Sicilia. Indietro tutta sulla riforma degli enti intermedi

Sicilia. Indietro tutta sulla riforma degli enti intermedi

Sulla vicenda della trasformazione delle province regionali in sei liberi consorzi comunali e in tre città metropolitane è calato uno strano silenzio che non lascia presagire nulla di buono, anche perché le procedure per le elezioni dei nuovi organi di governo vanno avanti verso la data prevista del 30 novembre 2015. Ne parliamo con Massimo Greco.

Cosa sta succedendo?
La competente commissione legislatica dell’ARS ha approvato uno specifico disegno di legge col quale vengono recepite tutte le criticità contenute nell’impugnativa del Consiglio dei Ministri. La prossima settimana andrà in aula per l’approvazione.

Quindi nessun contenzioso con Roma alla Corte Costituzionale?
No, la posizione di debolezza politica e istituzionale della Regione Siciliana ha suggerito di non affrontare il contenzioso e far cessare la materia del contendere. Peraltro, come già detto, l’impianto della riforma siciliana è statato stranamente salvato.

Perché stranamente?
Perché è molto strano che nel resto d’Italia si stia lavorando per l’eliminazione totale dell’ente intermedio e solo in Sicilia l’ente intermedio, non solo esisterà ma sarà pure potenziato di ulteriori funzioni. Se a questo si aggiunge che il potenziamento delle funzioni amministrative non prevede alcuna copertura finanziaria aggiuntiva, la stranezza della questione rischia di sfociare nel grottesco.

Ma il 30 novembre si vota o non si vota?
No, le elezioni degli organi slitteranno al prossimo anno e, di conseguenza, gli attuali Commissari saranno ancora una volta prorogati.

Possiamo dire che una volta approvate le modifiche richieste da Roma il caso è chiuso?
Per quanto mi riguarda no! Se la espunzione delle Province contenuta nella riforma costituzionale approvata dal Senato dovesse trovare il conforto degli italiani col referendum confermativo programmato per il mese di ottobre 2016, mi chiedo come potranno esistere solo in Sicilia tali enti, ancorchè denominati fittiziamente liberi consorzi comunali.