In questi mesi, dal 4 marzo in poi (ma già da prima intravedevamo qualcosa), stiamo assistendo ad una folgorante ascesa della Lega nei consensi. Giorni fa abbiamo visto che a Pontida, nello storico ritrovo leghista, diversi cittadini, provenienti da tutta Italia (e anche dal Sud) hanno riempito il “pratone verde” per assistere, estasiati, al discorso del loro “capitano” Matteo Salvini, attuale segretario federale del Partito, nonché Vicepremier e Ministro dell’Interno nel Governo Conte. La presenza di diversi Presidenti di Regione, tra cui quello della Regione Sicilia Nello Musumeci, afferenti all’area del centro-destra, sta a configurare, in linea di principio, una Lega che da partito locale che difendeva, sin dalle sue origini, gli interessi del Nord (con spiccato razzismo verso i Meridionali) si è trasformata in partito di stampo nazionale, nonché primo rappresentante dell’area del centro destra. La domanda pare lecita. È così? In linea di principio, per come detto, la Lega (anche con quel formalismo di aver tolto la parola “Nord” dal simbolo) rappresenta una forza sovranista, nazionalista, conservatrice… insomma: di destra. Evitiamo la terminologia “fascismo”, perché tale termine è buono solo alla sinistra che ancora non ha capito che bollare come fascismo tutto ciò che è diverso da lei non solo è per la stessa sinistra un qualcosa di deleterio (e infatti si vedono i consensi) ma è una forma di censura e prendere in giro gli elettori stessi (del tipo “o la pensi come me, oppure sei un fascista e non meriti di parlare perché non capisci nulla”). Molte idee espresse da Salvini sono anche ampiamente condivise e condivisibili. E il suo agire, alla fine, rispecchia una certa “serietà” di pensiero. Perché, parliamoci chiaro, aldilà della Lega: riuscire a bloccare il flusso di clandestini sarebbe qualcosa di buono per la nostra Nazione, evitando così un’invasione dichiarata che ormai sono i numeri a mettere sotto l’occhio di tutti. Il ripristino di determinati valori, quale la centralità della famiglia “normale” (perché, è inutile prenderci in giro, non è qualcosa di, definiamolo “senso comune”, un’unione tra due persone appartenenti allo stesso genere) e quindi l’abolizione totale del gender rimetterebbe un po’ di ordine nella coscienza di noi tutti e manterrebbe la sacralità e la dignità (da non intendersi qui come religione, ma in senso civile) della vita umana. Sarebbe anche opportuno, come si è detto in campagna elettorale, una forte presa di posizione sull’Islam o tutte le altre religioni i cui adepti stanno legando la loro fama a fatti esecrabili, magari arrivando, perché no, anche alla censura delle stesse, senza però, comunque, sfociare in una forma di razzismo, rimanendo nella semplice condanna (e nei fatti è una condanna) di un certa fascia di persone che porta alle estreme conseguenze un tipo di forma di credo che predica l’odio e l’uccisione, nonché pratiche ritenute nel nostro stato fuorilegge (non stiamo quindi applicando un principio razzista, ma semplicemente la legge). Anche in campo economico la flat tax è sicuramente di gran lunga migliore di un reddito di cittadinanza, in quanto diminuendo le tasse e il cuneo fiscale, aumenterebbero i consumi (nonché, paradossalmente, il gettito, e qui esiste una teoria ben precisa, riassunta nella famosa “Curva di Laffer” e applicata nell’America reaganiana) e la predisposizione delle aziende ad assumere nuova forza lavoro, instaurando quindi un circolo virtuoso di arricchimento totale della società (e precisiamo che a nobilitare l’uomo è il lavoro e non lo stipendio). La salvaguardia del made in Italy, delle piccole realtà e dell’identità nazionale è inoltre un qualcosa che non dovrebbe essere predicato, ma già presente nel nostro DNA (senza radici un albero muore… come può un uomo sopravvivere, anzi esistere, nel senso di “essere lui”, se non ha dietro di sé un passato?). Quindi praticamente, in linea di principio (per come detto), una destra che persegue questi fini è essenziale e auspicabile per l’Italia, anche e soprattutto nell’ottica di una dialettica politica e di un controbilancio ad una sinistra (quando ritornerà ad essere sinistra). Il problema sta però alla base, per quanto riguarda la Lega. Perché sì, quanto detto sono principi difesi dal Carroccio, ma qualcuno ha sentito le parole espresse in questi giorni da Umberto Bossi, fondatore della Lega, riferendosi ai meridionali presenti a Pontida? Non sono state parole lusinghiere, dato che ha accusato il Meridione di essere presente solo per farsi mantenere. Intanto, caro Senatur, non se la prenda a male: se il Nord è ricco è grazie allo scippo che negli anni è stato perpetrato ai danni del Sud. Se il Nord è ricco è grazie ad un Garibaldi, persona sulla cui figura andrebbe aperto un grosso dibattito, che, aiutato da chissà chi, ha invaso e conquistato uno Stato sovrano, che batteva il Piemonte sia nella ricchezza che nella tecnologia (ricordiamo, a titolo di esempio, che la prima ferrovia in Italia è stata la Napoli-Portici). Quindi, quando si parla del Sud, cortesemente, si abbia quantomeno la dignità di stare in silenzio, se proprio odiate farvi definire, almeno per una volta, persone intelligenti chiedendo finalmente scusa per quanto il Nord ha fatto nei confronti del Sud e per quanto razzismo la Lega ha riversato nei poveri Meridionali che, cornuti e bastonati, emigravano dal Sud verso il Nord per colpa dello stesso Nord. Ecco dove volevo arrivare. Vuole Salvini rappresentare una destra nazionale? Esca dalla Lega! O meglio… elimini la Lega. Elimini Alberto da Giussano. Elimini quel simbolo. Cambi completamente nome e riformuli il partito. Con una nuova e vera classe dirigente nazionale. Le idee, quelle espresse a livello nazionale e come abbiamo noi riportato per una destra sovranista, sono conformi proprio ad una destra sovranista. La strada, come è stata scelta dagli italiani, è giusta (intendendo con “giusto” non tanto un giudizio personale ma una presa d’atto del consenso del popolo sovrano). Ma non può e non merita di condurla la Lega. Perché il suo passato è quello rappresentato da Umberto Bossi. Faccia i conti con la sua storia, anche chiedendo scusa (chiedere “scusa” può essere a volte un atto di grandezza) per gli errori commessi. Solo così, anche con Matteo Salvini capo, possiamo annoverare nella scena politica una vera destra nazionale e degna di rappresentare i propri elettori. Anche quelli Meridionali.
Alain Calò
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