Mi pare che tutto sia perfetto. Il problema dei rifiuti a Enna è arrivato alla battaglia campale, quella che decide le sorti e che avverrà in piazza Garibaldi, davanti alla Prefettura.
Da un lato, schierati in battaglia con in prima linea, a mostrare il petto ai proiettili, le truppe di terra, la fanteria, costituita dagli operatori ecologici, sempre pronti alla pugna anche quando riguarda gli altri, figuriamoci adesso. In seconda fila la cavalleria, gli impiegati, quelli che la battaglia non la sanno fare e non interesserebbe a nessuno se la facessero. In retrovia, come ogni buon ufficiale che si rispetti, i sindacati, che guidano le mosse ma non rischiano niente.
Sul campo opposto, dentro al fortino della Provincia, la guarnigione dei sindaci, appostati “a tenaglia”, con l’ala destra e l’ala sinistra che sembrano fronteggiarsi ma sono pronte a schiacciare il nemico da lati opposti. Fra un taglio e l’altro che i governi ragionale e nazionale gli propinano, hanno deciso di abbandonare l’antico senso dell’onore e, dovendo scegliere, non si arrenderanno mai all’odiato nemico ma sono pronti ad arrendersi alle associazioni dei consumatori, che purtroppo non fanno prigionieri e li sgozzeranno, perché godono alla vista del sangue.
In mezzo ai due schieramenti, quasi fosse una partita di calcio, quel gran genio del mio amico, il presidente operaio, il liquidator cortese, l’ing. Margiotta da Enna, che fa da arbitro. Venduto, perché mi dicono che parteggi per gli assedianti. Accanto a lui, la terna arbitrale è composta da un piazzese, che è già tutto dire anche senza essere di Caropepe, e da un nicosioto continentale, un po’ spaesato ma con la bandierina in mano.
Un po’ in disparte, come se la cosa non li riguardasse, il duo di Siciliambiente, che fa un po’ da raccattapalle e un po’ da Croce Rossa (quella su cui nessuno deve sparare), a seconda che la sfida si risolva in un campo di calcio o in un campo di battaglia.
Domani tutto questo sarà tuo figlio mio, gli operai in rivolta e la spazzatura per strada, mentre gli dei, dall’Olimpo, guarderanno con commiserazione e distacco quello che accade e sospirando ricorderanno quando erano giovani e si immischiavano nelle cose degli uomini. Oggi fanno bene a restare fra le nuvole perché rischierebbero di rimediare solo qualche sacchetto in faccia.
Q – Giorgio L. Borghese
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Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.