Prima ancora di capire cosa stia succedendo siamo stati investiti dagli sgraditi effetti. Ieri si era sparsa la voce che i benzinai non sarebbero stati più riforniti e sembrava il solito allarme per mettere in fila i soliti ansiosi e invece, chi ha preso la cosa sottogamba, per esempio oggi a Piazza Armerina, già di prima mattina ha trovato le pompe a secco! È stato il primo avviso di quello che sta succedendo in gran parte della Sicilia, al di là della nostra provincia dormiente; ma se, per cercare di capire, provi a vedere un telegiornale, il solito tg a cui sei abituato, resti deluso perché nessuno ne parla, anzi ti si dice che i benzinai hanno deciso una serrata di 7 giorni che sarà messa in opera prossimamente! Cominci a sintonizzarti sulle televisioni locali e a cercare sul web e allora sei inondato da una mole enorme di informazioni. La protesta siciliana non fa notizia sui media nazionali, ma perché stranirsi se neppure i politici siciliani se ne sono accorti o fanno finta di non accorgersene? Infatti nessuno ha sentito il bisogno di degnarli di una parola di solidarietà, tranne qualche rappresentante dell’MPA e di Forza nuova che si sono presentati ai presidi facendo gridare allo scandalo e sguinzagliando i soliti investigatori per scoprire chi c’è dietro, nel tentativo di sminuire il movimento che in un solo giorno già ha messo in ginocchio la distribuzione di carburante in tutta la Sicilia! E allora di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di un movimento che nel giro di pochi giorni si è costituito non per parlarsi addosso, come siamo abituati tutti a fare, ma per mettere in atto immediatamente una serie di azioni, un colpo allo stomaco che ci costringa a svegliarci e a guardarci intorno.
È del 5 gennaio il primo comunicato che annuncia la nascita di “Forza d’urto” “un’aggregazione spontanea di gruppi di cittadini siciliani che si sono messi insieme per rivendicare i propri diritti”. Vi aderiscono gli autotrasportatori dell’Aias, il “Movimento dei Forconi”, i rappresentanti del mondo della produzione agricola, dei pescatori, degli indignati e tantissimi altri. Nello stesso comunicato annunciano che “la prima iniziativa del Movimento sarà il blocco totale del trasporto in Sicilia che avverrà dalla mezzanotte di lunedì 16 alla mezzanotte di venerdì 20 gennaio”. E Mariano Ferro, il leader dei Forconi, spiega che l’appello “è rivolto a tutti i siciliani che vogliono combattere la politica corrotta e incapace, i sindacati imbelli, le associazioni finte, il caro carburante, le cartelle esattoriali con tassi da usura, l’arroganza delle banche, la burocrazia cieca e ottusa. Per tutto questo invitiamo autotrasportatori, agricoltori, allevatori, imprenditori, commercianti, studenti, indignati e affamati a partecipare”. Ma nessuno li ha presi sul serio finché oggi non ci è ritrovati senza la preziosa e carissima benzina, noi tutti che ormai senza macchina non sappiamo e non possiamo vivere!
E da domani se il gasolio manca anche per gli autobus che ne sarà delle migliaia di pendolari? In strada, soprattutto nel siracusano, nel ragusano, nel catanese, nell’agrigentino, ci sono agricoltori, pastori, autotrasportatori, commercianti, pescatori. Tutti insieme per chiedere la defiscalizzazione dei carburanti e dell’energia elettrica e l’utilizzo dei fondi europei per lo sviluppo, per risolvere la crisi dell’agricoltura e il blocco delle procedure esecutive della Serit, l’agenzia siciliana di riscossione dei tributi. “Occuperemo – e così sta avvenendo- luoghi strategici e simbolici in tutta la regione: snodi autostradali, porti, raffinerie, aeroporti, banche e sedi della Serit”, aveva annunciato Mariano Ferro. “Vogliamo scrivere una pagina nella storia della Sicilia. Siamo stanchi di false promesse. Della politica che non dà risposte. Vogliamo che la gente torni a manifestare la sua indignazione e la sua voglia di cambiamento. E che il governo di Palermo ci ascolti”. Lo spontaneismo dell’azione ha richiamato alla memoria i Vespri Siciliani, si è parlato di Nuovi Vespri, con un po’ di retorica speriamo; ricordiamo che nel 1282 i siciliani furono capaci in pochi giorni di liberarsi dei francesi con un coraggio e una determinazioni che non hanno mai più saputo dimostrare! Sul web si affollano le comunicazioni di ciò che sta avvenendo in tutta la Sicilia; qualche ora fa su Facebook, una fonte attendibile postava questo comunicato “Messina – blocco totale delle merci che arrivano dall’Italia – nell’arcipelago siciliano non entrano merci industriali italiane da 24 ore – dalla Sicilia non escono alimenti agricoli, pescato e raffinati del petrolio tramite gommato via traghetti statali e privati. Nessun camion, tir, autobotte, cisterna, container su gomma può attraversare Tremestieri e Villafranca, passano solo auto private, ambulanze e bus pubblici. Non passano neanche i furgoni delle Poste Italiane e qualsiasi furgone che trasporti merce”.
Che la situazione sia ormai molto critica lo dimostrano anche le prese di posizione di tutte le associazioni di categoria che pur condividendo i motivi della protesta sono però contrarie alla serrata. Confagricoltura: “Rischiamo conseguenze irreparabili. C’è il serio rischio che buyer e grande distribuzione rinuncino ad approvvigionarsi dei prodotti isolani, con conseguenze disastrose e irreparabili per le aziende produttrici”. Coldiretti regionale : “Il blocco dei tir sta provocando danni ingenti agli imprenditori agricoli siciliani. Milioni di euro di merci rischiano di non arrivare a destinazione con perdite che nessuno risarcirà”. Cia e Codacons: “Stop ai blocchi, intervengano le autorità. Lo sciopero e il conseguente blocco impediscono la circolazione non solo delle merci ma anche delle persone e stanno creando notevoli difficoltà allo spostamento dei cittadini, ottenendo l’effetto di penalizzare ulteriormente la Sicilia, la sua fragile economia e in particolare la commercializzazione dei prodotti agricoli siciliani”
Fita-Cna: “Fermo dannoso e inopportuno”. Secondo le varie associazioni degli artigiani “il governo regionale deve impegnarsi su alcuni punti: abolizione del ticket per l’attraversamento di Messina; immediato avvio dei lavori per l’adeguamento e ammodernamento della rete viaria; sblocco dei fondi destinati al credito agevolato per gli autotrasportatori trasferendo immediatamente l’intero importo, pari a oltre 14 milioni di euro, alla Crias; abolizione di tutte le addizionali regionali che al momento gravano sulle imprese di autotrasporto e che sono penalizzate rispetto alle imprese delle altre regioni del paese; realizzazione immediata del fondo annunciato dall’assessore all’Economia Armao affinché il prezzo del gasolio siciliano venga realmente calmierato allineandolo almeno alla media nazionale”.
Ma i movimenti e i singoli aderenti a Forza d’urto hanno deciso che fosse giunto il momento di dire basta, sembra che non si fidino più di chi finora ha preteso di rappresentarli, non si fidano delle associazioni di categoria, dei sindacati e soprattutto non si fidano assolutamente dei politici; i loro leader in tutte le sedi hanno precisato che non permetteranno a nessuno politico di mettere il cappello sulla protesta. Sono più di cento i presidi disposti nell’isola ma lo slogan è uno solo: uniti contro “una classe politica corrotta e nepotista e una burocrazia super retribuita complice dello sfascio della economia”.
Franca Ciantia
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