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"Lady Chatterley a Taormina", il nuovo ebook di Gaetano Saglimbeni

Lady_Chatterley_a_TaorminaDa oggi, 15 settembre è in tutte le librerie online il nuovo libro del giornalista Gaetano Saglimbeni, ex redattore e inviato del settimanale “Gente”, con la vera storia ed i veri protagonisti dei “giochi sotto la pioggia” che ispirarono il più scandaloso romanzo del Novecento, “L’amante di Lady Chatterley”, pubblicato dall’inglese David Herbert Lawrence nel 1928. “Lady Chatterley a Taormina”, il titolo del nuovo libro, edito in ebook da “Contanima”. Una vicenda sessual-letteraria che continua ad appassionare i lettori di tutto il mondo, alla luce soprattutto delle nuove rivelazioni che hanno messo definitivamente da parte le fantasiose ricostruzioni fatte per decenni sui giornali. Ad affiancare in quei “giochi” la esuberante baronessa tedesca Frieda Richthofen, moglie dello scrittore Lawrence, fu il mulattiere siciliano Peppino D’Allura, amante della signora a Taormina per un anno e mezzo, dall’agosto del 1920 al febbraio del 1922.
I coniugi Lawrence arrivarono a Taormina nel gennaio del 1920: lei aveva 41 anni, lui 35. Lo scrittore, ammalato di tisi, sperava nel sole di Sicilia che aveva già salvato il barone Wilhelm von Gloeden e con lui, purtroppo, non farà il miracolo: morirà a 45 anni, nel 1930, due anni dopo la pubblicazione del romanzo su Lady Chatterley.
Gli incontri tra la baronessa ed il mulattiere avvennero nei primi giorni di agosto. La signora Lawrence andava a prendere il tè, spesso anche a pranzo, nella villa di una amica in campagna: non erano un problema, per la teutonica Frida, le scarpinate per trazzere e viottoli impervi (sedici chilometri, tra andata e ritorno). E fu l’amica a metterle a disposizione il suo mulo, con il mulattiere Peppino D’Allura. Andava a prendere la signora baronessa davanti alla casetta di via Fontana vecchia, il buon Peppino, e si avviavano insieme su per la collina: lei in sella, lui a piedi. All’ora del tramonto, poi, rifacevano la stessa strada per il ritorno.
Ed un giorno l’amica in collina attese invano l’ospite per l’ora di pranzo: un improvviso temporale d’agosto bloccò Frieda ed il mulattiere poco oltre l’abitato di Castelmola, che allora faceva parte del Comune di Taormina. Si ripararono in un vecchio casolare-palmento che era proprietà del padre di Peppino. Divertita ed eccitata da quel contrattempo, la signora baronessa. Il suo giovane accompagnatore, premuroso e impacciatissimo, le trovò un giaciglio fatto di stracci, dietro il paravento di una catasta di ceste e canestri, ed un paio di logori grembiuli (quelli che le contadine usavano per la vendemmia) per asciugarsi. Ma la signora restò poco all’interno del casolare.
Tornò fuori, nuda come mamma l’aveva creata. Volle sfidare ancora la pioggia, correndo su e giù per il vigneto. Ebbra di gioia, chiamava a gran voce il suo timido e imbambolato mulattiere, perché partecipasse anche lui alla sua ebbrezza. “Vieni anche tu, senza vestiti, spogliati come me, bellissima la doccia sotto la pioggia…”. E poiché il ragazzo non si muoveva, e non osava neppure liberarsi degli inzuppatissimi pantaloni e camicia che gli si erano appiccicati addosso, andò lei a spogliarlo. Cominciarono così, complice un acquazzone di agosto, i loro “giochi sotto la pioggia”, che la signora baronessa racconterà poi al marito scrittore, nei dettagli più scabrosi (e per lei, certo, non imbarazzanti).
Durò un anno e mezzo il rapporto tra la baronessa ed il mulattiere. “Cominciò in un vigneto sotto la pioggia”, racconta Saglimbeni, “proseguì in un campo di gigli, nella vasca della pigiatura dell’uva, nel tino del palmento scavato per due metri e mezzo sotto il pavimento, in un casolare semi-diroccato con il tetto sfondato ed il sole che a mezzogiorno cadeva a picco sui loro corpi ‘aggrovigliati e ardenti’ (come scriverà Lawrence nel romanzo) e si concluse in un confortevole mini-appartamento in collina messo a disposizione dei due ‘colombi’ dalla amica inglese della signora Lawrence.
Sapevano tutti di quella storia a Taormina, ma non era una sorpresa per nessuno che un figlio di contadini o pescatori avesse rapporti di letto con ricche e illustri straniere. La sorpresa arrivò con l’uscita del romanzo, nel 1928, sei anni dopo la partenza dei coniugi Lawrence da Taormina: in quelle pagine c’era tutta, la “love story” della baronessa col mulattiere. Peppino non lo lese (lui non sapeva leggere, aveva soltanto imparato a mettere stentatamente la firma durante il servizio militare a Messina). Glielo lessero in osteria gli amici, per i quali le cose descritte dallo scrittore Lawrence non erano per nulla una novità: Peppino aveva raccontato tutto, sera per sera, come aveva fatto la signora Lawrence con il marito scrittore e con le amiche. Lei era per la esaltazione del sesso libero, per il “tripudio dei sensi nell’istintivo e salutare abbraccio con la natura” (che era anche il “credo” del marito scrittore). Diceva la sua grande amica Inga, moglie danese del sindaco di allora Francesco Atenasio: “Non soltanto non faceva nulla per nasconderli, i suoi amori extra-coniugali, la baronessa Frieda (anche quando il marito era sano), ma faceva di tutto perché se me parlasse, perché tutti e tutte sapessero”.
Affollatissime le serate in osteria. Uno degli amici di Peppino (il più istruito) leggeva, piazzato a capotavola, e gli altri, eccitatissimi, vuotavano una caraffa di vino dopo l’altra. Il mulattiere interveniva spesso: chiariva, spiegava, aggiungeva sempre nuovi particolari a quello che aveva già raccontato. A sentir lui, lo scrittore David Lawrence non dovette lavorare molto di fantasia per descrivere quello che descrisse nelle infuocate pagine del romanzo “L’amante di Lady Chatterley”. Gli bastò trasferire in un bosco inglese quello che era successo nel vigneto e sulle colline di Castelmola, sopra Taormina. E non tutto.
Perché tanto silenzio, per tanti decenni, su una storia taorminese così intrigante? Saglimbeni tiene a ricordare di averla proposta al settimanale “Gente” nel lontano 1970, ma il direttore non riteneva che i “giochi erotici sotto la pioggia” della baronessa Lawrence fossero da raccontare su quello che era considerato allora “il settimanale delle famiglie italiane”. La pubblicò vent’anni dopo sul settimanale “Oggi”, il giornalista taorminese Gaetano Saglimbeni, questa “ardente storia” del suo paese: nel 1990, quando (ormai in pensione) non era più legato dal contratto in esclusiva con il settimanale “Gente” ed era quindi libero di pubblicare i suoi articoli anche su altri giornali. Il nome del mulattiere taorminese Peppino D’Allura comparve così sui giornali di tutto il mondo: come “il vero amante di Lady Chatterley”, quello dell’amore “nella pozzanghera sotto la pioggia sferzante” che lo scrittore Lawrence descrisse nel suo scandaloso romanzo del 1928.

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