sabato , Dicembre 21 2024

Colpa dell’etanolo la dipendenza dall’alcol

ALCOL: TROPPO TRA I GIOVANI, RADDOPPIATE LE BABY CONSUMATRICIDa dove viene la dipendenza dall’alcol? Un nuovo studio italiano ha individuato per la prima volta i processi biologici che controllano il meccanismo alla base dello sviluppo della dipendenza: l’etanolo eccita le cellule nervose dell’area Vta del cervello stimolando la produzione di dopamina e, potenzialmente, creando la dipendenza.

ESPERIMENTO SUI TOPI La ricerca, condotta dal del gruppo dell’università di Cagliari guidato da Elio Acquas e pubblicata sulla rivista Addiction Biology, potrà aprire la strada allo studio di nuove terapie per combattere l’alcolismo. L’esperimento, condotto sui topi, ha individuato il meccanismo basato su due passaggi con il quale l’alcol etilico (o etanolo) stimola le cellule nervose in una regione del cervello chiamata area ventrale del tegmento (Vta).

. Queste cellule producono un neurotrasmettitore, ossia una sostanza che permette alle cellule di comunicare tra loro, chiamato dopamina, e sono implicate nel controllo di funzioni come la motivazione e l’affettività, le cui alterazioni sono alla base di disturbi psichiatrici, quali depressione, schizofrenia, e tossicodipendenza, e quindi anche alcolismo.

COME SI ECCITA IL CERVELLO I ricercatori hanno scoperto che quando l’alcol raggiunge queste cellule viene dapprima trasformato in un’altra molecola, l’acetaldeide, che poi reagisce con la dopamina rilasciata dalle stesse cellule nervose, e genera il salsolinolo che eccita le cellule di questa area del cervello ponendo le basi per il possibile sviluppo di dipendenza.

Lo studio dimostra anche che quando si impedisce la formazione del salsolinolo, l’etanolo non può eccitare le cellule nervose del piacere e quindi non può esercitare il suo potenziale d’abuso.

Bicchiere mezzo pieno? Sarebbe meglio di no. In Europa e in Italia le bevande alcoliche sono la terza causa di morte e disabilità nella popolazione adulta, la prima al di sotto dei 24 anni.

Secondo i dati forniti dall’Istat e dall’Iss, in collaborazione con la Società italiana di alcologia, quest’anno nel nostro Paese sono stati stimati circa 36 milioni di consumatori di alcol, ovvero più di un italiano su due. Di questi, 13 milioni – escludendo coloro che sono riconosciuti come alcolisti – consumano alcol tutti i giorni, nel 70% dei casi vino. Circa tre milioni sono a medio-alto rischio di contrarre malattie internistiche da alcol e di evolvere verso la dipendenza, gli alcoldipendenti sono 1 milione.

Complessivamente spendiamo per i danni da alcol circa 22 miliardi di euro, pari al 1,6% del Pil. Il passaggio dal bicchiere di troppo all’alcoldipendenza è più facile di quanto si pensi, soprattutto se si inizia a bere in giovane età, e un forte incremento, secondo gli studiosi, si sta verificando anche in relazione alla profonda crisi economica.

I rischi sono elevati: l’etanolo favorisce circa 60 malattie differenti e numerosi tumori. Il consumo moderato di alcol è causa di circa il 10% dei cancri nel nostro Paese. Il rischio di contrarre queste malattie inizia già da dosaggi molto bassi, smontando la tesi che bassi dosaggi fanno bene al cuore.

A preoccupare maggiormente è la diffusione dell’alcoldipendenza tra le fasce d’età più basse: si inizia a bere già tra i 12 e i 16 anni, con un drammatico aumento tra i giovani professionisti alle prese con carriera e stress.

Bere alcolici sotto il sole fa male alla pelle. Sorseggiare drink e bevande alcoliche, infatti, abbassa le difese naturali della cute, che la proteggono dagli effetti negativi dei raggi ultravioletti. Con il risultato di aumentare di molto il rischio di scottature, ustioni, melanomi e anche altri tumori della pelle.

Lo ha rivelato uno studio su sei volontari, tutti maschi, condotto dall’Università di Berlino e pubblicato su Skin Pharmacology and Physiology. I ricercatori hanno misurato le concentrazioni di carotenoidi nella pelle e la minima dose di irradiazione in grado di produrre un eritema prima e dopo il consumo di alcol, da solo o insieme a del succo d’arancia. L’osservazione ha dimostrato il consumo di alcol è associato a una significativa riduzione della concentrazione di carotenoidi nella pelle. La riduzione è registrata anche con il mix alcol e succo d’arancia ma non in modo statisticamente significativo.

La ricerca, quindi ha confermato la sua tesi: bere alcol impedisce alla pelle di proteggersi contro i radicali liberi prodotti per effetto dei raggi Uv, responsabili di invecchiamento e del rischio di ustioni e malattie.

by cadoinpiedi.it

Check Also

L’IA fa nuova luce sui denti di squalo trovati nella campagna toscana

Questi fossili appartengono al Pliocene, quando la regione era sommersa in gran parte da acque …