Salvatore Cuffaro, detto Totò o anche Vasa Vasa, già presidente della Regione Siciliana dal 2001 al 2008, entrato al carcere di Rebibbia il 20 gennaio del 2011 per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio, domenica mattina è uscito di galera.
Ha scontato la sua pena e ora è, di nuovo, un cittadino libero. Andrà in Burundi. Speriamo che Mattarella lo grazi dall’interdizione perpetua dai pubblici uffici così che possa presentarsi alle prossime regionali con una “Repulisti”: lista civica di smacchiati o anche con “Gli amici degli impuniti” o “Gli amici degli amici” o “Io ho pagato”. O “ I Gattopardi”.
Approfitti ex presidente del giubileo straordinario così perdonato dalla giustizia terrena e da quella divina potrà assurgere agli altari del martirio civico. Cuffaro ha toccato il dramma delle carceri italiane e ne ha compreso l’orribile portata potrebbero, seguendone l’esempio, toccare con mano il dramma della Serit o della sanità mal funzionante o dell’impossibilità di curarsi i denti gli attuali condottieri, invece che andarsene al mare o alla Leopolda, in risposta alle ingiurie dei cantori di miserie e dei vecchi rottama tori. Potrebbero i Boschi provare l’ebrezza del furto per meglio comprendere il lutto dei derubati… da loro. Provino signori. Provino che vuol dire campare la famiglia in mezzo ai lupi e alle iene, fra uno Stato “sciacallo” e una malavita allettante.
Provino e poi ci dicano.
Gabriella Grasso
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