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Enna. Io non mi vergogno! Anzi sì!

Enna. Viviamo in un’epoca di impudicizia dilagante, eppure in due giorni la parola vergogna sembra sia diventata la chiave per interpretare il che e il contro: dalle parole di Franca Rame, che nella manifestazione Senonoraquando a Milano, in una Piazza Castello gremita all’inverosimile, leggeva il Mi vergogno di Giuseppe Cederna (…..Mi vergogno di chi non si vergogna. Mi vergogno di vergognarmi. Mi vergogno di non vergognarmi abbastanza!”) all’urlo di un Berlusconi che, come un pugile ormai all’angolo, ha attaccato in modo scomposto definendo vergognosa la stessa manifestazione. E così è tornata in auge una parola che sembrava ormai obsoleta, un termine fuori moda, perché a ben guardare sembrava che non ci fosse più niente di cui potersi vergognare, non certo dei comportamenti amorali giustificati dalla privatezza, della corruzione strisciante accettata come inevitabile, dell’interesse privato impostoci come bene pubblico …
E io, come quel milione (per una volta forse si sta calcolando per difetto, visto che nessuno contesta questo numero!) di italiani che ieri sono scesi in piazza, penso che non debbo vergognarmi per averlo fatto, ma caso mai debbo esporre al pubblico ludibrio decenni di politica, praticata da tutti i partiti che si sono succeduti, che hanno volutamente ignorato la donna e il suo diritto ad un trattamento paritario, riconosciuto dalla carta costituzionale e da un’innumerevole quantità di leggi e di raccomandazioni comunitarie; una politica che si è riempita la bocca di pari opportunità e quote rosa, senza mai curarsi di legiferare perché queste espressioni diventassero vere opportunità. La presenza di tanti uomini alle manifestazioni ci dice però che ormai anche i mariti, i fratelli, i padri delle donne sono consci della inevitabilità del diritto delle loro donne a conseguire il titolo di studio desiderato, a lavorare di conseguenza, valorizzate per quello che si è, che si sa e si sa fare e non perché si conosce la persona giusta, perché si è più carina di un’altra o perché sa fare la carina.
E allora, sì, mi vergogno di vivere in uno Stato che abbandona la donna che decide di lavorare, di realizzarsi, di fare carriera e contemporaneamente di sposarsi e di avere dei figli. Mentre si millantano politiche per la famiglia e si organizzano family day si trascura il dato fondamentale, pubblicato dall’ISTAT, che solo dodici bambini su cento trovano posto negli asili nidi e in alcune regioni del sud solo il due per cento: oltre ad costituire un costo eccessivo per una famiglia con un reddito medio, l’affitto o il mutuo, c’è l’oggettiva difficoltà a trovare posto.
Mi vergogno di vivere sotto un governo che, mentre fa della meritocrazia la propria bandiera, impone raccomandati, veline, letterine, belle figliole di ogni genere nei posti chiave della pubblica amministrazione e perfino in liste elettorali blindate, lasciando a tutti noi un debito che sconteremo ancora per chi sa quanti anni.
Mi vergogno di una classe politica arrogante, ruffiana, attenta solo al profitto proprio e del proprio clan, certa della propria impunità e che, mentre ci chiede sacrifici e continua ad imporci nuove tasse, pur asserendo di non volere mettere le mani nelle nostre tasche, non è disposta a rinunciare a nessuno dei propri privilegi, sempre unita e compatta nel difenderli.
Mi vergogno della nostra passività, dell’assuefazione alla sudditanza, del fatto che abbiamo continuato a svendere o a regalare il nostro voto, dimenticando poi di chiederne conto, ma anzi pronti a riaffidarlo e a sottoscrivere una cambiale in bianco senza pretenderne il pagamento.
Sì, sono tante le cose di cui vergognarsi, l’elenco potrebbe essere lunghissimo, ma certamente non ci si può vergognare per avere, finalmente dopo tanti anni, riportato alla riflessione di tutti un problema grande quanto una casa,la madre di tutti gli altri; coloro che ci governano hanno sottovalutato un appello che, lanciato quasi per caso, in pochi giorni è riuscito a portare milioni di persone in piazza, ridando loro il gusto della contestazione, allo stesso modo, continuando in questo atteggiamento di negazione o di irrisione, rischiano di essere investiti e travolti dagli effluvi maligni evaporanti dall’apertura del vaso di Pandora che stanno scoperchiando.

Franca Ciantia

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