LO ZAFFIRO DEI NEBRODI
di Salvatore Giordano
Numerosi sono i centri dell’ Ennese che vantano chiese con una torre campanaria alla cui cima vi è una cuspide maiolicata. Giusto per citarne qualcuna tra le più belle ricordiamo le cuspidi maiolicate di tre chiese in Agira, Sant’Antonio da Padova, Abbazia di san Filippo e Sant’Antonio Abate, o quella della Chiesa Madre di Gagliano Castelferrato, o ancora quella della Chiesa del Carmine di Troina, sino a giungere alla cuspide della Cattedrale di Nicosia oggi non più maiolicata. Tra queste anche Cerami possiede una cuspide maiolicata ed anche abbastanza particolare. Le cuspidi maiolicate sono “segni vistosi di una monumentalità povera ed espressione di antichi saperi costruttivi in grado di coniugare un’originale concezione statica con la tradizione decorativa dai forti toni coloristici”, che, poste sulla sommità dei campanili nei centri urbani siciliani, catturano lo sguardo grazie alla loro conformazione ed al vivace carattere cromatico, fino ad assumere un ruolo formalmente condizionante, non solo per la fabbrica a cui sono annesse, ma per l’intera area urbana circostante (Giovanni Fatta e Calogero Vinci, Arte del Costruire).
La torre campanaria della Chiesa Madre di Cerami, separata dal corpo della chiesa, ha in cima una cuspide maiolicata che si diversifica rispetto alle già citate per almeno due principali caratteristiche: intanto appartiene alla tipologia di cuspidi dette a cupola, quindi va lontana dai modelli a cono menzionati e poi non è ricca di scandole di vari colori, ma ne predilige cromaticamente due, il blu e il bianco, alternandoli con motivo compositivo di linee spezzate verticali a zig-zag. Essa come una pietra preziosa posta a coronamento della parte più alta di Cerami e al di sopra di tutto il centro storico, costituisce un elemento caratterizzante dell’intero centro urbano, ponendosi come uno zaffiro tra il verde dei monti Nebrodi.
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