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La maleducazione

Dall’inizio del 2018 sono ventiquattro le aggressioni subite da maestri e professori.
Sul portale “Professione insegnante” è stata lanciata una petizione al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in cui si chiede una nuova legge sul tema “aggressioni a scuola”.Nella petizione si legge: “Serve una norma che istituisca e soprattutto rafforzi la figura dell’insegnante quale pubblico ufficiale, che inasprisca le pene laddove ci sono episodi di violenza conclamati, che tuteli la libertà di insegnamento e restituisca agli insegnanti un ruolo di primo piano”. Ancora: “Occorre una legge che comporti sanzioni che siano da esempio educativo per le generazioni future, serve una norma che tuteli il libero esercizio dell’insegnamento quale base per la crescita delle generazioni che verranno. Serve una legge atta a prevenire episodi del genere che si aggiungono alla non facile situazione del comparto scuola, maltrattato sul piano economico, giuridico e sociale”. La petizione ha già superato 52 mila firme.
Si è rotto il patto educativo tra scuola e famiglia, i genitori guardano di sottecchi gli insegnati e gli insegnanti sospirano insofferenti guardando i genitori. Si pretendono giovani competenti e competitivi in grado di colmare le insoddisfazioni dei genitori, che aspirano ad avere figli sistemati e di certo non dietro una cattedra, eccezion fatta per quella universitaria. L’insegnante di oggi del resto è un ibrido: custode e animatore al servizio della scuola/azienda e la scuola/azienda ha il dovere di accontentare il cliente/genitore, che ha sempre ragione anche quando si irrita per il rimprovero al bambino vivace e mai maleducato. La scuola/ azienda offre competenze per essere competitivi e se con la conoscenza non si mangia con le competenze forse e certamente i figli nostri che sono il meglio, proprio perché nostri mentre quelli degli altri sono il peggio, proprio perché degli altri, lo scarto, l’altro di cui mi interessa solo per fare il paragone cosa possono desiderare se non i nostri desideri? Adulti immersi nei social a pontificare o a curiosare, sublimi maestri perfetti sprezzanti e verbosamente autoreferenziali ; educati da cotanta borghese intelligenza i nostri figli cos’ altro potevano fare? Competere senza conoscere, per fare contenti mamma e papà nello sport e a scuola, ma la colpa non è dei nostri figli è dei loro amici, quelle cattive compagnie che hanno la colpa di tutto e il merito di assolverci da ogni responsabilità anche da quella didattico/ educativa. E’ più grave minacciare un professore o ridere e filmare per continuare a ridere dell’umiliato di turno? Anche assieme ai genitori?


Gabriella Grasso

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