, all’ombra del campanile della chiesa del villaggio:
“Il Duce ha trovato sulle rive del lago un paesino tutto nuovo, con una folla di contadini dalla numerosa figliolanza, ai quali ha consegnato le chiavi delle casette che andranno ad abitare. Ha trovato una folla di giovani spose, alle quali ha dato l’anello in acciaio in cambio di quello d’oro che hanno dato alla Patria […] Tutte le giovani spose vestivano l’abito nuziale; le donne più anziane indossavano il costume paesano e tutte avevano doni da offrire a Mussolini, piccoli doni che erano degni, per il modo come erano offerti, di essere a Lui graditi. Mussolini, mentre la folla lo acclamava con una indicibile passione, ha visitato un paio di casette, gli edifici pubblici del villaggio, e ha donato a ciascuna coppia una busta contenete 500 lire. […]. I lavori vennero eseguiti dal locale ufficio del Genio Civile – scriveva l’ingegnere C. Roccatelli – con una rapidità eccezionale: in soli 18 mesi (dal 1936 all’agosto del 1937) si è costruito il nuovo centro con i suoi edifici principali e un primo nucleo di abitazioni (nucleo che dovrà estendersi fino a comprendere una popolazione di 1500 abitanti); si è eseguita la bonifica del Lago mediante colmate banchine, muretti, canaloni, strade, piantagioni e messe a coltura nuove terre; il nuovo abitato si snoda intorno alla piazza sulla quale si raccolgono i più importanti edifici: la chiesa, la casa del fascio e della delegazione podestariale, le scuole, la stazione sanitaria con l’infermeria, la caserma dei Carabinieri […].”
Sull’avvenimento pubblichiamo un articolo del nostro collaboratore, Salvatore Presti, uscito nell’agosto del 2007 sul Giornale di Sicilia, dal titolo “Arriva Mussolini ma salta la centrale elettrica e il Duce andò a letto a lume di candela”
Il 14 agosto 1937, proveniente da Gela, Benito Mussolini giunse ad Enna salutato ed acclamato da tutta la popolazione. Passato in rassegna il picchetto militare d’onore schierato in piazza Vittorio Emanuele e ricevuto il saluto dalle Autorità, il Duce si affacciò sulla piazza stracolma di gente dal balcone di Palazzo Militello da dove rivolse un breve discorso al popolo adunato. “Sono lieto, disse, di trovarmi in Enna, le cui mura nessun uomo di governo ha mai varcato dall’unità d’Italia ad oggi”. Le cronache del tempo ci descrivono una incontenibile partecipazione di cittadini che inneggiavano colui che reggeva le sorti dell’Italia fascista. Quella visita ufficiale del Capo del Governo fu preparata nei minimi particolari. Lungo via S. Agata, via Roma, piazza Balata, fino a piazza Municipio furono collocati grandi archi di lampade multicolori per accogliere il capo del governo che appena dieci anni prima aveva controfirmato il decreto del Re, Vittorio Emanuele III, che aveva elevato Enna al rango di capoluogo di provincia. Ma quella sera il Palazzo Militello, dove venne ospitato, rimase al buio. L’illustre ospite andò a letto a lume di candela perché l’illuminazione straordinaria approntata per l’evento, causò un black-out generale in tutta la città dovuto ad un eccessivo sovraccarico. I tecnici della centrale elettrica di via Pergusa, inaugurata nel lontano1923, non riuscirono a riparare il guasto se non alle prime luci dell’alba, con grande disappunto del padrone di casa, N.H. cavaliere Giuseppe Greca Militello, del Prefetto, del Podestà e di tutti i notabili della città. L’indomani, 15 agosto, Mussolini presenziò a Pergusa l’inaugurazione e l’assegnazione delle case coloniche, assistendo al rito nuziale nella nuova chiesa di 100 coppie di sposi a ciascuna delle quali diede “in dote” una busta con 500 lire. Un gigantesco “Duce” venne scritto con il gesso sulla pendice della sponda del lago, di fronte il villaggio, dove poi nacque la Selva Pergusina. Il villaggio rurale, costruito tra il 1936 e il 1937, fu voluto dal prefetto Ascanio Marca il quale non ebbe la fortuna di vederlo ultimato perché improvvisamente deceduto, il 22 febbraio 1937, al tavolo di lavoro in prefettura. Con la visita di Mussolini, il governo fascista impegnò più risorse al processo d’ammodernamento della città capoluogo che fino ad allora era risultato lento e difficoltoso. La necessità di dotare la città di strutture adeguate al nuovo ruolo istituzionale, accelerò la realizzazione di piani urbanistici già predisposti dai tecnici comunali e provinciali.
In poco più di quattro anni, fino all’accentuarsi degli eventi bellici, la città venne dotata del palazzo del Governo, di quello delle Corporazioni (oggi Camera di Commercio), della Banca d’Italia e del Carcere giudiziario; vennero completati gli edifici pubblici quali il Dispensario antitubercolare, la Casa dell’opera nazionale maternità e infanzia, la sede della GIL, gioventù italiana del littorio, il palazzo del Fascio e del Podestà di piazza Maestro Coppola (ex chiesa di S. Giovanni), il palazzo del Genio Civile e quello dei Combattenti e reduci entrambi in via Roma. Ancor prima furono realizzati 50 appartamenti dell’Incis, (istituto nazionale case per gli impiegati statali), gli edifici scolastici di Santa Chiara e De Amicis ed infine fu ampliato, con un secondo piano, il palazzo delle poste di piazza VI dicembre, oggi sede di una nota banca. Dopo la visita di Mussolini, la città fu visitata due volte dal Re-imperatore Vittorio Emanuele III, ospitato nel nuovo Palazzo del Governo, e ancor prima dal principe ereditario Umberto di Savoia che alloggiò nella suite dell’Hotel Belvedere.
(articolo pubblicato nel libro “Enna – il filo della memoria”, dello stesso autore)