giovedì , Luglio 4 2024

A Troina non piace la collacazione della statua di padre Luigi Ferlauto

TROINA. Il cortile dell’ex edificio scolastico Angeli come sito dove è stata collocata dal comune la statua di padre Luigi Ferlauto, non piace a tanti perché non è ben visibile. Sui social sono in molti che ci tengono a farlo sapere. In buona parte, quasi tutti, sono dipendenti ed ex dipendenti dell’Oasi Maria SS, che l’avrebbero vista meglio fuori dal cortile, sulla via Conte Ruggero nell’angolo dove inizia la scalinata per entrare nel cortile, proprio di fronte l’ingesso centrale dell’Oasi Maria SS. Ad aprire la lunga serie di prese di posizione sull’argomento è Pinuccia Siciliano che, pur apprezzando il fatto che l’amministrazione comunale abbia volto rendere omaggio alla memoria di Ferlauto scomparso nel 2017, ritiene che “l’attuale collocazione non valorizzi a sufficienza la figura di una persona che ha dato tanto alla comunità”. Salvatore Vasquez la pensa come Siciliano: “la statua andava messa avanti la porta dell’Oasi, nell’angolo adiacente la scalinata”. Inoltre auspica che la statua sia rimossa dal cortile dell’edificio Angeli per essere collocata ai piedi della scaletta davanti la porta dell’Oasi. Ci sono anche di commenti ironici come quello di Danilo Lo Castro Polizzi che confronta il sito scelto per la statua di Ferlauto con il sito dove è collocata la statua di Lucio Dalla: “Ovvio la priorità ce l’ha Lucio Dalla, originario troinese, in piazza Conte Ruggero”. Sulla stessa lunghezza d’onda è Salvatore Linguanti, al quale piace la statua di Ferlauto, ma ci tiene a dire: “Mi dispiace solamente che si è data più importanza a Lucio Dalla, che non c’entra niente con la nostra cittadina, e nel centro più importante e bello del paese”. Per dare maggiore visibilità alla statua, alcuni come Silvio Cerro e Antonio Cipria, propongono di spostarla all’ingresso della Cittadella dell’Oasi. A distanza di sette anni dalla sua scomparsa si parla pubblicamente di padre Luigi Ferlauto per il sito dove l’amministrazione comunale ha collocato alcuni giorni fa la statua che lo rappresenta. Se ne torna parlare ricordando gli effetti prodotti in termini di occupazione dalla realizzazione delle iniziative soprattutto nel campo dei servizi sociosanitari in favore dei disabili. Manca ancora una seria e approfondita riflessione sulla sua figura e sull’impatto che hanno avuto le sue realizzazioni nelle trasformazioni della società troinese. Di lui hanno scritto molti. Anch’egli ha scritto libri autobiografici pubblicati dalla casa editrice “Città Aperta”, che aveva fondato e dopo alcuni anni chiuso. Di Ferlauto e dell’Oasi Maria SS si parla, in termini non benevoli, anche in uno romanzo di fantapolitica “Agave” di Massimo Felisatti e Andrea Santini pubblicato dalla Rizzoli nel 1981. Dell’Oasi Maria SS, così com’è oggi con le sue attività e con i suoi 700 circa dipendenti, il paese di Troina ne ha tratto dei vantaggi, nel senso che a molti troinesi ha risparmiato l’esperienza dell’emigrazione, che per molti è senza ritorno. Senza l’Oasi Maria SS, Troina starebbe peggio. Ma nonostante l’Oasi Maria SS, continua e non si arresta l’emigrazione, soprattutto quella giovanile qualificata. L’Oasi Maria SS, fondata da Ferlauto nel 1953, ha avuto l’effetto di assecondare e accelerare quella transizione della società troinese da paese ad economia rurale con una rigida stratificazione sociale dominata dalla borghesia agraria contraria od ogni innovazione e miglioramento delle condizioni di vita delle classi popolari a paese post industriale con una stratificazione sociale molto semplificata caratterizzata dalla presenza di un ampio ceto medio dei servizi. A segnare quel passaggio sono stati gli anni della costruzione della diga 1949-1952 in cui circa 2000 contadini poveri e braccianti troinesi si trasformarono in operai edili sperimentando condizioni di lavoro simili a quelli della grande industriali con orari di lavoro regolari e salari pagati regolarmente con cadenza quindicinale o mensile. Fu per Troina un periodo d’oro di piena occupazione. Finiti i lavori della costruzione della diga Ancipa, molti di quegli operai trovarono un’occupazione nei cantieri per la costruzione delle imponenti strutture dell’Oasi. Tanti altri dovettero comunque imboccare la strada dell’emigrazione. Via via che l’Oasi cresceva espandendo i servizi socio-sanitari erogati in favore dei disabili e creando quell’ampio ceto medio la cui presenza caratterizza una società post industriale a prevalente economia terziaria.
Silvano Privitera

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