La notizia che troviamo su tutti i giornali di oggi è sicuramente il veto posto da Mattarella sulla nomina del prof. Savona a Ministro dell’Economia nel governo che sarebbe dovuto nascere a seguito di un accordo tra Lega e Movimento 5 Stelle con Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Tutto saltato e ora siamo davanti ad un incarico “a scadenza” affidato a Carlo Cottarelli.
Lungi dall’entrare nel merito delle prerogative spettanti al Capo dello Stato e i vari precedenti veti imposti da questi sulla nomina dei ministri, è alquanto indubbio che la mossa di ieri non ha alcun precedente e la gravità del tutto rasenta l’inaccettabile. Perché sì, è vero che il popolo elegge il Parlamento e non il governo o i singoli ministri, ma è anche vero che ben 17 milioni di italiani avevano espresso uno “sta bene” su un governo Lega-5 Stelle e lo dimostrano i vari gazebi e i sondaggi online che i due contraenti avevano allestito per avere un giudizio da parte dei loro elettori sul loro contratto e futuro governo. Giudizio alquanto positivo anche, non nascondiamoci dietro ad un dito, sulla nomina di Paolo Savona come ministro dell’Economia, nome che era quasi diventato il “segreto di Pulcinella”. Mattarella ha, giustamente, fatto la sua mossa richiamandosi alle prerogative che gli spettano. E ogni insulto al Capo dello Stato, oltra ad essere illegale, è inutile perché cosa si ottiene insultando il Presidente della Repubblica? Cosa si ottiene dall’impeachment? A parte il fatto che è una mossa alquanto lunga e, anche stesso, non risolverebbe il grave vulnus democratico creatosi. Perché, tolto Mattarella, ne avremo un altro e un altro e un altro. Come è successo in Grecia con Tsipras e il calpestamento di un’intera sovranità nazionale. Se qualcuno in questo momento sta sbagliando è proprio l’elettore di Lega e Movimento 5 Stelle. E anche l’elettore in genere. È già sotto gli occhi di tutti l’ingerenza che l’Europa e la macro finanza ha avuto nelle elezioni del 4 Marzo e ieri non è stato altro che il culmine di tutto. Questo atto che si è consumato sotto gli occhi di tutti si chiama censura. Si chiama censura di chi la pensa diversamente. Censura di chi vorrebbe attenzionare, per migliorare non per chissà quale spirito incendiario, la convivenza tra gli stati europei. Perché, parliamoci chiaro, aldilà dei teoremi macro e microeconomici, nell’economia reale del popolino dal reddito medio basso che cosa si percepisce dell’Unione Europea? Si percepisce la figura di una matrigna, pronta a castigare l’Italia in tutto. Una matrigna che mette vincoli di bilancio. Una matrigna che ci aspetta con sanzioni dietro l’angolo. Una matrigna che guida il nostro pensiero attraverso strumenti economici che potrebbero far spaventare i grandi investitori, mica i piccoli. Nel 2011, siate sinceri, qual grande male vi ha arrecato lo spread a 600 e passa punti? Forse la malattia più grave è stata avuta con lo spread più basso e un governo tecnico con Mario Monti. E chi oggi parla di democrazia e si riempie la bocca con questa parola, proprio oggi dovrebbe mostrare solidarietà nei confronti di questi 17 milioni di persone che hanno visto il proprio assenso (non chiamiamolo voto perché se no ci attaccano su un pro forma sul fatto che il popolo, come detto, elegge il Parlamento e non il Governo) a questa intesa “giallo-verde”. Poi possiamo chiamarli populisti e possiamo imputargli tutto il male del mondo, ma essendo in democrazia la maggioranza sceglie e la minoranza deve rispettare il risultato. Chi oggi vince democraticamente e si riempie la bocca di elogi sperticati per la democrazia per poi calpestarla se democraticamente perde non è assolutamente serio. Sono lontano dalle posizioni del M5s e della Lega, ma al loro elettorato do piena solidarietà. Ora tocca a quell’elettorato farsi sentire, assieme a quanti, pur non condividendone le idee, sono rimasti alquanto scossi da questa forte ingerenza europea e finanziaria: se si odia veramente questo tipo di Europa, di finanza e di politica bisogna protestare contro questo tipo di Europa, di finanza e di politica (che non significa necessariamente uscirne). Tempo fa si scendeva nelle piazze e gente è anche morta per la difesa delle proprie idee e convinzioni. La protesta via Facebook o via rete vi sembra abbastanza? L’indignazione vi sembra abbastanza? Diceva un poeta che se un uomo ha delle idee e non è pronto a morire per esse o sono quelle idee a non valer nulla o a non valere nulla è quell’uomo.
Alain Calò
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