Campo di prigionia in sudafrica, un regalbutese ha gettato il seme della più importante scuola di scherma italiana. “I diavoli di Zonderwater 1941-1947. La storia dei prigionieri italiani che sopravvissero alla guerra grazie allo sport”. L’autore è Carlo Annese per la Sperling&Cupfer-2010. Nel libro si racconta la storia di Ezio Triccoli il quale apprese la scherma durante la sua prigionia e prese le prime lezioni al terzo blocco, con il capitano Serafino La Manna, un medico trentaseienne di Regalbuto, in provincia di Enna, ex professore universitario di Anatomia patologica, catturato il 6 febbraio ‘41 ad Agedabia, in Libia. L’incontro con La Manna fu determinante, non solo per la passione personale di Ezio, ma anche per la nascita di una scuola assolutamente unica, che avrebbe consentito all’Italia di conquistare un numero strabiliante di medaglie olimpiche e iridate. Tre mesi dopo essere tornato in Italia, dove peraltro non trovò più il posto di lavoro che aveva lasciato prima della guerra, Triccoli aprì infatti una palestra che avrebbe fatta di Jesi la capitale della scherma italiana e mondiale.
In quei locali si sono formati alcuni dei più grandi interpreti di quella disciplina come Stefano Cerioni, Giovanna Trillini e Valentina Vezzali. A loro Ezio ha tramandato ciò che imparò a Zonderwater studiando ogni giorno con quel medico siciliano e applicando poi in pedana, in mezzo a migliaia di prigionieri di guerra, le straordinarie scoperte comuni.“Ci sono due nomi importanti nella mia formazione – ha scritto Ezio Triccoli trent’anni più tardi -:Fulvio Mezzadri un grande fiorettista di scuola napoletana, e Guerrino Crioni di Lugo di Romagna. Ma il merito di chi mi ha spigato tutto dal più piccolo movimento del ferro nella mano al passo-avanti e al passo-indietro, l’affondo e il tempo schermistico, la dinamica, la misura e il tempo di esecuzione di ogni singola azione e la perfetta anatomia meccanica, è del Professore La Manna.”Una bella storia, portata alla luce dal dott. Maurizio Azzaro di Regalbuto, ricercatore del CNR di Messina che ci riporta a ricordare i tanti regalbutesi rimasti sconosciuti di cui si sono dimenticati i nomi e le tracce e soprattutto i meriti. Tra questi oggi si aggiunge anche il nome del capitano Serafino La Manna, medico trentaseienne, professore universitario di Anatomia patologica, di Regalbuto il quale con le sue lezioni di scherma ha dato vita al grande sport della scherma.
Agostino Vitale
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