Dopo il trionfo della verdiana “Aida” al Teatro Greco di Siracusa, il regista e scenografo Enrico Castiglione coglie un altro clamoroso successo al Teatro Antico di Taormina con il dittico “Cavalleria rusticana” e “Pagliacci”, che ha inaugurato la stagione lirica nella Perla Jonio all’insegna del verismo musicale, con due capolavori tra i più conosciuti e amati dal grande pubblico e perciò più difficili da realizzare per non deluderne le aspettative. In ciò Enrico Castiglione si conferma artista di caratura internazionale capace di interpretare al meglio i segni dei tempi, muovendosi con ispirata creatività tra tradizione e innovazione.
Lo conferma il folto pubblico che ha tributato autentiche ovazioni: ed è ormai la settima estate che Enrico Castiglione realizza al teatro Antico allestimenti operistici che hanno assicurato alla Città del Centauro una straordinaria promozione di respiro intercontinentale, grazie alla trasmissione in mondovisione delle sue spettacolari messinscene.
Le due produzioni, realizzate dalla Fondazione Festival Euro Mediterraneo, arricchiscono il cartellone di Taormina Arte, inaugurando la sezione “Musica & Danza”, di cui Enrico Castiglione è direttore artistico. A partire dal 2015, il regista romano di origini siciliane sarà anche direttore artistico dell’’Opera di Hangzhou, tra le più prestigiose della Cina e fiore all’’occhiello di una delle città più popolose del paese, con oltre otto milioni di abitanti. Promuovendo un significativo gemellaggio, Castiglione ha invitato a Taormina la Hangzhou Philarmonic Orchestra e il suo direttore stabile Yang Yang a fare rivivere le celeberrime partiture di Pietro Mascagni e Ruggero Leoncavallo: ed è la prima orchestra cinese che viene in Italia ad eseguire l’’opera italiana. Un primato e una collaborazione rilevantissimi per la Perla dello Jonio, instaurata grazie al credito internazionale di Enrico Castiglione e sottolineata dalla presenza in città di un’importante delegazione di imprenditori cinesi, guidata dal presidente dell’’Orchestra, Deng Jing Shan.
“Cavalleria rusticana” e “Pagliacci” si replica domani lunedì 4 agosto alle 21,30. Un successo annunciato che darà ancora una volta modo di applaudire gli splendidi allestimenti firmati da Enrico Castiglione, due autentici gioielli sotto l’’aspetto registico e scenico, arricchito dai bellissimi costumi di Sonia Cammarata. Gran merito va anche alla notevolissima performance musicale di cantanti, orchestra e coro da accomunare in un’unica lode.
Il superbo cast vocale è del resto formato da autentici specialisti, applauditi nei maggiori palcoscenici lirici del mondo, a cominciare dal tenore Piero Giuliacci, uno dei pochi tenori al mondo in grado di affrontare nella stessa recita i ruoli di Turiddu in “Cavalleria” e Canio in “Pagliacci”. In quest’ultimo titolo spiccavano ancora il soprano Valeria Sepe (Nedda/Colombina), il tenore Giuseppe Distefano (Pepe/Arlecchino), i baritoni Giovanni Di Mare (Tonio/Taddeo) e Valdis Jansons (Silvio). Altrettanto acclamati in “Cavalleria” il soprano Silvana Froli (Santuzza), il soprano Tian Hui (Lola), il mezzosoprano Sofio Janelidze (Mamma Lucia), il baritono Marcello Lippi (Alfio).
Come sempre Enrico Castiglione chiama gli interpreti ad un’impegnativa prova attoriale che si armonizza con la sua ispirata e articolata concezione scenica. Come l’’imponente croce che attraversa la superficie del palcoscenico in “Cavalleria rusticana”, cifra dello spettacolo, via Crucis della Passione di Cristo ma anche simbolo del fardello che opprime ogni essere umano. Un circo immaginario sostiene invece la drammatica impalcatura di “Pagliacci”. E all’’uso circense si rifanno anche gli abiti di scena della Cammarata, che per “Cavalleria” si è ispirata alle antiche ceramiche di Caltagirone.
Il Coro Lirico Siciliano, istruito da Francesco Costa, ha dimostrato maturità musicale e interpretativa, mentre il direttore d’orchestra Yang Yang ha guidato l’Orchestra Filarmonica di Hangzhou, composta da novanta validissimi elementi, in un itinerario mediterraneo di ancestrali passioni e pulsioni, sottolineate – per quello che è un miracolo della natura – dai profondi boati dell’Etna, il cui profilo fiammeggiante di lava si stagliava sull’inimitabile sfondo del Teatro Antico.
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