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La babele dei dipendenti pubblici

La babele dei dipendenti pubblici

 di Massimo Greco

 
Il pubblico concorso rimane il principio selettivo primario per consentire alla Pubblica Amministrazione di selezionare la persona oggettivamente più idonea a ricoprire una data posizione, ovvero il migliore fra gli aspiranti che si presentano, e congrua, nel senso che essa deve consentire la verifica del possesso delle richieste professionalità. Sarà pure vero, ma analizzando più da vicino i dipendenti pubblici ci si rende subito conto che la realtà è tristemente diversa. Nel pubblico impiego è presente un vera babele di dipendenti pubblici facilmente classificabili in almeno 13 categorie, e ciò a prescindere dalle diverse qualifiche previste dall’ordinamento (dirigenza, comparto, ecc….).

 

Il dipendente ignavo è colui che durante l’attività lavorativa non agisce né nel bene né nel male, senza mai osare, senza mai avere un’idea propria e limitandosi ad adeguarsi sempre a quella del collega più intraprendente.

 

Il dipendente apatico è senza emozioni. Non è un depresso perché non prova disagio per la sua condizione, mentre la depressione si correla spesso con stati ansiosi e provoca un tono negativo dell’umore e assenza di piacere. E tuttavia è scoraggiante perché nulla trasmette all’utente, già di suo, pregiudizialmente infastidito.

 

Il dipendente ruffiano è colui che è caratterialmente vocato ad atteggiamenti di lusinga, servilismo o adulazione nei confronti del superiore gerarchico. Spesso viene ripagato con incarichi “a misura” e valutazioni spropositate.

 

Il dipendente rimbambito è colui che sembra avere perso il buon senso, l’equilibrio e anche la necessaria lucidità. Spesso lo si riscontra tra coloro che si avvicinano all’età pensionabile, ma non mancano casi di dipendenti giovani affetti da tale condizione. A lui vanno ripetute spesso le stesse cose, scandendo bene le parole. In genere è colui che, suo malgrado, rischia di degenerare il rapporto con l’utenza.

 

Il dipendente ignorante è colui che sconosce la materia di cui, al contrario, dovrebbe avere padronanza per assolvere al meglio ai propri compiti istituzionali. E’ un problema per l’Amministrazione perché finisce per deprezzare il buon andamento e l’azione amministrativa. E’ quello che contribuisce più degli altri a generare contenziosi con l’utenza.

 

Il dipendente presuntuoso è colui che pensa di sapere tutto, una sorta di tuttologo, capace di disquisire qualsiasi argomento senza avere alcuna specifica formazione. Spesso è una persona che preferisce parlare tanto ed ascoltare poco, perché comunque è sempre la sua tesi a prevalere.

 

Il dipendente arrogante è colui che nasconde la propria insicurezza alzando la voce, mancando di rispetto ai colleghi e all’utenza. Colui che si trincera, spesso malamente, dietro formalismi e cavilli burocratici, per appesantire inutilmente i procedimenti amministrativi. E’ il dipendente a cui non farebbero male mirate sedute di psicoterapia.

 

Il dipendente maleducato è colui che non saluta e che a volte non riesce nemmeno ad alzare lo sguardo per incrociare quello degli utenti. Spesso è anche capace, ma totalmente inadeguato per le attività di front-office.

 

Il dipendente corrotto (o concusso) è colui che nell’esercizio della propria funzione viola le norme di legge per agevolare ovvero per danneggiare l’utenza. E’ il più pericoloso perché spesso è uno dei più capaci all’interno dell’Amministrazione. E’ il classico “colletto bianco”, cioè colui che fa un uso distorto del suo potere per raggiungere scopi esterni a quelli istituzionali. Nelle Università questa patologia è ancora parecchio diffusa.

 

Il dipendente borderline è colui che più di tutti stride con il principio di reclutamento selettivo perché non dovrebbe essere presente all’interno della P.A., essendo un soggetto al confine tra una condizione normale e una patologica. Spesso sono presenti a seguito di stabilizzazioni, ma si registrano anche casi catapultati da pilotate procedure concorsuali.

 

Il dipendente volenteroso è colui che è sempre dispobile con tutti, colleghi e utenza. Spesso appartiene alle qualifiche più basse ed è certamente una risorsa preziosa perché non guarda mai né l’orologio né il mansionario.

 

Il dipendente frustrato è colui che trasferisce nella quotidiana azione amministrativa i suoi problemi personali, impregnando di nervosismo e di ansie le pratiche a lui assegnate. Diffusi sono i casi di dipendenti affetti dalle diverse tipologie di “astinenza”.

 

Il dipendente competente è colui che conosce bene gli interessi pubblici alla cui cura è preposto ed è colui che assieme a pochi altri traina l’Amministrazione, assorbendo e neutralizzando i disservizi dei propri colleghi.

 

A ben vedere società pubblica e società civile sono due facce della medesima medaglia, poiché la prima rispecchia ciò che si trova nella seconda, e viceversa.

 

 

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