“Violenza chiama violenza” ha detto il leader della Lega, non più Nord e su Facebook c’è chi esalta il gesto di Traini discettando sull’impossibilità di integrare chi per questioni culturali può essere tollerato SOLO dai buonisti filoboldriniani.
Quale popolo sub sahariano, per cultura, ammazza e fa a pezzi una ragazza che gli stessi indignati avrebbero, in altri momenti, definito “una tossica”? Integrazione, cultura e buonismo su Facebook si mischiano a parole di approvazione per chi scrive “ha fatto bene” o anche “è un bravo ragazzo, un patriota” e la politica che fa? Parla di follia, suggerisce il silenzio o aizza.
Questo è il Paese che posta candele in bianco e nero per la Giornata della Memoria e subito sotto post xenofobi ai limiti del ridicolo. Come si può catuniare di “infibulazione, istinto naturale alla violenza, popoli dalla pelle diversa” articolando pensieri evidentemente razzisti? Bisognerebbe avere il coraggio di scrivere “io sono fieramente razzista. Non voglio negri, gialli o camusi a casa mia. Voglio solo gente come me. Bianchi, cattolici, sposati in chiesa con l’abito giusto senza accessori colorati che sono un tradimento alla tradizione, due figli al massimo tre che poi si diventa come LORO, la bandiera attaccata al muro e tanta nostalgia per LUI anzi per l’ALTRO che ne ammazzò di più di LUI”.
L’istigazione alla violenza dovrebbe essere punita e non emulata. Suggerirei agli ammiratori del Matteo fascio leghista di ricordare che fra gli ALTRI, non più tardi di pochi anni fa, c’eravamo noi terroni: “geneticamente diversi. Subnormali” perché l’altro per il cretino è sempre il diverso.
Gabriella Grasso