Da tempo mi occupo dello studio dei siti rupestri che, in numero di circa 37, sono disseminati all’interno della città di Nicosia, nel territorio extra-urbano in quello di alcuni comuni immediatamente vicini (ad es. Cerami e Sperlinga).
A ciò sono stato spinto dal desiderio, sempre vivo in me, di conoscenza di un territorio assai ricco di “storia nascosta”, una storia che affonda le radici da un lato nella preistoria – mi riferisco soprattutto all’epoca sicano-sicula – e dall’altro in epoche più vicine – quella greca, romana, bizantina, araba – di cui però, almeno relativamente al territorio di assai poco o nulla si sa, mentre di quel che avremmo voluto sapere parte è andata perduta.
Questo lavoro è cominciato agli inizi degli anni novanta ed è stato fin dal primo momento seguito e incoraggiato dal prof. Salvatore Trovato, ordinario di linguistica generale nell’Università di Catania.
Della realtà rupestre del territorio di Nicosia nessuno si era mai occupato. Eppure quelle grotte, se lette con attenzione e con amore, portano i segni di civiltà antichissime alle quali si sono sovrapposte civiltà meno antiche.
Antonio Campione
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