Tra un pesce d’aprile scoprire che gli amministratori comunali di Enna avevano il proposito di candidare Enna come capitale della cultura sembra che i marziani non si siano fermati a Roma ma numerosi hanno cominciato ad occupare, mimetizzandosi tra la popolazione, le alture di Castrogiovanni. Infatti, la notizia ci ha tanto meravigliato e siamo curiosi di aspettare il dossier della candidatura per poter leggere le fantasie che può partorire chissà quale inventato esperto del settore (giacché deve possedere doti nel costruire fantasiose leggende) dal momento che la realtà è ben diversa e lontana da quelle politiche di eccellenza e di qualità necessarie allo scopo.
Finalmente, sentiamo l’unica cosa seria di queste ininterrotte vicende di scellerati interventi consumati ai danni del patrimonio storico-artistico e culturale di questa cittadina. Il capoluogo Ennese prende atto – per giusta volontà sindacale – che in assenza di qualsiasi pur minima organizzazione del governo del territorio e di politica culturale cittadina Enna è meglio che si comincia ad interrogarsi dal di dentro.
Ma l’auspicio è tutto uno scherzo ben riuscito.
Tempo fa dicevamo che la cultura del bello non appartiene a questa città. Qualcuno si offese pure. Ma si è convinti di questa affermazione per il sol fatto che basta guardare a volo d’uccello la struttura urbana di Enna per capire le nefandezze urbanistiche, la dequalificazione e la povertà degli interventi edilizi che hanno irreversibilmente alterato il centro storico e dequalificato l’espansione di Enna Bassa rendendola un amalgama informe dove risulta impossibile poter esercitare anche la seppur minima ordinata programmazione urbanistica. Si continua ancora oggi ad occupare con interventi di densificazione edilizia, ed inconcepibili ed ingiustificati fuori scala, qualsiasi spazio residuale ancora libero rendendo impraticabile qualunque intervento (ma di ciò non vi è traccia) di riqualificazione urbana. La cosa peggiore è che la scelleratezza degli interventi edilizi degli anni ‘60 e ‘70 che hanno alterato equilibrati rapporti tra morfologie urbanistiche e tipologie edilizie presenti nel centro storico di Enna continuano ancora oggi ad offendere e vilipendere la città storicamente consolidata.
Tutto ovviamente è replicato nel centro di espansione di Enna Bassa dove al seppur minimo tentativo di organizzazione che aveva allora previsto il PRG del Prof. Calandra si è preferito procedere – ancora oggi – senza alcun disegno particolareggiato favorendo quelle che definiamo lottizzazioni ed edificazioni “a spaglio”, assenze di parcheggi, viabilità disordinata e confusa ed avere una città di recente formazione non per gli abitanti ma solamente funzionale al cemento ed al servizio dei mezzi meccanici. Quest’ultima cosa ha fatto sì che, ad esempio la Pergusina, accerchiata dal brutto edilizio, acquisisse la caratterizzazione non di una strada urbana ma di una pericolosa arteria stradale dove in appena un chilometro vi sono, purtroppo, le numerose presenze concrete del pericolo materializzate da lapidi e mazzi di fiori. Anche per questo Enna non solo ha acquisito la fisionomia del brutto urbanistico ed edilizio ma quello dell’insicurezza urbana plasticamente celebrata nella bizzarra sistemazione del cosiddetto quadrivio luogo di permanenti incidenti e tamponamenti a causa dei numerosi punti di conflitto e di percorsi non consoni con le leggi e non rispondenti alle regole tecniche.
Se a tutto ciò aggiungiamo l’assenza di una seria politica di valorizzazione e rivitalizzazione dei beni e dei contenitori culturali di questa città che invece di essere magneti ed attrattori di rilievo sono solamente visti come pesi da abbattere eliminando le stratificazioni storiche che altrove costituiscono anche reddito e ricchezza economica si può ben vedere che anche la speranza progettuale non abita più da queste parti.
Giuseppe C. Vitale – Urbanista
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