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Corruzione e corruttibili

Corruzione e  corruttibiliLa Repubblica è una forma di organizzazione politica nella quale la comunità dei cittadini, liberi ed uguali, si autogoverna e non si sottomette al potere di altri. Il termine deriva dall’espressione latina “res publica”, che generalmente significa “cosa del popolo”, alludendo al bene comune ed a una comunità che si organizza per interesse collettivo in base ad una legge condivisa da tutti.
Oggi, però, pochi pensano all’interesse collettivo e alla base del vivere sociale e civile, alla base dell’agire dei politici che ci rappresentano, grazie alla nostra scelta elettorale, e degli alti funzionari che insieme a loro amministrano le attività e il denaro pubblico, pare che prevalga un modo di vivere rivolto esclusivamente alla soddisfazione d’ interessi personali. L’egoismo estremo, la bramosia esagerata di denaro, grazie al quale è possibile condurre una vita godereccia e smodata, hanno fatto sì che la corruzione alligni presso politici, alti ranghi della burocrazia, industriali, etc…, insomma sembra che in ogni livello e in ogni settore non esista altro che il soddisfacimento dei propri personali interessi.
Ma ciò che maggiormente dispiace è che deviando i soldi dal loro obbiettivo, verso un illegale ed immorale “do ut des”, ne è derivato non solo lo scadimento dello stesso obbiettivo perseguito, ma anche della morale e dell’etica collettiva.
Basta ricordare pochi recenti esempi: l’Expo di Milano e il Mose di Venezia, che hanno generato appetiti ed ingordigia in tutti coloro che sono stati coinvolti nella loro realizzazione.
L’Expo di Milano, a pochi mesi dalla sua inaugurazione, vede ancora edifici appena abbozzati, mentre di soldi se ne sono spesi tantissimi tra tangenti varie e regalie di ogni tipo, che vedono coinvolti impresari e politici, burocrati, persino finanzieri. Questi ultimi inducono ancora di più il cittadino onesto all’indignazione perché per istituzione, dovrebbero rappresentare la forza dell’ordine che garantisca e controlli la correttezza e la legittimità con cui si spende il denaro pubblico, ossia il denaro dei cittadini italiani che pagano spesso con sforzi e sacrifici le numerose tasse che gravano sull’economia delle loro famiglie. In questo periodo in cui la crisi economica morde senza ritegno e viene spesso a mancare il lavoro e perciò un guadagno adeguato che consenta sia di pagare le imposte, sia di favorire un consumo adeguato al miglioramento del processo economico nazionale, tanta corruzione genera ancora di più sdegno perché rivela il venir meno in molte persone di ogni senso morale e civile. “Da anni”, sostiene Curzio Maltese sul Venerdì di La Repubblica del 23 maggio, “i giornali scrivono sulle cifre folli dell’Expo e, ben prima che partissero le inchieste, la Corte dei Conti ha avvertito del pericolo di malaffare anche mafioso”, eppure si è fatto passare tanto tempo prima di qualsiasi intervento che frenasse lo sperpero.
E cosa dire del Mose di Venezia? Lo stesso iter, anzi ancora peggio, infatti è stata confermata l’esistenza di “un sistema” che, come in un mosaico, garantiva ad ogni tessera, il posto e l’illecito compenso per la creazione satanica dell’orrido mostro della corruzione.
Gli esempi considerati sono solo quelli più macroscopici ed attuali, ma la corruzione di fatto alligna a tutti i livelli e in ogni ambito; ormai una grossa fetta della nostra società, come sostiene Italo Svevo ne La coscienza di Zeno “è inquinata alle radici” e pensa di potere comprare tutto, sicché il do ut des è il principio prevalente che condiziona e determina anche i rapporti e l’interazione tra la gente comune. Si spera che l’invito all’onestà, alla sobrietà e all’onestà sociale di cui si fa spesso portavoce e soprattutto esempio Papa Francesco, diventi motivo di rinnovamento morale della classe dirigente, così spesso invischiata nel malaffare, e della società in genere, perché solo così gli sforzi che abbiamo fatto e faremo per uscire dall’attuale crisi economica potranno conseguire l’obbiettivo agognato.
 
Francesca Luzzio

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