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Enna e Caltanissetta riprendano il dialogo

Enna e Caltanissetta riprendano il dialogo
di Massimo Greco

L’edizione “Terra Madre Salone del Gusto” di Torino del settembre 2016 fu l’occasione per esporre, in un’unica vetrina, peculiarità e prodotti tipici locali delle città di Enna e Caltanissetta. Questa iniziativa fece seguito a quella dell’8 marzo 2016, in cui i Sindaci di Caltanissetta, San Cataldo, Delia, Serradifalco, Riesi, Bompensiere, Marianopoli, Santa Caterina di Villarmosa, Mussomeli, Mazzarino, Acquaviva Platani, Enna e Centuripe sottoscrissero una pre-intesa istituzionale al fine di predisporre una pianificazione strategica di “area vasta” fino al 2020, anche in vista di un più efficiente impiego delle risorse europee destinate alla valorizzazione del patrimonio culturale. Nell’aprile del medesimo anno, alla presenza del Segretario generale di “Mecenate 90”, venne sottoscritto dai Sindaci di Enna, Caltanissetta ed Agrigento, un protocollo d’intesa per la redazione di un piano strategico finalizzato a promuovere lo sviluppo socio-economico del territorio attraverso l’uso degli stanziati fondi europei. Si costituì pure un coordinamento guidato da quattro Comuni, due del nisseno (Mussomeli e San Cataldo) e due dell’ennese (Aidone e Catenanuova). In quella occasione fu pure avanzata la proposta di proporre all’Assemblea Regionale Siciliana l’inserimento di un “sistema integrato di aree vaste delle zone interne” nel nuovo ordinamento dell’ente intermedio siciliano. L’ultima occasione, in ordine di tempo, di un’azione congiunta dei Sindaci di Enna e Caltanissetta si registra in occasione della sottoscrizione, nel mese di aprile 2016 dei “Patti” per le città metropolitane di Catania e Palermo a cura del Presidente del Consiglio dei Ministri Renzi. In detta occasione, i due Sindaci trasmisero un documento congiunto in cui si evidenziava la necessità di sostenere anche quei territori che per la loro collocazione potevano sviluppare un proprio “Patto territoriale” caratterizzato dal protagonismo delle rispettive comunità locali.
Da allora non solo nessun impegno è stato rispettato, ma l’argomento “aree interne” non è stato più affrontato, quasi a volerne esorcizzare la gravità. Eppure le due province, accomunate dalla medesima patologia, sono destinate alla progressiva desertificazione istituzionale, sociale ed economica. Verosimilmente è ormai tardi e lo spopolamento delle aree interne sembra un processo inarrestabile, ma una classe dirigente degna di questo nome non può rassegnarsi all’emigrazione costante dei propri giovani senza nenanche tentare un strategia di difesa.

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