L’Università Kore di Enna. L’emancipazione
di Massimo Greco
Al compimento del decimo anno di attività accademica (2005-2015) si è registrata l’emancipazione dell’Università Kore dai suoi fondatori e dal territorio inteso come rappresentanza esponenziale. Tale emancipazione è stata consumata in due step, più o meno, premeditati e pianificati. Il primo step, attraverso l’interruzione dei flussi di governance tra la Fondazione Kore e il CEU, il secondo step attraverso l’interruzione dei flussi di governance tra la Fondazione Kore e l’UKE.
Dopo avere “messo in piedi” il quarto ateneo della Sicilia, tutti gli enti locali che hanno costituito il CEU, uno dopo l’altro, hanno infatti inopinatamente deliberato il proprio recesso dal medesimo. Gli unici Comuni che ancora oggi mantengono in vita il CEU sono Piazza Armerina e Barrafranca, ai quali si è (ri)aggiunto il Comune di Centuripe. Il Comune di Barrafranca, a seguito dello stato di dissesto finanziario in cui versa, sarà verosimilmente costretto a deliberarne la fuoriuscita. Sfuggono le ragioni reali di tale “grande fuga”, sia quelle amministrative sia quelle politiche. Sotto il profilo dei vincoli sottesi alle azioni di contenimento della spesa pubblica e della razionalizzazione delle forme associative, se è vero che gli enti locali sono obbligati a sopprimere i “consorzi di funzioni amministrative”, risultando autorizzati a mantenere l’adesione ad un unico “consorzio-azienda” finalizzato alla sola gestione di servizi d’interesse generale, è altrettanto vero che in Sicilia quest’ultimo limite non si applica per l’adesione ai consorzi universitari, espressamente esonerati dal legislatore regionale.
Sotto il profilo politico, è apparso un vero e proprio “suicidio” quello di autoescludersi dalla governance dell’unica realtà istituzionale produttiva di reali e concrete prospettive di sviluppo locale realizzata in provincia di Enna negli ultimi trent’anni. In tale contesto, il paradosso è stato raggiunto dall’ex Provincia regionale di Enna. Anche questo ente locale, al quale va riconosciuto il merito istituzionale di avere concepito l’idea del Consorzio Ennese Universitario e che, giustamente, godeva di una partecipazione maggioritaria all’interno degli organi di governo, una volta trasformatosi ope-legis in “Libero Consorzio comunale” ha deliberato il recesso senza prima avere avuto neanche la lungimiranza, non solo politica, di mettere sui binari della legittimità amministrativa ed erariale la vessata ed annosa questione del citato complesso immobiliare “Cittadella degli Studi” concesso in comodato gratuito al CEU ed utilizzato dall’UKE. Infatti, mentre appariva sensato che l’ex Provincia mettesse a disposizione risorse patrimoniali per una partecipata consortile in cui esprimeva un indirizzo politico maggioritario, risulta oggi incomprensibile il deliberato recesso.
Il primo step dell’emancipazione si è però sostanzialmente consumato con la prima modifica “transitoria” allo Statuto della Fondazione Kore, “cristallizzando” il Consiglio di amministrazione della medesima Fondazione nelle persone fisiche che al momento della designazione rappresentavano le originarie Istituzioni democraticamente elette. Tali modifiche statutarie sono poi state stabilizzate con successive modifiche apportate allo Statuto, trasformando in “fondatori di diritto” gli originari amministratori. Orbene, senza entrare nel merito giuridico di tali modifiche statutarie, è apparsa evidente la volontà dell’UKE, per il tramite della Fondazione Kore, di tranciare il cordone ombelicale con le rappresentanze del territorio presenti negli organi di governo del CEU. Negli ultimi mesi dell’anno 2015 si è registrato, melius re perpensa, la posizione di alcuni Comuni volta al “grande rientro” nel CEU. Infatti dopo il Comune di Centuripe, anche i Comuni di Agira, Regalbuto ed Enna hanno in avviato un dibattito politico interno finalizzato al rispettivo rientro.
Parafrasando Pirandello, “Così è – se vi pare -”, anche se incuriosisce non poco conoscere le motivazioni che dovranno necessariamente irrobustire le relative delibere dei rispettivi Consigli comunali. Gli enti pubblici si differenziano infatti dagli enti privati anche per uno spazio più ridotto di discrezionalità nel veicolare all’esterno le proprie volontà. Non si può dire tutto e, solo dopo qualche tempo, il contrario di tutto. E tuttavia, mentre gli enti locali continuano a ragionare sulla utilità/necessità di recuperare il rapporto con l’UKE attraverso il rispettivo rientro al CEU, la medesima UKE consuma il secondo step della sua emancipazione. In data 22 febbraio 2016 viene infatti emanato con D.P. n. 21 la nuova versione dello Statuto UKE, pubblicata nella GURI n. 53 del 4 marzo 2016. Con tali ultime modifiche, l’UKE si autogoverna sottraendo sostanzialmente alla Fondazione Kore la designazione della governance. L’emancipazione dalla Fondazione Kore si consuma anche sul fondamentale versante delle risorse finanziarie. L’UKE ha infatti autonomia politica (in senso decisionale), amministrativa e finanziaria.