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Se non ora quando?

Il porcilaio scoperto dentro l’affaire Ruby Rubacuore, che ha mostrato la nudità del re e di tutta la sua corte, sta acquistando un merito: il risveglio delle donne, prima che sia troppo tardi! Da parola d’ordine, “se non ora quando?”, suggestione ispirata dal titolo dell’omonimo romanzo di Primo Levi, si sta trasformando in un vero e proprio movimento che ha chiamato nelle principali città italiane le donne, e gli uomini amici delle donne, ad una mobilitazione nazionale in difesa della propria dignità. All’appello hanno risposto donne appartenenti al mondo della cultura, del giornalismo, dello spettacolo, della politica e tantissime donne comuni, quelle che ogni giorno devono conciliare il lavoro fuori casa col mestiere di madre, di moglie, di casalinga, di badante e con l’impegno sociale, civile e politico; quelle che, dopo anni di studio e di sacrificio, con curricula carichi di titoli di studio, lauree e master, sono disoccupate o sottocupate e precarie a meno di mille euro al mese; quelle che alla fine hanno rinunciato pure a cercarlo un lavoro…
Tutte queste donne si sono sentite offese e umiliate dallo spettacolo indegno di questi giorni; hanno visto mesi e mesi di un loro stipendio guadagnato in una sera da coetanee disposte a tutto per accumulare soldi, regalie, favori, carriere; hanno sentito sbandierare il principio del merito per poi vedersi passare davanti raccomandati, parenti e amanti del potente di turno; hanno visto scalare o regalare prestigiosi incarichi politici considerati alla stregua di pagamenti o compensi per favori resi!
Tutte queste donne si sono date appuntamento nelle piazze di Italia domenica 13 febbraio per urlare la loro rabbia e dire basta alla “rappresentazione delle donne come oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità.
Basta, ad una cultura diffusa che propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici”. Vogliono dire basta all’inquinamento della convivenza civile che sta permeando capillarmente tutta la società: salvare quello che di buono c’è ancora nella società italiana, prima che sia troppo tardi.
Come i giovani rivoluzionari magrebini, stanno trasmettendo il loro tam tam sulla rete: soprattutto Facebook e il comitato promotore, che si professa trasversale e nel contempo autonomo da partiti ideologie, ha promosso anche una petizione che sta vedendo una grande partecipazione.
Oltre alla manifestazione di piazza di giorno tredici, alla raccolta di firme, è stata adottata una simpatica iniziativa su Facebook, ciascuno può sostituire la propria immagine del profilo con quella di una grande donna che riconosce come proprio modello di vita e fonte di ispirazione, un’iniziativa che è piaciuta alle giovani altrimenti attratte da veline, coloradine, meteorine, attricette, modelle di ogni specie.

Franca Ciantia

L’appello del Comitato promotore
Se non ora quando?
In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, occupandosi di figli, mariti, genitori anziani.
Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che – va ricordato nel 150esimo dell’unità d’Italia – hanno costruito la nazione democratica.
Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile.
Una cultura diffusa propone alle giovani generazioni di raggiungere mete scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici.
Questa mentalità e i comportamenti che ne derivano stanno inquinando la convivenza sociale e l’immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione.
Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza.
Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni.
Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale.
Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando? è il tempo di dimostrare amicizia verso le donne.
L’APPUNTAMENTO E’ PER IL 13 FEBBRAIO IN OGNI GRANDE CITTA’ ITALIANA

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