“Dire addio al cortile, andarsene sognando…”
Sfilano il piede dal patrio stivale per poggiarlo su strade più sicure, lasciandosi alle spalle un Paese che non onora i suoi debiti, che non mantiene le sue promesse e non rende merito né al lavoro né all’ingegno. Partono portandosi dentro il dolore di un tradimento civico.
Migliaia di Italiani non condividono più la visione poetica del Pascoli che individuava nel nido e negli affetti familiari l’unica fonte di serenità per gli esseri umani.
Non si tratta di intellettuali dall’animo inquieto a caccia di evasioni come nella seconda metà dell’Ottocento, stiamo parlando di una carovana in movimento costituita da imprenditori, da laureati e ricercatori, da pensionati “di bronzo” e da un numero crescente di disoccupati di ogni età; un esodo epocale che ha fatto registrare, nell’ultimo decennio, una percentuale del 115% in più di emigrati!
Sarebbe interessante individuare in quale tradizione culturale possa essere collocato il viaggio compiuto da ognuno di essi: in quella greca o in quella ebraica? La storia di Ulisse viene simboleggiata da un cerchio perfetto, il suo vero viaggio, infatti, non è costituito dall’andata, ma dall’agognato ritorno a Itaca; al contrario, l’esodo di Abramo, rappresentato da una freccia, esclude il ritorno in patria.
Il viaggio contemporaneo dei nostri concittadini viene subito, non sognato. Crolla, così, l’immagine idilliaca del viaggio come metafora della vita, come suggestione di fuga dalla ripetitività di un quotidiano stretto, come necessità di uno spazio di autenticità psichica e di libertà.
Appare sacrilego in questi casi, parlare di umana propensione al viaggio, di ricerca dello stupore o di “estetica della sparizione”…il sentimento principale che spinge la carovana ad andare altrove è la delusione, spesso così lancinante da sfociare nella nausea.
Partire non è come morire, al contrario ogni viaggio fa rivivere l’esperienza della nascita, siamo tutti discendenti dai nomadi, siamo tutti un po’ pellegrini e un po’ viandanti, se così non fosse non si muoverebbero annualmente un milione di turisti per le strade del mondo!
Nel 1200 ebbe inizio la rivoluzionaria migrazione dei Frati itineranti, camminatori instancabili che si opposero all’idea di un’esistenza blindata all’interno di abbazie ricche e autosufficienti e scelsero di mendicare piuttosto che restare rinchiusi tra le mura; oggi avviene esattamente il contrario: si parte per non rischiare di mendicare… i granai sono vuoti e non c’è protezione, non c’è più serenità dentro le fortezze.
La migrazione attuale, oltre a essere una profonda ferita sociale, provoca un impoverimento della Nazione quantificato in milioni di euro e derivante dal mancato gettito all’Erario da parte delle imprese, dal costo sostenuto dalla collettività per la formazione di ogni “cervello in fuga”, nonché dall’alta percentuale di tasse versate in meno dai pensionati anch’essi in fuga. Di difficile, ma intuibile previsione é il grave danno economico derivante dai mancati consumi nei settori del commercio e dei servizi. Dal 1998 a oggi sono nati siti internet dai nomi molto significativi:”mollotutto.com”,voglioviverecosi.com”,”italiansinfuga.com”,”oggiespatrio.com”, “fugadeitalenti.it” e altri ancora, rivolti a chi decide di espatriare per fornire informazioni circa le procedure amministrative da seguire per l’espatrio.
Completa il triste panorama un altro aspetto dei viaggi della recessione, infatti, al centuplicarsi dei “compro-oro” su tutto il territorio nazionale, si é aggiunta un’altra chance rivolta soprattutto a un ceto medio-alto privo di liquidità e terrorizzato dalle imposte: la vendita all’asta dei tesori di famiglia, mobili d’antiquariato, tele d’autore, sculture, tappeti pregiati, oggetti d’arte, di qualsiasi bene rientrante nel patrimonio da dichiarare al fisco.
Le più note case d’asta internazionali offrono un pacchetto “tutto-compreso”: trasporto, valutazione, pubblicizzazione, banditura e pagamento o riconsegna del bene in caso di mancata vendita e, infine, incasso garantito entro trentacinque giorni, al netto delle commissioni.
E così anche i piccoli tesori d’Italia intraprendono un viaggio senza ritorno, questa volta consapevolmente e non per mano nemica.
Ci consola pensare che chi si mette in cammino verso altri paesi, nonni compresi, abbandonando gli spazi limitanti e la staticità di un paese ingessato nei suoi guai per paesi più rasserenanti, agisce con grande coraggio seguendo coerentemente il sogno di una vita migliore.
A noi, eroi della neo-resistenza, “messi qui nella vigna a far da pali”, instupiditi dal toto-ministri e dal festival di Sanremo, resta soltanto il desiderio di ricevere da qualcuno una cartolina da Hammamet.
Nietta Bruno
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