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6 febbraio: SS. Paolo Miki e compagni

Cavallo che inciampa e non cade – va bene per tutte le strade
Paolo Miki nacque nei pressi di Kyōto da una nobile famiglia giapponese. Ricevette il battesimo a 5 anni e a 22 entrò nei gesuiti come novizio: studiò presso i collegi dell’ordine di Azuchi e Takatsuki e divenne un missionario ma non poté essere ordinato sacerdote a causa dell’assenza di un vescovo in Giappone. Paolo Miki è uno dei ventisei martiri che il 5 febbraio 1597 furono messi in croce, in quanto cristiani, sulla collina di Tateyama, presso Nagasaki. Gli altri 25 martiri sono:
• Juan da Goto Soan, James Kisai (S.J.);
• Pedro Bautista Blázquez, Martino dell’Ascensione Aguirre, Francesco Blanco (sacerdoti O.F.M.);
• Filippo di Gesù de Las Casas, Gonsalvo Garcìa, Francesco di San Michele de la Parilla (religiosi O.F.M.);
• Leone Karasuma, Pedro Sukejiroo, Cosme Takeya, Paolo Ibaraki, Tommaso Dangi, Pablo Suzuki (catechisti);
• Ludovivo Ibaraki, Antonio, Miguel Kozaki, Thomas Kozaki (figlio di Miguel), Bonaventura di Miyako, Gabriel de Duisco, Giovanni Kinuya, Mathias di Miyako, Francesco de Meako, Joaquim Sakakibara, Francesco Adaucto (neofiti). Sono i primi martiri dell’Estremo Oriente iscritti nel martirologio. Beatificati da Pp Urbano VIII (Maffeo Barberini, 1623-1644) il 14 settembre 1627, la loro memoria obbligatoria è celebrata fin dalla canonizzazione da parte del Beato Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, 1846-1878), l’8 giugno 1862. Nel Martirologio Romano sono elencati con il nome di “San Paolo Miki e compagni” e commemorati il 6 febbraio (non fu scelto il 5 febbraio, data della loro morte, perché ricorre la memoria di S. Agata). Del loro martirio esiste la relazione di un testimone oculare e nella liturgia delle ore se ne legge un passo. Dalla Storia del martirio dei SS. Paolo Miki e compagni scritta da un autore contemporaneo (Cap. 14, pp. 109-110; Acta Sanctorum Febr. 1, 769)
Passione di Paolo Miki e compagni
Piantate le croci, fu meraviglioso vedere in tutti quella fortezza alla quale li esortava sia Padre Pasio, sia Padre Rodriguez. Il Padre commissario si mantenne sempre in piedi, quasi senza muoversi, con gli occhi rivolti al cielo. Fratel Martino cantava alcuni salmi per ringraziare la bontà divina, aggiungendo il versetto: “Mi affido alle tue mani” (Sal 30,6). Anche Fratel Francesco Blanco rendeva grazie a Dio ad alta voce. Fratel Gonsalvo a voce altissima recitava il Padre Nostro e l’Ave Maria. Il nostro fratello Paolo Miki, vedendosi innalzato sul pulpito più onorifico che mai avesse avuto, per prima cosa dichiarò ai presenti di essere giapponese e di appartenere alla Compagnia di Gesù, di morire per aver annunziato il Vangelo e di ringraziare Dio per un beneficio così prezioso. Quindi soggiunse: “Giunto a questo istante, penso che nessuno tra voi creda che voglia tacere la verità. Dichiaro pertanto a voi che non c’è altra via di salvezza, se non quella seguita dai cristiani. Poiché questa mi insegna a perdonare ai nemici e a tutti quelli che mi hanno offeso, io volentieri perdono all’imperatore e a tutti i responsabili della mia morte, e li prego di volersi istruire intorno al battesimo cristiano”. Si rivolse quindi ai compagni, giunti ormai all’estrema battaglia, e cominciò a dir loro parole di incoraggiamento. Sui volti di tutti appariva una certa letizia, ma in Ludovico era particolare. A lui gridava un altro cristiano che presto sarebbe stato in Paradiso, ed egli, con gesti pieni di gioia, delle dita e di tutto il corpo, attirò su di sé gli sguardi di tutti gli spettatori. Antonio, che stava di fianco a Ludovico, con gli occhi fissi al cielo, dopo aver invocato il santissimo nome di Gesù e di Maria, intonò il salmo «Laudate, pueri, Dominum», che aveva imparato a Nagasaki durante l’istruzione catechista; in essa infatti vengono insegnati ai fanciulli alcuni salmi a questo scopo. Altri infine ripetevano: “Gesù! Maria!”, con volto sereno. Alcuni esortavano anche i circostanti ad una degna vita cristiana; con questi e altri gesti simili dimostravano la loro prontezza di fronte alla morte. Allora quattro carnefici cominciarono ad estrarre dal fodero le spade in uso presso i giapponesi. Alla loro orribile vista tutti i fedeli gridarono: “Gesù! Maria!” e quel che è più, seguì un compassionevole lamento di più persone, che salì fino al cielo. I loro carnefici con un primo e un secondo colpo, in brevissimo tempo, li uccisero.

Oggi si celebrano anche:
_ San Guarino
_ Beato Alfonso Maria Fusco

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Jesus Christus, heri et hodie, ipse est in saecula!
 
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500, Primo strumento da calcolo. Compare in Egitto il primo abaco, strumento che consente di fare i calcoli spostando palline su una barretta metallica, poi sviluppato in forme diverse tra i vari popoli del Mediterraneo e del Medio Oriente

compleanni
1908 Amintore Fanfani
1945 Bob Marley
1950 Natalie Cole

proverbio
Chi fa da sè fa per tre

accadde oggi
1935 viene messo in vendita il “Monopoli” uno dei giochi di società più diffusi al mondo
1980 viene approvata in Italia la legge sui “pentiti”, che prevede sconti della pena ai terroristi che collaborano con la giustizia
1994 l’artiglieria serba bombarda il mercato di Sarajevo, provocando 66 vittime e 200 feriti

frase celebre
“Quando Dio tace, gli si può far dire quello che si vuole”
Sartre, Il diavolo e il buon Dio

consiglio
Brufoli
Se vi svegliate al mattino con un brufolo spuntato all’improvviso, tamponatelo con il dentifricio o con un pizzico di bicarbonato

cosa vuol dire
Essere il capro espiatorio
Essere la persona su cui vengono fatte ricadere le colpe e responsabilità altrui
Presso gli Ebrei, nel giorno di Kippur, che letteralmente significa “espiazione”, venivano condotti al tempio due capri, e il Sommo Sacerdote ne destinava uno a Dio e l’altro al Demone del deserto Azael. Il primo veniva immolato, il secondo, detto capro espiatorio, era abbandonato nel deserto dopo che il Sacerdote gli aveva trasmesso tutti i peccati della comunità mediante esposizione delle mani

consiglio per terrazzo orto e giardino
Rastrellare, aerare, rullare il prato
Non appena il risveglio vegetativo è evidente, si rastrella per allontanare l’eventuale terriccio e le foglie rimaste in superficie; oppure, se si ritiene che la cotica vada migliorata nella sua consistenza, si incorpora il materiale indecomposto, mediante l’aeratore o il forcone.

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