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Medici italiani si oppongono al suicidio assistito perché il loro compito è salvare la vita

Nel silenzio della politica si sente solo la voce della Consulta che ritiene NON colpevole chi agevola il suicidio assistito. La Chiesa si è indignata e anche la classe medica, ma fra i medici ci sono anche quelli che fraintendono la parola vita, rifiutando di salvarla se è indegna perché economicamente o politicamente insignificante; che applaudono a decreti e apologie xenofobe; che non praticano l’aborto in pubblici ospedali per farlo in cliniche private, costose e poco sicure; che agiscono con superficialità, negligenza e arroganza per il proprio interesse e contro quello del malato e allora? La legge non c’è ancora, ma da oggi è più vicina. Nel 2018 la presidenza del Consiglio aveva chiesto e ottenuto che la Corte sospendesse il giudizio per permettere al parlamento di legiferare sul tema, ma quest’ultimo ha fatto scadere il tempo senza intervenire. La non punibilità è subordinata “al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017) e alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del Servizio Sanitario Nazionale, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente”. Cosa faranno i medici? Agiranno da uomini corretti e responsabili?

Gabriella Grasso

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