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Gesù: il grande assente del Natale

Eppure a Natale è nato Gesù. Tra polemiche ridicole sul presepe nelle scuole e nei luoghi pubblici, e il timore di offendere atei, agnostici, stranieri, liberi pensatori, è il senso primario della sacralità del Natale. Gesù è il grande assente di questa festa, l’innominato. Al centro ci sono i sogni, le speranze, i regali, la festa, gli auguri ipocriti e vuoti di significato.
Ci vergogniamo di ciò che siamo ed evitiamo di chiederci chi eravamo.
Natale esiste in Italia, in Europa, in Occidente. Le nostre civiltà si possono includere solo a partire da radici e tradizioni che hanno oltre il duemila anni e si rispecchiano negli effetti di quella nascita dimenticata. Rinunciarvi non è solo un’apostasia religiosa, ma gettare nell’immondizia necessaria l’identità nostra.
Nell’era del rifiuto e dell’assenza, fa paura la chiusura al sacro, alla trascendenza, all’attribuzione di una direzione alle nostre esistenze.
Abbiamo fatto entrare in casa i diavoli e gli scheletri di Halloween e abbiamo chiuso le porte a Gesù Bambino, eliminando dalla festa di Natale ogni riferimento alla sua nascita. Preferiamo fare spazio a Babbo Natale.
Pensare che i dogmi dei secoli passati non servano nel presente è come pensare che una filosofia sia valida per gennaio, ma non per febbraio.
Siamo sempre più convinti che nulla sia vero, solo ciò che si tocca. Recuperiamo il senso della trascendenza!

(“Lo stupore dinanzi al sacro è la vibrazione più umana che esista nel cuore dell’uomo”.
Goethe).

Valentina La Ferrera

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