Dalla Regione Siciliana un “bella” pubblicità sessista. Non tanto in quanto intende prescrivere dosi giuste – ammesso che ce ne siano – di alcool per una donna. È sessista in quanto “le dosi giuste” con i bicchieri che diventano esplicitamente scollatura e tette, sottintendono che ci sia una “misura giusta” anche per quelle. Vado oltre. Non solo è inqualificabile il pretendere – da parte di chicchessia – che ci sia una misura “giusta” per le donne, di vino di tette e di scollatura (per cosa? per piacere? per essere accettate in quanto donne? e via dicendo?) – ma diventa un messaggio oltremodo pericoloso in quanto da qui si arriva dritti dritti al “se l’è cercata” nel caso vengano superate tali certe misure, di vino di tette e di scollatura. Abbiamo voglia a riempire le strade di scarpette e panchine rosse, se lasciamo passare cose come questa…
Andrebbe immediatamente ritirata (per fortuna cosa già fatta!)e sostituita con una informazione corretta sui consumi consigliati di alcool, indirizzata a tutti, uomini e donne, anche in base a età, peso corporeo, condizioni fisiche etc.
Cinzia Farina
Quanto costa, chi l’ha autorizzata e come è stato scelto chi ha curato la “creatività” della campagna di comunicazione istituzionale della Regione Siciliana contro l’abuso di alcool, ritirata dal web poche ore dopo la pubblicazione perché accusata da più parti di essere sessista e volgare?
Lo chiede, con una interrogazione urgente al Presidente della Regione Nello Musumeci e all’Assessore per la Sanità Ruggero Razza, il deputato regionale Claudio Fava.
Nel suo atto ispettivo, Fava sottolinea che la campagna è stata diffusa tramite il sito internet www.costruiresalute.it che risulta essere finanziato con fondi comunitari del PO FESR 2007-2013, segnatamente con l’azione 7.1.2 F. “Tale sito – scrive Fava – dovrebbe consentire, nella ratio originaria, la partecipazione civica, la corretta comprensione delle decisioni amministrative e la promozione di scelta consapevole in merito agli stili di vita individuali”.
I risultati raggiunti sembrano però essere ben diversi se, a meno di 24 ore dal suo lancio online, è stata ritirata perché sommersa di critiche, la campagna contro l’abuso di alcool, per cui è stata utilizzata un’immagine con il volto di una donna con due calici di vino a raffigurarne il seno, che ha sollevato sdegno e molteplici proteste.
Sottolineando che non è la prima volta che l’Assessorato incappa in questi “incidenti”, Fava ha quindi chiesto di sapere quale sia il costo complessivo delle campagne di promozione di corretti stili di vita realizzate dall’assessorato regionale alla salute; quale sia il costo specifico della gestione del sito costruiresalute.it e delle collegate pagine social; quale sia, e con che modalità sia stata selezionata, la struttura incaricata della creazione dei contenuti visivi per le campagne di sensibilizzazione promosse dall’assessorato; quale sia il costo, complessivo o articolato per le singole campagne, della realizzazione dei contenuti visivi associati alle campagna di promozione; se tali contenuti visivi siano stati valutati ed eventualmente autorizzati dall’Assessore o da un suo delegato.
Infine il deputato regionale ha chiesto di sapere “quali strumenti si vogliano prendere al fine di prevenire la diffusione di ulteriori immagini degradanti ed offensive”.
“La tempestività con cui è stato rimosso il manifesto contro l’abuso di alcol da parte delle donne non mitiga le pesanti responsabilità in capo all’assessore alla Salute per un scelta sessista e di pessimo gusto”: lo dice Elvira Morana, responsabile Cgil Sicilia per le le politiche di genere. “Queste azioni- aggiunge- confermano che il contrasto alla violenza di genere è solo di facciata mentre in realtà si è lontani anni luce da una concreta volontà di contrastare discriminazioni, stereotipi, abuso di potere, tutte cose alla base di questo triste fenomeno”. La Cgil Sicilia chiede alla consigliera regionale sulle pari opportunità di “esprimersi nel merito e di farsi garante di campagne pubblicitarie che abbiano alla base il rispetto delle donne”.
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