Sul servizio idrico tentar non nuoce
di Massimo Greco
In occasione della liquidazione dell’ente acquedotti siciliano, l’eclettico legislatore siciliano c’ha provato ancora a frammentare la gestione del servizio idrico integrato, e, tutto sommato, ha fatto bene a farlo visto che per il cugino servizio integrato per la gestione dei rifiuti gli è pure andata bene. I più attenti ricorderanno che nell’anno 2013, grazie all’omessa impugnativa del Commissario dello Stato (figura poi provvidenzialmente soppressa dalla Corte Costituzionale il successivo anno 2014), il legislatore regionale riuscì ad introdurre la possibilità per i Comuni di gestire autonomamente il servizio per la raccolta dei rifiuti. E così fù, tutti i Comuni dell’isola, scottati dalla distrastrosa esperienza della gestione integrata per ambito territoriale ottimale, reinternalizzarono il servizio, annullando in un solo colpo i principi economici sottesi alla gestione integrata e per ambito territoriale ottimale dei rifiuti.
Meno fortuna ha invece avuto il servizio idrico, visto che per ben due volte la Corte Costituzionale si è messa di traverso, acclarando il contrasto con la normativa del Codice dell’Ambiente che sancisce il principio di unicità della gestione del servizio idrico integrato, indicando con precisione i casi in cui sono consentite le gestioni comunali autonome, ed escludendo la possibilità che altre gestioni comunali permangano. Le conclusioni a cui è pervenuto il giudice delle leggi sono state confermate dallo stesso anche di recente, dichiarando illegittimo un altro tentativo dello stesso legislatore regionale di consentire lo svolgimento della gara per l’affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale singolarmente per ciascun comune e non, come prescritto dalla normativa statale, per ambiti territoriali minimi di dimensione sovracomunale.
Morale della favola, per due servizi pubblici locali a rilevanza economica (gas e risorse idriche) è prevalsa la ragion di Stato, per quello legato al ciclo dei rifiuti ha avuto la meglio l’algoritmo pirandelliano di “uno, nessuno e centomila”.