A leggere la decisioni di denominare i classici ”padre e madre”, “genitore numero 1 e 2” viene in mente la canzoncina “osteria numero uno paraponziponzipò” che era refrain di una serie di strofe a numeri crescenti gioia di giovani all’epoca lieti, scansonati e scollacciati nel linguaggio (sempre meno d’adesso, ovvio) che la intonavano nei momenti magari meno propizi.
La decisione presa – dicono – per venire incontro ai figli di coppie, diciamo eufemisticamente non naturali, se non fosse di una gravità unica sarebbe – e lo è -ridicola. Ne penso toglierà dall’imbarazzo(di cui gli ultramoderni pur stupidi si rendono conto) i vari “prodotti del concepimento” che si troveranno ad avere come genitori numeri in grado di up-gradare o retrocedere in funzione del sentirlo (la) più o meno consonante in affetto, stima, credito. In breve: roba da matti.
Ora quando uno Stato arriva a tanto ha già grattato il fondo del barile ed occorre levare alto il grido dello sdegno (non parlo di rumori prodotti con la bocca) per dimostrare di non essere succubi della imbecillità del legislatore o del normalizzatore di turno.
L’esempio, addotto, che per giustificare l’assenza di uno scolaro occorra la firma del genitore viene vanificato dal “o chi ne fa le veci” sempre esistito e che dunque non pone problema. Mentre tale diviene il mettere un povero ragazzino (a) a dovere ancor più capire che è diverso (a) dai compagni e penalizzare inoltre chi con ascendenti in ordine naturale si vede discriminare dal fatto che chi li ha procreati non hanno un nome ma un numero.
Forse il legislatore o formatore ha visto troppi film di fantascienza ove i protagonisti vengono, pare, chiamati per numero; o ha aderito alla corrente di pensiero dei logici matematici (Odifreddi); oppure – propendo – è solo stupido populista incapace di intendere: in tal caso la riapertura dei manicomi appare giusta ed opportuna.
Le carceri debbono essere svuotate, certamente, ma i manicomi riaperti e riempiti anche utilizzando locali di ministeri e parlamento finalmente destinati al bene pubblico.
Il popolo se ne avvantaggerà. E vissero tutti felici e contenti.
Pino Grimaldi