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Pure il terremoto ci voleva

Il 2020 ci ha regalato contagi, morti e disagi. La solitudine e la paura. La rabbia e la consapevolezza. La povertà e le sigle, che hanno connotato il linguaggio catodico e dunque comune. MES, DPCM, SarsCov-19, AIFA, OMS, ISS, PCS, PDI, RSA, R0 e RT e poi ancora PEC e SPID. E la DaD e il CTS. Il governo della trasparenza si è barricato dietro le sigle e gli acronimi brandendo numeri, percentuali e dati che servono all’occorrenza per impaurire o rassicurare.
Un anno difficile è stato questo 2020. Un anno che ancora ci regala emozioni e soprese. Un anno di imprevisti e prevedibilissime influenze stagionali. Un anno di virus e varianti del virus, di nemici e di untori.
La sanità pubblica ha mostrato tutta la sua fragilità al punto che manco il prevedibile ha previsto. La politica anche. E ieri sera mentre parenti e amici si salutavano, cenando insieme in attesa del nuovo lockdown, il terremoto. Una scossa di magnitudo 4.4 nella costa ragusana. L’epicentro è stato localizzato a 30 chilometri in mare tra Gela e Santa Croce Camerina. La terra ha tremato per una decina di secondi e il sisma è stato nettamente avvertito nel Ragusano, nel Siracusano e nel Catanese; in tutta Sicilia, molte persone hanno passato la notte fuori dalle proprie abitazioni, nei punti di raccolta, che in molti paesi esistono solo sulla carta e non sono adeguatamente indicati perché quest’anno l’inefficienza amministrativa non ci ha risparmiato niente. Fortunatamente Santa Croce Camerina non si è sbriciolata altrimenti la colpa sarebbe stata dell’abusivismo siculo e gli aiuti per la ricostruzione sarebbero andati alle verande delle rogolarissime baite del Nord.

Gabriella Grasso

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