Si va sempre più a delineare la sconfitta di Trump. Ora, aldilà del giudizio politico sull’operato del 45mo Presidente (cosa che è demandato alla Storia), è da notare come nella piazza virtuale di Facebook, qui in Italia, e ancor più in maniera ristretta tra di noi, stia emergendo un inquietante quadro, ovvero leggere, da parte di persone che dovrebbero rappresentare una sorta di intellighenzia, una serie di insulti che neanche il più immaturo dei bambini pronuncerebbe. Perché sì, alcuni sostenitori italiani di Biden si stanno mettendo ad insultare con epiteti del tipo “asino”, “brutto”, “sporco”, “cattivo” chi si è espresso in favore di Trump. Si è criticato Trump per una certa dialettica fuori dai limiti e ora chi ha criticato a sua volta utilizza gli stessi metodi criticati? La realtà è semplice e salta subito all’occhio: ormai la cultura “dovrebbe” pendere solo da una parte, tutto il resto è ignorante. La cultura apparterrebbe solo a chi guarda ad un mondo globalista, a chi guarda agli immigrati, a chi guarda al relativismo. Chi, invece, prova anche solo a criticare il mondo globalista, chi pensa ad aiutare prima il proprio vicino, chi guarda ai valori è un ignorante. Però: uno può anche essere no global e non votare Trump. Può essere no global per il fatto che, riflettendoci bene, è stata la globalizzazione portata agli ennesimi livelli a far diffondere così potentemente il Covid 19. Uno può essere contrario all’immigrazione, o meglio, perché è molto più ampio il discorso da fare, essere a favore ad un aiuto dal più vicino al più lontano, ma forse un tal tipo di aiuto non fa tendenza e non becchi il mi piace sacro facebookiano. Forse pensare ad una famiglia con una madre e un padre e dei figli è diventato reato perché “purchè c’è l’amore c’è tutto?”. Sì, va bene, purchè c’è l’amore c’è tutto, ma che c’è di male a pensare che forse noi proveniamo da un ben determinato tipo di amore e che gli altri tipi, giustamente da rispettare, sono altri tipi di amori? Che poi, la cosa simpatica è che tutti giocano a fare gli aperti e i pronti ad aprire i ponti, ma quanti, in realtà, sarebbero pronti ad ospitare in casa propria un immigrato clandestino. Molti esultano a Papa Francesco con tutte queste aperture dicendo che finalmente si riscopre il vero Vangelo. Ma, tutti questi che esultano hanno mai letto che nel Vangelo c’è scritto “lascia tutto e seguimi”. Questi che esultano sono pronti a lasciare le loro case, anche quelle al mare, le loro pellicce di visone, le loro automobili, le loro comodità e donare tutto questo agli immigrati? La verità è una e semplice: giusto sentirsi cittadino del mondo, ma giusto anche riconoscere i propri limiti. Forse chi è no global, chi vuole aiutare prima il vicino e poi il lontano e chi ha dei valori ha ammesso con se stesso che è una persona con dei limiti nel senso che non può certo cambiare tutto il mondo ma fare qualcosa nel proprio piccolo con umiltà. Chi vede ad un qualcosa di più ampio ha forse una tendenza alla superbia. Superbia che lo giustifica anche ad insultare, nella maniera più immatura possibile, gli altri che non la pensano come lui. Ma se si guardassero allo specchio, questi presunti difensori della democrazia, hanno compreso che i primi antidemocratici sono loro? Sono loro con la pretesa di un mondo globalista. Sono loro con la pretesa di un mondo relativista. Sono loro con la pretesa di scegliere chi aiutare e chi no. Che Biden abbia vinto sarà la Storia a giudicare se sia un fatto positivo o meno. Ma ha vinto semplicemente perché dal popolo è stato giudicato migliore. Ora il bivio, e quindi qui si vede la contraddizione dei nostri, è il seguente: o la democrazia ha funzionato dato che ha vinto quello che desideravano loro o non avrebbe funzionato se avesse vinto Trump richiamandosi al fatto che il popolo sceglie sempre Barabba? Ma sempre di democrazia stiamo parlando. Comunque, a voi la risposta.
Alain Calò
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